30 marzo 2024

Veglia Pasquale

Il vescovo Daniele ha presieduto in Cattedrale, la sera di sabato 30 marzo 2024 la solenne Veglia pasquale nella notte santa, nel corso della quale ha conferito il Battesimo e gli altri sacramenti della iniziazione cristiana alla Sig.a Violeta Maria Ghebur, della parrocchia di Casale Cremasco. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo.

 

Ci è stata proclamata l’ultima pagina del vangelo di Marco: priva, però, di una frase, proprio l’ultima frase che l’evangelista ha scritto. Ve la leggo io: le donne «uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite» (v. 8). Così finiva, originariamente, il vangelo di Marco. Ed è un finale davvero sorprendente, appunto perché si conclude con la fuga, lo spavento e il silenzio delle donne. Nessun altro annuncio della risurrezione, non ci sono incontri con Gesù risorto, niente di niente…
Come spiegarlo e, soprattutto, perché questa cosa è importante per noi, in questa notte santa di celebrazione della Pasqua del Signore, ricca di tanti segni e parole preziose, ricca soprattutto del dono che Dio sta per fare a questa nostra sorella, Violeta Maria, che tra poco rinascerà nell’acqua del Battesimo, sarà segnata con il sigillo dello Spirito Santo, parteciperà per la prima volta al santo altare, comunicando al Corpo e al Sangue del Signore?

Riprendiamo rapidamente i tre elementi di quell’ultimo versetto:
– le donne «uscirono e fuggirono via dal sepolcro»: nel racconto della passione, Marco aveva riferito che tutti i discepoli di Gesù erano fuggiti da lui (cf. 14,50); le donne no, erano rimaste: anche se «da lontano» (cf. 15,40) avevano assistito agli ultimi momenti di Gesù e alla sua sepoltura (cf. 15,47), per recarsi poi di prima mattina al sepolcro. Adesso fuggono anche loro: come a dire, nessuno, proprio nessuno, può vantarsi e dire: io sono stato bravo, io ho resistito, io sono stato a fianco di Gesù… No, nessuno: per tutti e tutte, la sua morte è stata il fallimento. Anche le donne fuggono, dunque: ma fuggono dal sepolcro; forse non ne sono ancora consapevoli, ma stanno voltando le spalle alla morte! Questa loro fuga è, in realtà, il primo passo verso la vita nuova…
– «erano piene di spavento e di stupore»: sì, perché l’annuncio che hanno ricevuto è sorprendente, stupefacente, per come è avvenuto, e anche per ciò che proclama: il crocifisso non è stato trattenuto dalla morte, e precede i suoi in un nuovo cammino… Si fatica a crederlo (e anche oggi molti, che pur si dicono cristiani, faticano a credere nella risurrezione); e si fatica a crederlo, perché questo annuncio vuol dire anche che proprio la via tracciata da Gesù, la via della croce, del dono di sé, della rinuncia alla forza, al potere, ai miracoli, al successo… questa è via della vita e della salvezza: e non è una cosa facile da “mandar giù”…
– e infine: «non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite»; questa è la terza stranezza, che si assomma a quella dell’evangelista stesso, perché neppure lui ci dice molto; le due o tre frasi del messaggio che il giovane dice alle donne sono tutto il suo annuncio pasquale…
È come se l’evangelista ci dicesse: il cuore dell’annuncio pasquale, della proclamazione centrale della fede cristiana, dovete immaginarlo, non si può dire a parole.

Ma immaginarlo dove, come? Una prima risposta potrebbe essere: in quello che state facendo in questa notte, nei segni, nei gesti, nella fiamma del cero con la quale abbiamo rischiarato la notte, nel canto dell’annuncio pasquale, nelle letture della Scrittura che vi sono state proclamate…
Qualcuno sostiene che il vangelo di Marco venisse letto per intero, anticamente, durante la notte di Pasqua: e non c’era bisogno di andare oltre ciò che abbiamo ascoltato, appunto perché poi tutto il resto era detto con la stessa veglia pasquale; anche perché in quella veglia, normalmente, si diventava cristiani…
E allora la domanda – dov’è che possiamo immaginare, nel senso di “vedere in atto”, che il Crocifisso è risorto, e ci ha aperto definitivamente la via della riconciliazione, della speranza, della vita piena? – questa domanda trova la sua risposta in ciò che vivremo tra poco: il Battesimo della nostra sorella Violeta Maria.

Facciamo un piccolo passo indietro. L’annuncio che Gesù, il crocifisso, è risorto, è fatto alle donne da un giovane, «seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca» (v. 5).
Non è la prima volta che l’evangelista ci parla di un giovane: nel momento in cui Gesù viene arrestato, e tutti i discepoli scappano e lo abbandonano, Marco parla però di un “giovane” (la parola è la stessa), «che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo» (14,51-52).
Anche lui, dunque, è scappato, ha abbandonato Gesù, e se n’è fuggito nudo, come dire vergognoso, inerme… Adesso è qui, seduto, vestito di una veste bianca, portatore di un messaggio sorprendente e inaspettato. È in lui che si è compiuta la Pasqua, in questo passaggio dalla nudità, dalla paura, dalla fuga notturna, al ritrovarsi vestito di bianco, nella luce del giorno pieno, annunciatore di Gesù risorto.
Nella Chiesa antica il Battesimo si riceveva in questo modo: i battezzandi (quasi sempre adulti) si spogliavano delle loro vesti, entravano nell’acqua di una piccola piscina scavata all’interno del battistero, lì, nell’acqua, facevano la professione di fede e venivano battezzati, e poi uscivano dall’altro lato ed erano appunto rivestiti di una veste bianca.
E così capivano, e soprattutto vivevano – e tutti i fedeli con loro – ciò che abbiamo ascoltato dalle parole di Paolo: «Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a [Cristo] nella morte affinché, come [egli] fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4); e forse si ricordavano anche di quelle altre parole, sempre di Paolo, ai Galati: «Tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,26-27).
Così sarà questa notte per Violeta Maria, che vedremo vestita di bianco, dopo il Battesimo; e così è stato per noi nel giorno del Battesimo – e lo ricorderemo tra poco anche rinnovando le promesse battesimali e ricevendo l’aspersione con l’acqua battesimale.
E a questo punto abbiamo forse capito meglio cosa ha voluto dirci l’evangelista Marco: che Gesù sia risorto, che sia vivente, lo mostrate voi stessi, voi battezzati, voi che vi siete rivestiti di Cristo come di un vestito bello e splendente, che è la vostra vita secondo il Vangelo, una vita che mostra come, al di là dei nostri peccati, dei tradimenti, dei rinnegamenti, delle paure che ci portano alla chiusura egoistica su noi stessi… al di là di tutto questo risplende la luce del Cristo risorto, di colui che ha dato se stesso per noi, e sempre ci offre la speranza di «camminare in una vita nuova».

Grazie, carissima Violeta Maria, di avere intrapreso anche tu questo cammino, accompagnata dal tuo sposo, dai tuoi figli, dalla parrocchia di Casale Cremasco, con l’aiuto del tuo catechista Francesco, del tuo parroco don Giambattista, e di don Luciano a nome mio e della diocesi.
La nostra Chiesa accoglie con gioia il tuo desiderio di diventare cristiana, perché così si compie la Pasqua del Signore, che ci fa passare «dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita» e ci manda verso tutti ad annunciare: «Cristo, nostra speranza, è risorto: con la sua morte ha distrutto la morte, e ha ridato a noi la vita».