14 gennaio 2024

Solennità della Dedicazione della Cattedrale

Il vescovo Daniele ha presieduto la solenne celebrazione dell’Eucaristia in Cattedrale, domenica 14 gennaio 2024, giorno in cui si celebra la Dedicazione della Cattedrale di Crema (1585). La Messa, concelebrata dai Canonici e dai Parroci e altri preti della città, era stata preceduta dal canto dei Vespri e dalla “elevazione spirituale” proposta dal Coro PregarCantando diretto da d. Giacomo Carniti. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo.

 

È una bella cosa, nel giorno in cui si celebra la dedicazione della nostra Cattedrale, che ci sia una convergenza anche visibile verso questo luogo: sono riconoscente, per questo, alle parrocchie della città, e ai loro parroci e agli altri sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati e consacrate e a tutti i fedeli qui presenti. Anche la scelta di sospendere in questo orario le Messe nelle chiese del centro storico di Crema, per favorire questa convergenza, è da salutare con grande apprezzamento.
In questo modo noi esprimiamo anche visibilmente la nostra convinzione che la Chiesa è una comunione: e anche una Chiesa locale, una diocesi, manifesta questa dimensione, che trova nella Cattedrale, e nel vescovo, che ha qui la sua sede, un segno determinante.
La comunione della Chiesa ha un significato profetico: è l’anticipazione, il “sacramento” di un’unità e di una comunione alla quale Dio invita tutta l’umanità, tutto il creato. Nella sua sapienza, Dio ha voluto ricapitolare tutto nel suo Figlio Gesù (cf. Ef 1,10); ha voluto ricondurre a Lui ogni cosa, perché ogni forma di conflitto, di divisione, di muri che separano e contrappongono, fossero eliminati: Gesù Cristo, infatti, «è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne… Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini…» (Ef 2,14.17)
Sì, la comunione, l’unità di una Chiesa, che esprimiamo ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, ma che manifestiamo in modo particolare, per la nostra Chiesa di Crema, celebrando insieme, questa sera, la dedicazione della Cattedrale, è segno profetico della pace, della concordia, della comunione che derivano da Gesù Cristo, dalla riconciliazione che, in Lui, Dio continua ostinatamente a offrire al mondo, e che sta a noi testimoniare e annunciare.

Al tempo stesso, non sarebbe giusto che ciò che facciamo questa sera avvenisse sempre. La vita della Chiesa è fatta anche di dispersione, di molteplicità. “Dispersione” è un sinonimo di disseminazione: il seme tenuto in un mucchio non serve a niente, e rischia di marcire. Disseminato nei campi, diventa fecondo, germoglia in frutti abbondanti di vita.
È così anche per noi cristiani. La Chiesa, la cui unità è radicata in Dio e nella riconciliazione da Lui offerta al mondo in Cristo, è anche molteplicità di comunità, presenza innestata nei diversi luoghi della città e di tutto il territorio diocesano. La diversità delle parrocchie, delle aggregazioni, dei diversi modi in cui la Chiesa si manifesta, è grazia, è benedizione, e in nessun modo va sminuita o calpestata.
C’è qui, certamente, anche una sfida per la comunione di cui dicevo poco fa: ma quella comunione non ha niente di totalitario, domanda invece varietà, differenza, perché la Chiesa è una realtà viva, e dunque chiamata a prendere corpo secondo la varietà di situazioni, culture, comunità nelle quali il Vangelo è annunciato e creduto.
La Cattedrale apre le sue porte perché vi si possa entrare e celebrare insieme il mistero della dimora di Dio in mezzo agli uomini; ma le apre anche perché si possa poi uscire, e manifestare questa dimora in tante forme, in modalità diverse: che rispondono non a gusti bizzarri, ma al bisogno di attestare che la volontà di Dio di abitare in mezzo all’umanità è capace di plasmarsi secondo ogni situazione, ogni storia, ogni contingenza.

L’articolazione di unità e varietà, di comunione e di feconda dispersione, del raccogliersi insieme e dell’andare verso territori fisici, umani e culturali differenti, è vera anche per la Chiesa nel suo insieme.
Nelle prossime settimane e mesi noi vescovi italiani, suddivisi per regioni ecclesiastiche, incontreremo il Papa e i suoi collaboratori principali nella visita periodica che vuole appunto testimoniare la comunione di tutte le Chiese locali, e dei loro Vescovi, con la Chiesa tutta e con il Vescovo di Roma, il Papa, al quale è affidato in modo speciale il carisma e il servizio dell’unità e comunione di tutta la Chiesa.
Questa visita periodica, chiamata visita ad limina Apostolorum, ci farà riunire intorno al successore di Pietro, per manifestare l’unità di tutte le Chiese nell’unica Chiesa, ma anche per raccontare la storia e la vita di ciascuna Chiesa particolare, di ciascuna diocesi, nella quale – come diceva il Concilio Vaticano II – si fa veramente presente la Chiesa una santa cattolica apostolica (cf. Concilio Vaticano II, decr. Christus Dominus, 11).
Ancora una volta, si tratta di un mistero di comunione nella differenza e nella varietà, e di differenza e varietà nella comunione di «una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4,5-6). O, per riprendere l’immagine che usa l’apostolo Paolo scrivendo ai Corinzi (cf. II lettura), si tratta di riconoscere un solo fondamento, che è Gesù Cristo, e che nessuno può permettersi di sostituire con altro; e di riconoscere che su quel fondamento si possono edificare edifici diversi, ciascuno dei quali, a suo modo, manifesta la fantasia di Dio nel venire incontro all’uomo e offrirgli la sua amicizia.

La grazia che domando a Dio, e che vi invito a implorare con me, mentre celebriamo la dedicazione della nostra Cattedrale, è di saper riconoscere e onorare il duplice dono dell’unità e della differenza, della comunione e della varietà con tutta la sua ricchezza.
Chiediamo a Dio che ci aiuti a onorare questo dono nell’unità di tutta la Chiesa intorno al Papa, e nella varietà delle singole Chiese, compresa la nostra di Crema; e che ci aiuti a onorarla nella nostra Chiesa, nel segno di questa Cattedrale che oggi ci unisce nella celebrazione dell’Eucaristia, sacramento dell’unità del Corpo di Cristo; Cattedrale dalla quale, al tempo stesso, lo Spirito ci spinge a uscire per edificare la varietà delle comunità cristiane, attente alla vita concreta delle donne e uomini del nostro tempo, capaci di vivere il comandamento dell’amore e di essere sempre “in uscita”, per portare a tutti la grazia e la bellezza del Vangelo.