14 febbraio 2024

Mercoledì delle Ceneri

Mercoledì 14 febbraio 2024 il vescovo Daniele ha presieduto in Cattedrale la Santa Messa con il rito dell’imposizione delle Ceneri, nel giorno che segna l’inizio del tempo di Quaresima. Riportiamo di seguito l’omelia.

 

La Quaresima, lo sappiamo, non è un tempo liturgico che trova in sé stesso il proprio significato. La Quaresima nasce, nella Chiesa antica, come tempo preparatorio alla celebrazione della Pasqua: in particolare per i catecumeni, cioè per coloro che dovevano ricevere il Battesimo, e dunque diventare cristiani, proprio a Pasqua; ma poi anche per quanti erano già cristiani, per rinnovare quell’adesione di fede a Gesù Cristo (e, in lui, al Padre, a Dio, in virtù dello Spirito) che ha la sua radice precisamente nel Battesimo, sacramento pasquale per eccellenza.
La liturgia che stiamo celebrando lo ricorda esplicitamente solo nelle parole della preghiera che diremo tra poco, prima dell’imposizione delle ceneri, quando chiederemo a Dio di benedire noi, suoi figli, che riceviamo appunto «l’austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, [giungiamo] completamente rinnovati a celebrare la Pasqua» del suo Figlio.
Senza questo orizzonte pasquale, senza lo sguardo orientato su Gesù Cristo, morto e risorto, la proposta quaresimale rischierebbe però di rimanere troppo di basso profilo, e l’impegno ascetico qualcosa che non si distingue dalle tante modalità che la storia religiosa (e anche non religiosa) ha conosciuto e conosce per vivere il rapporto con la divinità, o anche solo per praticare gesti che non sono esclusivamente cristiani: come quelli che Gesù raccomanda ai discepoli – l’elemosina, la preghiera, il digiuno – e che sono diventati caratteristici della Quaresima, ma che non appartengono esclusivamente ai cristiani.
L’obiettivo della Quaresima, insomma, non è di fare qualche elemosina in più, di pregare un po’ più intensamente e un po’ meglio, di fare qualche digiuno e trattenerci così dalla soddisfazione immediata dei mille desideri che si agitano in noi…
L’obiettivo è ritrovare la consapevolezza di tutto ciò che Dio ha fatto per ridarci la giustizia perduta col peccato, fino a «rendere peccato, in nostro favore, colui che non aveva conosciuto peccato» (cf. 2Cor 5,21), cioè Gesù, secondo l’espressione fortissima di Paolo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura.
L’obiettivo, per dirla con altre parole di Paolo, è di «guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti» (Fil 3,9-11).
Ritrovare tutto questo, tornare a dare il primato, in noi, alla piena conformazione con Gesù Cristo, che si è compiuta una volta per sempre nella Pasqua del Signore e che Dio, grazie all’azione del suo Spirito, continua a operare in noi a partire dal battesimo, ecco, questo è l’obiettivo della Quaresima.

È un obiettivo che ci chiede, anzitutto, di lasciar fare a Dio, come ci ha ricordato l’apostolo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20), perché come l’ha fatto Lui una volta per tutte, appunto in Cristo morto e risorto, così è solo Lui che può portare a compimento in noi quest’opera.
E però anche le pratiche dell’elemosina, della preghiera e del digiuno, già conosciute nel mondo ebraico (e non solo), e che Gesù raccomanda ai discepoli, possono aprire in noi lo spazio all’azione di Dio, per rinnovare la nostra conformazione a Gesù Cristo:
– l’elemosina, perché «tutto ciò che avremo fatto a uno solo dei più piccoli», che ci vengono incontro affamati, assetati, nudi, malati, forestieri, carcerati… lo avremo fatto al Signore stesso (cf. Mt 25,40);
– la preghiera, perché ci fa entrare nello stile filiale di Gesù, ci fa ritrovare il suo modo di vivere nella piena confidenza con il Padre, di abbandonarsi a lui in piena libertà;
– il digiuno, perché i discepoli di Gesù digiunano quando sono consapevoli che lo Sposo non è con loro (cf. Mc 3,20 e par.): e dobbiamo riconoscere che troppe volte lo Sposo non è con noi per rendere lieta, gioiosa, la nostra vita; e non è con noi, perché lo escludiamo dai nostri interessi e dalle nostre scelte, dai nostri comportamenti…
Sì, elemosina, preghiera e digiuno possono aiutarci a meglio conoscere nella fede il Signore Gesù, a conformarci meglio al suo cammino di croce e risurrezione, e possono predisporre nella nostra vita lo spazio della novità pasquale, alla quale ci vogliamo preparare con questa Quaresima.

Viviamo così la Quaresima, come discepoli che camminano con il Signore verso la sua Pasqua, sicuri di essere condotti, da lui e con lui, sulle vie della vita piena e di una speranza che non svanisce.