8 dicembre 2025

Immacolata Concezione di Maria

Il vescovo Daniele ha presieduto la celebrazione dell’Eucaristia nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, lunedì 8 dicembre 2025, nella Cattedrale di Crema. Riportiamo di seguito la sua omelia.

 

È difficile dire di no a un amico, a un’amica. In altre relazioni tra persone, è più facile: e senza dubbio ci sono, nella vita, tante situazioni nelle quali dire di no è perfettamente giustificato, o anche doveroso. Per fare un esempio: ogni genitore preoccupato di educare i propri figli sa (o dovrebbe sapere) che, per educare i figli, bisogna anche saper dire loro dei no…
Ma quando una richiesta, anche impegnativa, ti arriva da qualcuna o qualcuno con il quale hai un bel rapporto di amicizia, è molto più difficile sottrarsi, rispondere di no: forse perché si ha paura di rompere, o almeno di incrinare, quell’amicizia – d’altra parte, se l’amicizia è vera e profonda, sa accettare anche dei no, quando sono motivati e hanno buone ragioni… Soprattutto, però, il fatto è che l’amicizia sincera, profonda, è quel tipo di relazione nella quale ci si sente pienamente accolti, capiti, sostenuti dall’amico o dall’amica… e quindi si è davvero disponibili senza riserve.
Tutto questo ci aiuta a capire un po’ meglio, ritengo, il di Maria a Dio, secondo il racconto dell’Annunciazione, racconto che ben conosciamo, e che abbiamo appena ascoltato nel Vangelo (cf. Lc 1,26-38).

Il di Maria a Dio, la sua disponibilità ad accogliere la chiamata di Dio, di essere Madre del suo Figlio che entra nella nostra condizione umana, avviene in un “clima” che riusciamo a illuminare un po’ con l’esempio dell’amicizia.
Naturalmente, può nascere un dubbio: in che senso si può parlare di amicizia tra Dio e una donna (lo stesso varrebbe per l’uomo, naturalmente)? È chiaro che non parliamo di un’amicizia tra “pari”: il catechismo ci ricorda che c’è una distanza “infinita”, tra Dio e le creature; infinita, però, non vuol dire insormontabile, se Dio per primo decide di superarla.
E Dio fa proprio questo: e il segno del superamento di questa distanza è la familiarità con cui l’angelo, il messaggero di Dio, entra nella casa di Maria; è quel saluto che ripetiamo tanto spesso nella preghiera dell’Ave, Maria: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te» (v. 28)
Una parola di gioia: Rallégrati! Una parola di compiacimento: «piena di grazia», cioè colei che si è lasciata riempire dalla benevolenza di Dio; una parola che esprime alleanza e vicinanza: «Il Signore è con te».
Dio stesso attraversa la distanza, Dio supera le barriere e offre all’uomo, alla donna – a Maria, in questo caso – la sua amicizia, la sua vicinanza.
E Maria? È chiaro che questa vicinanza di Dio non lascia indifferenti: per questo si parla di un “turbamento” di Maria: è un bello scossone, quello che Maria riceve con questa visita! Ma il turbamento è una cosa diversa dalla paura: da quella paura di ci ha parlato la prima lettura, la paura di Adamo, quando si sente interpellato da Dio: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gen 3,10: cf. I lettura).
Eppure, secondo il racconto della Bibbia, Dio non sta cercando l’uomo come un farebbe un poliziotto che sta dando la caccia a un delinquente: Dio vorrebbe continuare a offrire all’uomo la sua amicizia, nonostante il peccato; ma è l’uomo che si lascia guidare dalla paura, e che si nasconde davanti a Dio.
E così, tutto è da ricostruire: l’amicizia originaria tra Dio e l’uomo si è incrinata, si è rotta: e da allora, tutto ciò che Dio fa per l’uomo, lo fa per ripristinare questa amicizia, per superare la paura, per ritrovare la sua familiarità con l’uomo e con la donna, e con il mondo intero.
Il punto di arrivo di questa incessante opera di Dio è il dono di Gesù, il suo Figlio, la cui nascita celebreremo tra un paio di settimane, nella festa del Natale. E per farci arrivare il suo Figlio, Dio ha avuto bisogno del di una donna; ha avuto bisogno di una donna che non avesse paura di Lui, di una donna in grado di intuire, nella fede, la vicinanza e l’amicizia che Dio vuole offrire all’umanità; di una donna che capace di dire il suo , ma non perché costretta, come se fosse stata una schiava, al contrario: Dio ha cercato una donna che fosse in piena sintonia con Lui, e per questo pienamente libera, e capace di dire nella libertà quel che, appunto, riusciamo a capire un po’ meglio, pensando a cosa accade tra amiche e amici sinceri.

Questa donna, Maria di Nazareth, Dio non l’ha solo cercata, ma l’ha, per così dire, “preparata”. E questa preparazione risale fino al primo istante della sua esistenza, fino al momento del concepimento, che è appunto il cuore della festa di oggi: Maria è concepita “immacolata”, entra nel mondo, cioè, libera dall’eredità di peccato che, da Adamo ed Eva in poi (cioè fin dagli inizi dell’umanità) ogni uomo e donna porta con sé, entrando nel mondo.
Maria è entrata nel mondo libera dal peccato e dalla paura: ha potuto percepire meglio, così, la benevolenza di Dio, la sua vicinanza e amicizia; e di fronte alla richiesta di Dio, ha potuto dire il suo , rispondendo a Dio non come una schiava costretta a subire un ordine, ma come un’amica che, in piena libertà, non esita a compiere ciò che le viene chiesto, anche se ciò scombussola tutta la sua vita.
Noi oggi abbiamo motivo di rallegrarci per tutto questo: il di Maria è la porta attraverso la quale il Figlio di Dio è venuto a farci conoscere tutta la benevolenza e l’amore del Padre, a farci conoscere quanto siamo amati, quanto sta a cuore a Dio la nostra pienezza di vita; è venuto perché comprendessimo che siamo al mondo in base al “disegno d’amore della sua volontà” (cf. Ef 1,5-6: II lettura), non per caso, e tanto meno per disgrazia, o per vivere nella paura.
Così, il di Maria è anche un invito a fare nostro il suo comportamento e ad accogliere, nella fede, l’amicizia che Dio non si stanca di offrirci, per darci pienezza di gioia e di vita.