“RESTIAMO UMANI” – Il vescovo Daniele presenta l’appello della CEI, Valdesi, Chiese evangeliche e Sant’Egidio sui migranti

Faccio mio, dalla prima all’ultima parola, l’appello “Restiamo umani”, pubblicato congiuntamente il 22 gennaio dalla CEI, dalla Chiesa Valdese, dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e dalla Comunità di Sant’Egidio (è riportato qui di seguito). In questo appello si riassumono molti altri interventi ecclesiali di queste ultime settimane e mesi, inclusi quello di noi Vescovi lombardi riuniti al Santuario di Caravaggio il 9-10 gennaio scorso, quando abbiamo anche approvato le linee di azione delle Caritas diocesane della Lombardia, comunicate anch’esse lo scorso 22 gennaio.

Anche nelle comunità cristiane abbiamo tutti bisogno – a partire dal Vescovo – di convertirci a modi di pensare e di agire più coerenti con la dignità e i diritti fondamentali dell’uomo, con il magistero della Chiesa e, in definitiva, con il Vangelo. Grazie a tutti coloro che ce lo ricordano, specialmente attraverso le buone pratiche dell’accoglienza, della solidarietà e dell’integrazione: ci aiutano a far sì che non dobbiamo troppo vergognarci, un giorno, dei nostri egoismi e delle nostre chiusure.

Crema, 23 gennaio 2019

+Daniele, vescovo

 

 

“Restiamo umani”

(Fonte: Sito web della Conferenza Episcopale Italiana)

In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cattolici e protestanti italiani lanciano un appello comune perché si continui a vivere uno spirito di umanità e di solidarietà nei confronti dei migranti. Se per tutti è un dovere nei confronti di chi abbandona il proprio Paese rischiando la vita nel deserto e nel mare, per i cristiani si tratta di un obbligo morale. È per questo che, durante la settimana dedicata all’unità dei cristiani, che viene osservata in questi giorni (18-25 gennaio) in tutto il mondo, abbiamo sentito la necessità di unire le nostre voci, così come insieme abbiamo lavorato in tante occasioni nel campo dell’immigrazione, permettendo la realizzazione dei primi corridoi umanitari, avviati da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Cei e Caritas italiana.

“Nell’occasione in cui celebriamo il dono dell’unità e della fraternità fra i cristiani, desideriamo spiegare a tutti che per noi aiutare chi ha bisogno non è un gesto buonista, di ingenuo altruismo o, peggio ancora, di convenienza: è l’essenza stessa della nostra fede. Ci addolora e ci sconcerta la superficiale e ripetitiva retorica con la quale ormai da mesi si affronta il tema delle migrazioni globali, perdendo di vista che dietro i flussi, gli sbarchi e le statistiche ci sono uomini, donne e bambini ai quali sono negati fondamentali diritti umani: nei paesi da cui scappano, così come nei Paesi in cui transitano, come in Libia, finiscono nei campi di detenzione dove si fatica a sopravvivere. Additarli come una minaccia al nostro benessere, definirli come potenziali criminali o approfittatori della nostra accoglienza tradisce la storia degli immigrati – anche italiani – che invece hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale di tanti paesi.  Da qui il nostro appello perché – nello scontro politico – non si perda il senso del rispetto che si deve alle persone e alle loro storie di sofferenza”.

Ma al di là del metodo, il documento ecumenico affronta problemi di merito:

“Una politica migratoria che non apre nuove vie sicure e legali di accesso verso l’Europa è fatalmente destinata a incentivare le immigrazioni irregolari. Per questo chiediamo ai vari paesi europei di duplicare o, comunque, di ampliare i corridoi umanitari, aperti per la prima volta in Italia all’inizio del 2016. È finita ormai la fase della sperimentazione e i risultati, positivi sotto tanti aspetti, sono sotto gli occhi di tutti. E’ auspicabile passare quindi ad una generalizzazione di questo modello, che salva dai trafficanti di esseri umani e favorisce l’integrazione. Per questo ci rivolgiamo direttamente al Governo italiano perché allarghi la quota dei beneficiari accolti nel nostro paese e si faccia promotore di un ‘corridoio umanitario europeo’, gestito dalla UE e da una rete di paesi volenterosi, prevedendo un adeguato sistema di sponsorship”.

Il documento affronta anche il nodo problematico dei salvataggi in mare:

“Nel breve periodo, però, mentre si cerca il consenso europeo su queste misure, occorre garantire il soccorso in mare, che non può ridursi a una politica di respingimenti o di semplici chiusure. I migranti non possono essere vittime tre volte: delle persecuzioni, di chi li detiene in campi che – come varie volte attestato dall’ONU – non tutelano i diritti umani essenziali e di chi li respinge in quegli stessi campi e in quelle umiliazioni. Per noi cristiani, come per ogni essere umano, omettere il soccorso a chi giace sulla strada o rischia di annegare è un comportamento di cui si può solo provare vergogna. Per questo chiediamo un potenziamento delle attuali attività di soccorso, rese dai mezzi militari, dalla Guardia Costiera e dalle ONG, nel rispetto delle norme del mare e del diritto umanitario”.

Il testo si chiude con un appello a costruire un consenso su alcuni punti qualificanti sui quali le Chiese sono pronte a offrire il loro contributo:

“Per quanto divisivo il tema dell’immigrazione è così serio e grave da non potersi affrontare senza cercare una piattaforma minima di istanze e procedure condivise. Questo auspichiamo e per questo ci mettiamo a disposizione con la nostra esperienza e i nostri mezzi, pronti a collaborare sia con le autorità italiane che con quelle europee”.

Roma, 22 gennaio 2019

Past. Eugenio Bernardini, Moderatore della Tavola valdese
Prof. Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio
Past. Luca M. Negro, Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana