31 marzo 2024

Domenica di Pasqua

Il vescovo Daniele ha presieduto la solenne Eucaristia del giorno di Pasqua, domenica 31 marzo 2024, in Cattedrale. Riportiamo di seguito la sua omelia.

 

 

Abbiamo cantato nel salmo, dopo la prima lettura: «La pietra scartata dai costruttori / è divenuta la pietra d’angolo. / Questo è stato fatto dal Signore: / una meraviglia ai nostri occhi» (Sal 118,22).
Sono parole che la predicazione cristiana ha ripreso – ma prima ancora l’aveva fatto Gesù, per annunciare il suo destino (cf. Mc 12,10 e par.) – nel contesto dell’annuncio pasquale (cf. At 4,11; 1Pt 2,4.7); sono parole che aiutano a capire meglio il senso della Pasqua, e che possono aiutare noi a viverne le conseguenze nella nostra vita.
Sono parole che aiutano a misurare fino in fondo a che cosa è andato incontro Gesù, accettando di rimanere nella via della passione e della croce: perché agli occhi di chi l’ha conosciuta allora, da parte sia di chi ha voluto la sua morte, come pure da parte dei suoi seguaci e discepoli, la morte di Gesù non è stata la morte gloriosa dell’eroe, o la morte ammirevole di chi mette a rischio la sua vita per salvare chi sta annegando o è intrappolato in una casa incendiata…
Per quella che potremmo chiamare l’opinione pubblica di allora, la morte di Gesù è stata una morte ignobile, vergognosa: Gesù è stato crocifisso, come si faceva con gli schiavi rivoltosi, con i peggiori delinquenti; nessuno si è alzato per difenderlo, e il giudice che doveva pronunciare su di lui la sentenza, paradossalmente lo dichiara innocente, e poi lo consegna perché sia crocifisso, come se, in definitiva, innocenza o colpevolezza non contassero niente, l’importante è togliere di mezzo quest’uomo, rappresenta un problema, un fastidio, leviamolo di torno, buttiamolo via, appunto come una pietra inservibile, uno scarto inutile…
Rimane la pietà delle donne, come Maria Maddalena, che vorrebbero almeno piangere Gesù al suo sepolcro – e neppure questo sembra possibile, qualcuno ha voluto aggiungere quest’altra vergogna, di profanare il suo sepolcro, di buttare via anche il cadavere… Così pensa Maddalena, così sembrano pensare, sulle prime, anche i discepoli: ci vorrà loro del tempo per capire, o meglio per accogliere e riconoscere nella fede, e poi avere il coraggio di proclamare, la verità che sembra impensabile: quella pietra scartata, quell’avanzo inutile, agli occhi del mondo, proprio quello Dio è andato a cercare, proprio quello ha scelto come pietra di fondazione del mondo nuovo, del mondo inaugurato dalla Pasqua.
La fede pasquale, nel cuore di ciò che noi cristiani professiamo, dice precisamente questo: che Dio si è identificato con colui che il mondo ha disprezzato e buttato via come cosa inutile e pericolosa; si è identificato con lui al punto di farlo entrare nella pienezza della sua vita (non dimentichiamolo: Gesù risorto non è un morto tornato a questa nostra vita mortale, ma è il Vivente per sempre nella pienezza della vita di Dio) e di darlo a noi come “misura” della nostra umanità. Come dice Pietro nel giorno di Pentecoste: Dio «ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio» (At 2,42: cf. I lettura). Sì, proprio lui, la pietra scartata e buttata via, sarà il nostro giudice: lui sarà il metro con il quale saremo misurati.

E questo, paradossalmente, è anzitutto motivo di consolazione e di fiducia. Quasi all’inizio della sua prima lettera ai Corinzi, Paolo invita i cristiani di Corinto a fare una specie di diagnosi di come è fatta la loro comunità, e dice:

Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio (1Cor 1,26-29).

«Quello che è ignobile e disprezzato per il mondo…»: qui Paolo usa la stessa espressione del salmo, potremmo leggere: «Quello che è ignobile e scartato per il mondo…».
Paolo non vuole disprezzare i suoi cristiani, al contrario: vuol dire loro che Dio ha fatto con loro esattamente come ha fatto con il suo Figlio: li ha scelti anche se agli occhi del mondo sembravano gente da nulla, li ha amati e salvati (e dovremmo dire: ci ha amati e salvati) esattamente secondo questa “logica pasquale”, che rovescia i criteri umani e ribalta i metri di misura in vigore nel mondo.

Mi avvio a concludere richiamando due conseguenze di questa “logica pasquale”, riassunta nella frase del Salmo «La pietra scartata dai costruttori / è divenuta la pietra d’angolo».
La prima è questa: scegliendo Gesù, la pietra scartata e buttata via, Dio ha fatto una scelta controcorrente. E a noi è chiesto di rinnovare oggi la stessa scelta, di rinnovare e confermare la scelta per Gesù Cristo, anche se egli continua a essere oggi pietra scartata, qualcosa che sembra inservibile, agli occhi di molti, forse della maggior parte dei “costruttori del mondo” di oggi – perché molto più promettenti e solide sembrano altre realtà, che si chiamino potere, finanza, armi, conoscenza, tecnica, influenza, successo…
Ieri sera, proprio qui, in Cattedrale, una nostra sorella, adulta, immigrata da anni in Italia, è stata battezzata: ha scelto liberamente di aderire a Cristo, alla pietra scartata dagli uomini, ma che lei ha voluto prendere come pietra di fondamento della sua vita. Così fanno in tanti altri, in ogni parte del mondo, spesso anche a rischio di persecuzioni. Guardiamo al loro esempio quando, tra poco, vivremo il ricordo del nostro Battesimo e saremo invitati a riconfermare la nostra scelta per Gesù Cristo.
E la seconda conseguenza è questa: accettando di diventare pietra scartata e buttata via, Gesù si è identificato con tutti gli scartati, tutti i dimenticati, tutti quelli e quelle la cui esistenza il mondo giudica inservibile, inutile o persino dannosa… Scegliere Gesù Cristo morto e risorto, fare di lui la pietra su cui appoggiare la nostra vita, significa scegliere anche quelli che egli ha voluto prendere per mano, perché, come lui, sono stati buttati via. Significa impegnarsi per superare quella che papa Francesco chiama spesso la “società dello scarto”, che sempre più lascia dietro di sé macerie e rovine materiali e spirituali.
Voglio in questo contesto esprimere un pensiero particolare per i carcerati che, tra gli “scartati”, mi sembrano davvero tra i più dimenticati, anche da noi cristiani – e dispiace constatare che a volte ci sono persone estranee alla Chiesa, che sono molto più attente e molto più si preoccupano dei carcerati, rispetto a noi cristiani…

Accogliere nella fede Gesù Cristo, morto e risorto, come roccia, sulla quale fondare la nostra vita, significa non cedere a questa “logica dello scarto”; significa provare a fare come Dio, che tra i rottami del mondo è andato a prendere il suo Figlio Gesù, mostrandoci così che Egli non si rassegna a che nessuno, mai, sia perduto per sempre, e vuole che ogni uomo e donna, e tutta la creazione, in Lui, in Cristo risorto, abbiano la vita, e la vita in abbondanza (cf. Gv 10,10).