Il vescovo Daniele ha presieduto, in Cattedrale, la solenne celebrazione della Domenica delle Palme – Passione del Signore, lo scorso 13 aprile 2025. Riportiamo di seguito la breve omelia tenuta dal vescovo dopo la proclamazione della Passione del Signore secondo il vangelo di Luca.
Quale sia il destino del “buon ladrone”, è chiaro, è detto con la maggior evidenza possibile dalle parole di Gesù. Non sappiamo quale sia, invece, il destino dell’altro “malfattore”: così come non sappiamo quale sia il destino di Giuda, di Pilato, di Erode, dei capi di Israele che hanno voluto la morte di Gesù, di quanti nella folla hanno chiesto la sua crocifissione e gli hanno preferito Barabba… Tutto questo noi dobbiamo lasciare al mistero della misericordia di Dio.
Però l’evangelista Luca, presentando questi personaggi nel racconto della passione (cf. 22,14 – 23,56), invita i suoi lettori – e noi oggi – a riflettere su un punto che gli sta a cuore. Lo si vede bene proprio a proposito del comportamento opposto dei due “ladroni”, come siamo abituati a chiamarli: uno si unisce a quanti insultano Gesù; l’altro ne riconosce l’innocenza e invoca da lui salvezza (cf. 23,39-43).
Gesù è segno di contraddizione: Luca l’ha detto fin dall’inizio del suo vangelo (cf. 2,34), e lo torna a ripetere in tanti modi nel lungo racconto della passione. In tanti modi, non solo nell’“icona” così evidente dei due malfattori. Pensiamo, ad esempio, a Pilato: che per tre volte proclama l’innocenza di Gesù, e poi lo fa condannare a morte…
Ma la contraddizione non passa soltanto attraverso chi riconosce Gesù o chi lo rifiuta, tra chi crede e chi non crede. È sorprendente la contraddizione dei discepoli che, durante, l’ultima Cena, passano da un istante all’altro dal chiedere tra di loro chi è il traditore a chiedersi chi è il più grande (cf. 22,23-24); entrando così in contraddizione anche con ciò che Gesù ha appena fatto, dichiarando il dono della sua vita e consegnandosi a loro nell’Eucaristia… Per non parlare, naturalmente, della contraddizione di Pietro, che proclama «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte» (22,33), salvo poi, poche ore dopo, rinnegare Gesù per tre volte…
Il racconto della Passione, questa domenica delle Palme che stiamo celebrando, i giorni santi che ci aspettano e culmineranno nella celebrazione della Pasqua del Signore, ci sono offerti anche come possibilità di metterci davanti a Dio con tutte le nostre contraddizioni.
La croce del Signore le mette impietosamente a nudo, e ci aiuta a fare la verità su noi stessi: ma non per avvilirci o scoraggiarci, ma per rimetterci sempre da capo nelle mani di Colui che ha dato la sua vita per noi, per liberarci dalla nostre contraddizioni e unificare i nostri cuori e tutta la nostra vita nell’abbandono confidente a Dio, nostro Padre (cf. l’ultima parola di Gesù prima della morte: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito»: 23,46), fonte di ogni speranza e consolazione.
