6 gennaio 2024

Epifania del Signore

Il vescovo Daniele ha presieduto la celebrazione della solennità dell’Epifania, sabato 6 gennaio 2024, nella Cattedrale di Crema. Riportiamo di seguito la sua omelia.

«Oro, incenso e mirra» sono i doni che i Magi offrono a Gesù, una volta che sono riusciti ad arrivare davanti lui (cf. Mt 2,11).
Sono state date diverse interpretazioni di questi doni, nel corso del tempo, a partire da quella più frequente, già dall’antichità cristiana, secondo la quale i tre doni vogliano rendere omaggio a tre aspetti del mistero di quel Bambino: la sua regalità (l’oro), la sua divinità (l’incenso), la sua umanità, che sarà segnata dalla morte (la mirra).
In realtà non abbiamo degli elementi sicuri per dire che questa, o altre, siano l’interpretazione giusta: e forse non esiste neanche una sola interpretazione “giusta”.
L’ultima frase della prima lettura – «uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,6) – ci orienta verso il significato più semplice, probabilmente quello originario: oro, incenso e altri profumi (come la mirra) rappresentano le ricchezze d’Oriente: e poiché i Magi vengono appunto “da Oriente”, danno compimento alla profezia, che preannuncia il pellegrinaggio di tutti i popoli verso il Messia futuro.

Provo a suggerire anch’io qualche spunto di interpretazione, che spero possa esserci utile (senza la pretesa, ovviamente, di dire l’ultima parola!), perché quei doni possono alludere a cose non lontane dalla nostra vita. È abbastanza semplice per l’oro che, ancora oggi, possiamo associare facilmente ai beni economici, alla ricchezza. Certo, per noi la ricchezza si esprime anche in tanti altri modi, compresi quelli “immateriali” come le criptovalute… Però, intanto, negli ultimi dieci anni, se ho visto bene, il prezzo dell’oro è più che raddoppiato: e qualcosa vorrà pur dire!
L’incenso, che noi associamo per lo più alle celebrazioni religiose (come anche nella Messa che stiamo celebrando) venne ad avere, al tempo dei primi cristiani, e in particolare durante alcune persecuzioni, un significato particolare, perché era utilizzato specialmente nelle forme di culto rivolte all’imperatore; era diventato, insomma, espressione di un potere sacro, e ai cristiani veniva chiesto, o imposto, di offrire incenso all’imperatore, in segno di sottomissione e adorazione: ciò che i martiri, appunto, rifiutavano di fare.
La mirra era un profumo: se ne parla nel racconto della Passione di Gesù, perché fu usato per preparare il suo corpo per la sepoltura. Ma forse è più importante ricordare che in alcuni testi della Bibbia il profumo della mirra è collegato al piacere, in particolare al piacere erotico. Nel Cantico dei Cantici se ne parla spesso: un versetto, in particolare, accenna a tutti i profumi d’oriente: «nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo, con ogni specie di alberi d’incenso, mirra e àloe, con tutti gli aromi migliori» (cf. Ct 4,14).
La ricchezza, dunque; e il potere e il piacere, sono evocati dai doni dei Magi, l’oro, l’incenso e la mirra. Naturalmente ci può venire qualche dubbio: se le cose stavano così, erano doni adatti, questi, da mettere davanti a Gesù bambino? Se pensiamo a Gesù, se pensiamo al suo vangelo, istintivamente ci viene forse da dire che tutte queste cose – ricchezza, potere e piacere – sono sconfessate da Gesù, sono squalificate, considerate negativamente.
Ma il gesto dei Magi può suggerire qualcosa di diverso. I beni economici, le forme del potere, la ricerca del piacere nelle sue diverse modalità, tutte queste cose fanno parte della nostra vita: e non sono necessariamente realtà negative, non sono necessariamente cose diaboliche. Abbiamo bisogno dei beni economici, per procurarci di che vivere; abbiamo bisogno delle forme di governo di una società e di regolarne i poteri, specialmente quelli meno trasparenti; e anche il piacere è necessario alla nostra vita, e non solo quello legato alla sessualità – pensiamo ad es. al piacere che associamo al mangiare e al bere, che rischierebbero, se no, di essere solo un incubo continuo…
Il problema, naturalmente, è che tutte queste cose noi siamo capaci di distorcerle e deformarle, fino ad arrivare a vere e proprie perversioni: siamo capaci di fare della ricerca della ricchezza un fine in sé stesso, e poco ci importa se per questo sfruttiamo o calpestiamo gli altri; siamo capaci di usare e manipolare il potere a beneficio unicamente nostro, o del nostro gruppo, della nostra parte, dei nostri interessi… e anche il piacere siamo capaci di cercarlo solo per sé stesso, magari facendo dell’altro (e anche del creato) lo strumento, o anche la vittima, di questa ricerca; o lo cerchiamo diventando incapaci di fare i conti con i limiti, con la fatica, con la sofferenza, che pure appartengono alla nostra vita.
Allora, mettere queste cose davanti a Gesù, come i Magi che gli offrono oro incenso e mirra, significa dirgli: siamo consapevoli che queste cose (e anche altre simili, ovviamente), che pure vengono da Dio, e sono realtà buone e necessarie per la vita nostra e degli altri e del mondo, noi non sappiamo usarle bene. Con tutta la nostra sapienza, con tutta la nostra tecnica, con tutte le nostre conoscenze noi, come i Magi, riconosciamo di dover mettere queste cose ai tuoi piedi, perché sia tu a insegnarci il modo giusto di usarle.
Il gesto dei Magi è il gesto attraverso il quale anche noi, uomini e donne del nostro tempo – che in fatto di ricchezze, potere e piacere, abbiamo possibilità che sembrano illimitate, specialmente se ci confrontiamo con le generazioni passate – domandiamo a Gesù, e al vangelo: insegnaci tu come usare i beni di questo mondo; insegnaci tu a vivere le relazioni con gli altri, e anche l’eventuale autorità che abbiamo su altri, in modo da promuovere il bene di tutti e di ciascuno, rispettandone la libertà e la dignità; insegnaci tu a godere in modo giusto delle tante cose belle che hai messo nella nostra vita, sapendo rispettare il prossimo e anzi tutta la creazione, e riconoscendo che anche sofferenza e tribolazione (che anche tu hai conosciuto) possono avere un senso, per la nostra vita, e renderla più bella e più vera.

Anche senza fare tutto il lungo viaggio dei Magi, anche noi possiamo rinnovare il loro gesto, umile sì, ma non umiliante; possiamo riconoscere che Gesù e il suo vangelo non vogliono calpestare o sminuire la nostra vita, nella sua complessità e nelle sue potenzialità; possiamo sostare davanti a questo Bambino, davanti a quest’uomo e alla vita che ha condiviso in mezzo a noi, e chiedergli: «Sii tu, per noi, e per tutta l’umanità, il nostro Maestro, la nostra luce; e salvaci tu da tutte le distorsioni, dalle manipolazioni, dagli inganni e dalle menzogne con le quali deformiamo i tuoi doni e sviliamo la vita buona per la quale Dio ci ha creati. Noi, come i Magi, mettiamo tutto nelle tue mani: e tu, se vuoi, rimetti nelle nostre mani ogni cosa, ma trasfigurata nella luce sovrabbondante dello Spirito, che tu comunichi a chi crede in te e ti riconosce come il Signore e il Salvatore di tutti».