Il vescovo Daniele ha presieduto la celebrazione dell’Eucaristia nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, in Cattedrale a Crema, l’8 dicembre 2024. Pubblichiamo di seguito la sua omelia.
Il mondo moderno, quel mondo che si è sviluppato a partire grosso modo dal XVI – XVII secolo, e che poi ha identificato nelle rivoluzioni americana e francese del XVIII secolo due immagini-simbolo, ha dato un peso notevolissimo alla ricerca della libertà: libertà che, lo ricordiamo, è la prima delle tre parole-chiave della rivoluzione francese, libertà, eguaglianza, fraternità.
Il mondo moderno non è pensabile, senza questa ricerca appassionata della libertà: «Vivere liberi o morire», era il motto-chiave della prima repubblica francese, quella che nacque appunto all’indomani della rivoluzione; e questa ricerca di libertà continua a essere una dimensione fondamentale anche della cultura che viviamo oggi.
Ci sono, però, nella visione delle cose dominante nella nostra cultura, alcuni aspetti problematici, nel modo di intendere la libertà. Me ne sono venuti in mente tre, in particolare:
– il primo, è l’idea che la libertà sia soprattutto, se non esclusivamente, libertà da limiti “esterni” a noi, libertà da costrizioni, da autorità o poteri di qualsiasi tipo, che sarebbero appunto di impedimento a una vera libertà; e che si pensi poco o nulla a delle forme di schiavitù, di limitazione della libertà, che passano invece “dentro” di noi;
– il secondo aspetto problematico (collegato con il primo) lo vedo nel fatto che la libertà che si vorrebbe è una libertà “incondizionata”, un libertà senza limiti: salvo, eventualmente, e come si dice spesso, il limite della libertà degli altri;
– il terzo aspetto problematico riguarda le conseguenze, e si esprime nella domanda: la libertà, per che cosa? La libertà è un valore in se stessa, senza dubbio, ma l’interrogativo rimane: che cosa ne faccio, della mia libertà?
E mi sembra che proprio la festa cristiana di oggi, la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, possa aiutarci a ricordare come vede le cose la nostra fede cristiana, in fatto di libertà: perché la nostra fede non è affatto contraria alla libertà (come qualcuno si ostina a pensare), anzi la vede come uno dei doni principali di Dio all’uomo – qualche grande pensatore cristiano, come san Tommaso d’Aquino, riteneva che proprio nella libertà si deve vedere ciò per cui l’uomo assomiglia di più a Dio, è fatto a sua immagine e somiglianza.
Ma si tratta, prima di tutto, di una libertà che guarda a ciò che “dentro”, all’interno dell’uomo, gli impedisce di essere libero. La fede cristiana ricorda oggi che Maria, fin dall’inizio della sua vita in questo mondo, fin dal momento del concepimento, è stata liberata (da Dio) dal peso, dall’eredità del peccato; è stata liberata proprio perché potesse essere libera, proprio per poter rispondere alla chiamata di Dio in piena libertà; perché se il male continua ad abitare in noi, non siamo veramente liberi. Come diceva anche san Paolo: posso anche conoscere che cosa è bene, approvarlo, e però trovarmi incapace di compierlo, appunto perché rimango schiavo del peccato che è in me (cf. Rm 7,18-19).
Dio ha voluto per noi una libertà autentica, libertà prima di tutto da ciò “dentro” di noi ci impedisce di essere liberi: lo ha realizzato in Maria fin dall’inizio della sua esistenza, lo realizza in noi in virtù della fede e della nostra adesione a Gesù Cristo, colui che – dice sempre san Paolo – è venuto a liberarci perché restassimo liberi (cf. Gal 5,1 ss.).
Però la nostra libertà dovrà sempre fare i conti con dei limiti; pensare che possa essere illimitata, senza condizionamenti di nessun genere, è un’illusione che può essere anche pericolosa. La libertà è limitata, perché siamo limitati noi, è limitato il nostro mondo; il limite non sono solo gli altri (che poi, lo dirò tra un momento, non sono un vero “limite” alla nostra libertà), ma è tutta la condizione concreta in cui ci troviamo.
Anche Maria è consapevole del limite: quando l’angelo le preannuncia che è chiamata a diventare la madre del Figlio di Dio fatto uomo, oppone un limite molto semplice, elementare: non sta vivendo nel matrimonio, non ha rapporti con un uomo… Il limite, certo, viene qui superato dall’opera di Dio, dalla potenza del suo Spirito, perché «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37): ma è importante che Maria sia consapevole del suo limite, ci ricordi che anche per lei, la “piena di grazia”, la libertà è quella di una creatura, ben consapevole dei suoi limiti.
E però, se davvero «nulla è impossibile a Dio», allora la libertà che Egli ci dona è capace di cose grandi. E questo è il terzo punto di vista della fede intorno alla libertà, ed è la risposta alla domanda: che cosa ne facciamo, della libertà?
Mi sembra che la risposta, nella sua formulazione più stringata, possa essere questa: la libertà è ciò che ci permette di fare della nostra vita un dono. È ciò che fa Maria, è il suo sì a Dio, in nostro favore: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (v. 38).
È sorprendente: Maria si definisce la “serva del Signore”, proprio nel momento in cui esercita la sua piena libertà, quella di rispondere alla chiamata di Dio, la libertà di fare della sua vita un dono, perché si compia nel mondo il “disegno d’amore” di Dio (cf. Ef 1,5: seconda lettura).
Il fatto è che quando la libertà viene “ricevuta” da Dio; quando diventa non semplicemente una pretesa o l’oggetto di una conquista, ma è ricevuta come un dono, che ci rende liberi anzitutto nel profondo del nostro essere, rende possibile anche a noi di fare della nostra vita una dono.
E in questo si trova, credo, il compimento della libertà: lo hanno sperimentato quelle persone che, anche in condizioni di privazione della libertà, si sono sentite e sono state veramente, pienamente libere, perché libere nel cuore, libere lì dove l’uomo o la donna decidono di sé e del senso della propria vita.
Sì, è possibile parlare – come ha fatto il nostro p. Gigi Maccalli, raccontando la sua prigionia nel deserto – di “catene di libertà”: perché nessuno può imprigionare un cuore che ha accolto – come Maria – la libertà di Dio e la “restituisce” nel dono di sé, per Dio e per gli altri: i quali, così, non sono più il limite della mia libertà, ma sono lo “spazio” dove l’amore più compiersi in pienezza, e nella libertà di chi si sa amato e liberato da Dio e capace, così, di restituire questo dono in pienezza: come ha fatto, per noi, Maria di Nazaret, la madre del nostro Signore Gesù Cristo.
