Riaprono le scuole: e si può dire davvero che l’estate è passata, e tutte le attività ordinarie riprendono il loro passo. Mi sono chiesto con quale parola accompagnare questo momento; e ho trovato una bella risposta nell’inizio della prima lettura della Messa di domenica 9 settembre: «Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio…”» (Isaia 35, 4).
Di ragioni per sentirci smarriti ne potremmo trovare a dozzine: il tempo che stiamo vivendo non è proprio avaro, a questo riguardo. Tanto più è importante poter dire: coraggio, non temete!
Ho incominciato evocando la scuola: e allora, anzitutto, vorrei dire
– coraggio agli studenti: coraggio nell’affrontare la sfida di crescere, nella scuola ma non solo; coraggio nel cercare risposte senza smettere di porsi delle domande; coraggio nell’incontro e confronto con i coetanei e con gli adulti; coraggio nel guardare al futuro, anche se noi, più avanti con gli anni, non sempre riusciamo a dischiuderlo ai giovani come dovremmo…
– coraggio agli insegnanti, ai dirigenti e insomma a tutti quelli che lavorano nel mondo della scuola: coraggio perché la sfida educativa è bella; è vero, il nostro Paese ne riconosce l’importanza più con le parole che con i fatti, ma la bellezza è soprattutto nei bambini, ragazzi e giovani che riempiono le aule, e che meritano passione e dedizione – anche, e forse soprattutto, quando ci fanno ‘dannare’…
Ma non solo la scuola; penso anche, in questi giorni
– al coraggio di chi nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nei servizi pubblici, nelle professioni e in tante altre situazioni porta avanti il compito quotidiano di vivere, senza tanti proclami, in mezzo a mille difficoltà e problemi, con la convinzione che si può ancora cercare di vincere il male con il bene;
– al coraggio che ci vuole per affrontare la malattia, le sofferenze, le disabilità, le situazioni di povertà, di emigrazione e di emarginazione, la mancanza di lavoro o di condizioni degne di vita, e anche le ingiustizie e il disprezzo degli altri;
– e al coraggio di quelle e quelli che in queste situazioni danno una mano, si impegnano, non si arrendono, non cedono alla tentazione della violenza o dell’esclusione…
E, finalmente, vorrei dire una parola di incoraggiamento alla Chiesa cremasca:
– coraggio a tutti quelli che, guardando alle cronache mondiali, si chiedono che cosa sta succedendo, in una Chiesa che sa mostrare lati stupendi (ho nel cuore ancora i giorni bellissimi del pellegrinaggio con i giovani da Loreto ad Assisi e poi a Roma…), ma non smette di fare i conti con la vergogna degli abusi, con i litigi, i dissensi…
– coraggio alle parrocchie, ai gruppi e movimenti, e ai tanti fedeli laici di ogni età e condizione che continuano a dedicare tempo, energie, entusiasmo perché in queste comunità si manifesti ancora il volto bello della Chiesa di Gesù;
– coraggio ai preti, ai consacrati e alle consacrate che più di tutti, forse, rischiano di scoraggiarsi e di stancarsi, in questo nostro mondo e in questo nostro tempo: per voi, per noi, è più che mai attuale la parola di incoraggiamento del Signore a Paolo: «Non aver paura… io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso» (cf. Atti 18, 9-10).
Dio, però, non incoraggia semplicemente per una consolazione a buon mercato, ma per suscitare una risposta, ossia una «responsabilità». A tutti, e a ciascuno, dunque, l’augurio di sentirsi incoraggiati da Dio e di assumersi, con gioia e impegno, la responsabilità per il tempo che ci attende.
Crema, 8 settembre 2018
Festa della Natività della B. Vergine Maria
Il vescovo Daniele