La sera di sabato 6 luglio 2024, nella Cattedrale di Crema, il vescovo Daniele ha presieduto la celebrazione, nel corso della quale Rosibel Badilla Jiménez è stata consacrata nell’Ordo Virginum. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo.
Ogni volta che, come in questo momento, ci raduniamo per celebrare l’Eucaristia, noi cristiani siamo messi davanti all’iniziativa di Dio e del suo amore per noi e per il mondo. Ogni volta ci viene ricordato – anche se non sempre con queste precise parole – che «non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,10: II lettura).
E il dono di sé, della propria vita, con il quale Gesù Cristo ha reso definitivamente presente e visibile nel mondo l’amore del Padre, ci viene riconsegnato ogni volta che, appunto, celebriamo l’Eucaristia; e ci viene riconsegnato perché poi, a nostra volta, ne diventiamo testimoni e strumenti tra gli altri: «Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (v. 11).
Non fraintendiamo le cose: l’amore vicendevole non è una sorta di “prezzo” da pagare all’amore di Dio per noi. Perché questo amore è incondizionato: Dio dona il suo amore senza chiedere, per Sé stesso, nulla in cambio. Ci ama, perché è “fatto” così: «Dio è amore» (v. 16), proclama ancora san Giovanni; Dio è amore, e ama incondizionatamente. Se ci chiede qualcosa, non è per Lui ma per noi, perché questo amore incondizionato diventi la “legge”, l’unica legge che regola la vita delle sue creature, e in particolare di noi esseri umani, che abbiamo la possibilità di rispondere all’invito di Dio nella libertà.
Sì: a noi è data la possibilità di rispondere nella libertà all’amore incondizionato di Dio. Per questo, fin dagli inizi della Chiesa ci sono state donne e uomini che, di fronte allo stupore, alla meraviglia di questo amore, hanno sentito il bisogno di donarsi completamente.
Per meglio dire: donne e uomini che hanno percepito di essere chiamate e chiamati da Dio a una forma di vita che diventasse segno visibile di questo dono di amore, e risposta generosa e totale a esso.
È ciò che, già nella Chiesa antica, ha trovato forma nell’Ordo Virginum, cioè nella chiamata di quelle donne che hanno scelto di donarsi totalmente al Signore nella verginità consacrata e nel servizio della comunità cristiana.
Questa sera, la nostra Chiesa di Crema riceve di nuovo da Dio, per la terza volta almeno in tempi recenti, il dono di una di queste chiamate: chiamata accolta dalla nostra sorella Rosibel, arrivata tra di noi ormai diversi anni fa dal suo paese d’origine in Centro America, il Costa Rica e che, dopo un lungo cammino di ricerca, di discernimento e di formazione, questa sera si lascia abbracciare totalmente dall’amore di Dio e davanti a tutti noi si impegna a fare della sua vita una risposta piena, e senza riserve, a questo dono.
A Rosibel non viene chiesto di esibire chissà quale sapienza, chissà quali capacità, chissà quali attività. Le viene chiesto, piuttosto, di testimoniare ancora una volta il primato dell’amore di Dio, che l’ha scelta e l’ha chiamata.
Le è chiesto soprattutto di ricevere l’amore incondizionato di Dio, che l’unisce a Sé in un vincolo sponsale; di non mettere ostacoli a questo dono – e guardate che molto spesso questo ostacolo non sono tanto i nostri peccati (che, sì, ci sono: e per questo, sempre, noi riceviamo anche il perdono di Dio), quanto la nostra idea che, se non facciamo chissà quali cose, Dio non sarebbe contento di noi.
Prima della sua passione e morte in croce, Gesù ha pregato il Padre (abbiamo sentito una parte di questa preghiera nel vangelo: cf. Gv 17,20-26); e lo ha pregato anche per tutti quelli che, come noi, sarebbero arrivati alla fede grazie all’annuncio apostolico. Ha pregato, fondamentalmente, perché Dio ci proteggesse dal male (cf. v. 15), e perché potesse abitare anche in noi l’amore con il quale il Padre ama il Figlio e pone in lui tutto il suo compiacimento (cf. v. 26).
Anche queste parole di Gesù confermano dunque la consapevolezza che deve abitare anzitutto il tuo cuore, carissima Rosibel, così come deve abitare il cuore di ciascuno di noi: tutto l’essenziale lo ha già fatto Dio, nel suo Figlio Gesù, che ha dato se stesso per noi.
Il dono che il Signore Gesù ha fatto di sé al Padre, per la nostra salvezza, è la consacrazione fondamentale: da essa discendono tutte le altre, a partire da quella che tutti ci unisce al Signore nel Battesimo, e poi nelle diverse forme e chiamate che lo Spirito suscita nella Chiesa.
La tua chiamata a unirti pienamente al Signore Gesù come al tuo unico Sposo è un segno per tutti noi: perché tutti noi, lasciandoci raggiungere da questo dono di amore, diventiamo, ciascuno a suo modo, riflesso vivente e operoso di quell’amore.
Pe questo, carissima Rosibel, mi permetto di raccomandarti di custodire soprattutto la vita di contemplazione, di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, di accoglienza dei suoi Sacramenti… Così continuerai a testimoniare il primato dell’amore di Dio: e Lui, poi, non mancherà di suscitare in te le modalità giuste della risposta e della testimonianza che Lui stesso ti chiama a offrire nella Chiesa e tra i fratelli.
E la tua vita di donna totalmente donata al Signore aiuti tutti coloro che ti incontreranno a rinnovare questa certezza di fondo: siamo stati e siamo amati da Dio, del tutto gratuitamente, prima e al di là di ogni nostro merito. La tua vita, e la vita di tutti noi, secondo i doni diversi ricevuti da Dio, diventi segno luminoso di questo dono e ne faccia vedere la straordinaria fecondità, producendo frutti abbondanti di gioia, di pace, di amore fraterno, di speranza che non delude.