1 gennaio 2024

Maria SS.ma Madre di Dio – Giornata mondiale delle pace

Lunedì 1 gennaio 2024 il vescovo Daniele ha presieduto in Cattedrale la celebrazione eucaristica nella solennità di Maria Ss.ma, Madre di Dio, e nella 57ª Giornata mondiale per la pace, alla presenza dei fedeli e delle autorità – alle quali ha consegnato copia del Messaggio di papa Francesco per questa Giornata. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo.

Indicando «ad Aronne e ai suoi figli», cioè ai sacerdoti dell’Antico testamento, in che modo essi devono benedire il popolo nel nome di Dio, Mosè trasmette questa formulazione, che abbiamo ascoltato nella prima lettura:

«Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace»(Nm 6,24-26).

Per due volte, in questa benedizione, si parla del “volto”: la benedizione, potremmo dire, si identifica proprio con questa possibilità di incontrare un volto – e non un volto qualsiasi, ma il volto di Dio che, normalmente, secondo la Scrittura non si può vedere: il volto di Dio è così trascendente, sorpassa così radicalmente ogni possibilità di percezione da parte delle creature, che “vedere Dio” equivale a “morire”! Non si può vedere il volto di Dio e rimanere in vita.
Eppure, proprio questo testo sulla benedizione ci dice anche un altro risvolto: ci dice che proprio la visione del volto di Dio è fonte di benedizione e di pace. Certo, l’uomo non può pretendere di vedere il volto di Dio: l’uomo non può pretendere di mettere Dio alla propria altezza. Ma può accadere l’inverso, ed è ciò che tutto il messaggio di fede ebraico e cristiano annuncia: Dio stesso rivolge verso l’uomo, e verso tutta la creazione, il suo volto di benedizione; Dio stesso vuole venire incontro all’uomo e instaurare con lui un dialogo, una relazione di amicizia, e mostrare all’uomo il suo volto.
Per i cristiani, tutto ciò si compie in Gesù Cristo: e di fatto Gesù potrà dire ai suoi discepoli: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (cf. Gv 14,9): in Gesù Dio ha manifestato il suo volto di pace, di benedizione, di grazia e benevolenza offerte definitivamente all’uomo.
La celebrazione della nascita di Gesù, quella celebrazione che la Chiesa prolunga fino a oggi, onorando la maternità divina di Maria, continua ad annunciare questa benedizione di Dio per l’uomo: perché proprio in Gesù Cristo, nato dalla Vergine Maria, siamo stati, e sempre siamo, «benedetti con ogni benedizione spirituale» (cf. Ef 1,3).

Ci possiamo chiedere se questa non sia anche un’indicazione preziosa per noi, per il modo in cui anche noi siamo chiamati a essere benedizione gli uni per gli altri, diventando così strumenti della benedizione di Dio.
Ci possiamo chiedere se la pace che tanto cerchiamo e desideriamo – per lo meno a parole… ma, speriamo, anche nei fatti e nei comportamenti – non sia appunto qualcosa che deve passare, per così dire, ad altezza di volto.
Uno dei lati più devastanti dei mutamenti intervenuti nelle guerre moderne e contemporanee si nota proprio, mi sembra, nell’incapacità e addirittura nella non-necessità di guardare in faccia il “nemico”. Oggi, lo sappiamo, non servono neppure più i piloti degli arei, per seminare dall’alto morte e distruzione: bastano macchine comandate da lontano, bastano i razzi con le testate dette “intelligenti”…
Tocca la questione anche papa Francesco, nel suo Messaggio per la 57ª Giornata della Pace, che si celebra oggi, e che ha voluto dedicare al tema Intelligenza artificiale e pace.

Il Messaggio, anche se relativamente breve, è certamente molto articolato, e mette in luce diverse sfaccettature, positive come pure problematiche, di quell’ambito che riassumiamo sotto la sigla “intelligenza artificiale”. Tra i lati particolarmente problematici, il papa rileva anche questo:

«La possibilità di condurre operazioni militari attraverso sistemi di controllo remoto ha portato a una minore percezione della devastazione da essi causata e della responsabilità del loro utilizzo, contribuendo a un approccio ancora più freddo e distaccato all’immensa tragedia della guerra. La ricerca sulle tecnologie emergenti nel settore dei cosiddetti “sistemi d’arma autonomi letali”, incluso l’utilizzo bellico dell’intelligenza artificiale, è un grave motivo di preoccupazione etica. I sistemi d’arma autonomi non potranno mai essere soggetti moralmente responsabili: l’esclusiva capacità umana di giudizio morale e di decisione etica è più di un complesso insieme di algoritmi, e tale capacità non può essere ridotta alla programmazione di una macchina che, per quanto “intelligente”, rimane pur sempre una macchina. Per questo motivo, è imperativo garantire una supervisione umana adeguata, significativa e coerente dei sistemi d’arma» (n. 6).

Sì, se il volto dell’uomo scompare dall’orizzonte, se la tecnologia e chi la sviluppa lo perde di vista, le conseguenze non potranno certo essere di benedizione, anche senza arrivare alle guerre devastanti che però, purtroppo, continuano a segnare il nostro tempo.
Scrive il papa verso la fine del suo Messaggio:

«Spero che questa riflessione incoraggi a far sì che i progressi nello sviluppo di forme di intelligenza artificiale servano, in ultima analisi, la causa della fraternità umana e della pace. Non è responsabilità di pochi, ma dell’intera famiglia umana. La pace, infatti, è il frutto di relazioni che riconoscono e accolgono l’altro nella sua inalienabile dignità, e di cooperazione e impegno nella ricerca dello sviluppo integrale di tutte le persone e di tutti i popoli.»

La pace, dice papa Francesco, «è il frutto di relazioni che riconoscono e accolgono l’altro nella sua inalienabile dignità». Per stare al linguaggio suggerito dalla Bibbia, potremmo parafrasare dicendo che la pace si compie lì dove siamo capaci di guardare al volto dell’altro, appunto per riconoscerlo e accoglierlo nella sua dignità insopprimibile.
Sotto questo profilo, quello della pace è un esercizio che possiamo incominciare a praticare anche noi, ogni giorno di questo nuovo anno che incomincia, in ogni nostra relazione: in famiglia, sul lavoro, con i colleghi o i dipendenti, nell’esercizio delle proprie responsabilità o semplicemente nei contatti quotidiani con gli altri.
Nel faccia-a-faccia della relazione fraterna, che siamo chiamati a costruire sempre, edifichiamo progressivamente la pace, e siamo testimoni della benedizione di Dio per l’uomo e per il mondo.