STEMMA E MOTTO

Stemma

Il Figlio di Dio è venuto «perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (cf. GV 10,10); ma, perché questo si realizzi, egli mette in gioco la sua stessa vita, dà la sua vita, sapendo che «non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici» (cf. GV 15,13). Il luogo nel quale questo «amore più grande» (evocato anche dal colore rosso) si manifesta pienamente, è la croce, qui rappresentata come la croce gloriosa (cf. le gemme) (1),  che è al tempo stesso patibolo e trono di gloria, culmine della vita apparentemente «tolta» a Gesù ma, in realtà, da lui donata (cf. GV 10,18). Nella croce si manifesta l’amore folle di Dio, più sapiente degli uomini (cf. GV 1 Cor 1,25); in essa la morte è sconfitta dall’amore, e alla sua luce si capisce finalmente che «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (cf. la spiga), perché solo chi accetta di non fare della propria vita qualcosa da difendere a ogni costo, la conserva per la vita eterna (cf. GV 12,24-25).

La spiga evoca anche «i campi che già biondeggiano per la mietitura» (4,35), il raccolto abbondante che Dio prepara per i discepoli, mandati da Cristo a mietere dove altri hanno seminato (cf. 4,38) (2):  per me, inviato a servire come vescovo la Chiesa di Crema, è la certezza di raccogliere i frutti del lavoro di tanti altri, che prima di me hanno lavorato nel «campo di Dio».

Nella parte inferiore dello stemma sono evocati i fiumi (3): scorrono ai piedi della croce e richiamano i «fiumi d’acqua viva» dello Spirito (cf.  7,37-39), il Soffio di vita che Cristo, dalla croce, «consegna» al mondo nel suo ultimo respiro (cf. 19,30).

Tutto, così, invita a «tenere fisso lo sguardo su Gesù» (Eb 12,2), la «stella radiosa del mattino» (cf. Ap 22,16). Il segno della stella è anche memoria della Madre del Signore, Stella maris, che custodisce nel cuore gli eventi stupendi del suo Figlio (cf. Lc 2,51) e sempre dice ai «servi» (quale dev’essere anzitutto un vescovo): «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5).

(1) C’è pure, qui, un elemento autobiografico, perché sono nato nel giorno della festa dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), giorno che è anche il dies natalis di tre vescovi santi: Cipriano di Cartagine († 258), Giovanni Crisostomo († 407) e il reggiano Alberto di Gerusalemme, primo legislatore dell’Ordine Carmelitano († 1214).

(2) Vangelo della Messa di ordinazione episcopale, III dom. di Quaresima, anno A.

(3) La diocesi di Crema si trova tra due fiumi, l’Adda e il Serio, che confluiscono proprio nella parte più meridionale della diocesi.

 

Motto

«Ut credentes vitam habeatis» riprende alcune parole della (prima) conclusione del vangelo di Giovanni: «… questi [segni] sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché credendo abbiate la vita nel suo nome» (Gv 20,31).

L’evangelista ha raccontato Gesù riportando alcuni dei «molti segni» (cf. 20,30) da Lui compiuti, per condurre alla fede in Lui e alla pienezza di vita che viene dalla fede; similmente una comunità cristiana – una Chiesa locale con il suo vescovo – è chiamata a diventare un «racconto vivente» di Gesù e del vangelo, perché altri siano attratti a Lui, possano conoscerLo, credere in Lui ed essere partecipi della vita piena che in Lui il Padre vuole comunicare al mondo.