14 dicembre 2024

Conferimento del ministero di accolito a Davide Margheritti

Sabato 14 dicembre 2024, nella Basilica di S. Maria della Croce, il vescovo Daniele ha presieduto la celebrazione della Messa della III domenica di Avvento, nel corso della quale ha conferito il ministero di accolito a Davide Margheritti, candidato al diaconato. Riportiamo l’omelia del vescovo.

 

Ogni volta che ascolto la risposta di Giovanni il Battista alle folle e alle altre persono che lo interrogano e gli chiedono, per tre volte: «Che cosa dobbiamo fare?» – il senso della domanda è: «Che cosa dobbiamo fare per convertirci, come tu ci chiedi di fare?» – rimango stupito della semplicità delle cose che Giovanni chiede (cf. Lc 3,10-18): non c’è niente di eroico, non sono richiesti sforzi sovrumani. Di fronte alle risposte che Gesù dà alla folla, ai pubblicani e ai soldati, viene da chiedersi: tutto qui? Tutto qui!
Tutti i giorni i mezzi di comunicazione ci parlano di drammi epocali, ai quali ci sembra impossibile dare risposta: le guerre, i cambiamenti che investono interi popoli, le diseguaglianze, i cambiamenti climatici, i disastri ambientali, le violenze che attraversano le nostre società, le questioni complesse della bioetica e della tecnologia, e così via: di fronte a queste sfide immani, il messaggio di Giovanni – e forse anche il Vangelo stesso – ci sembra inadeguato, del tutto incapace di risolvere problemi di questa portata.

Lo stesso Giovanni, subito prima delle parole che abbiamo ascoltato adesso, era stato molto duro, molto severo:

Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco» (Lc 3,7-9).

Uno quindi si aspetta impegni duri, severi, quando si arriva al: che cosa dobbiamo fare? E invece no: cose semplici, elementari.

La predicazione di Giovanni, però, non perde il suo senso, perché ci dice: incomincia da dove sei, incomincia da dove puoi. Anche perché, altrimenti, rischi solo di scoraggiarti di fronte a problemi che sembrano insormontabili. Incomincia – a questo puntano le tre risposte di Giovanni – a comportarti in modo “giusto”.
Incomincia a condividere; evita la violenza, la prevaricazione, l’approfittare degli altri… Sono comportamenti nei quali si rischia di cadere più facilmente di quanto non sembri: e forse abbiamo bisogno di guardare con attenzione a quelle situazioni di ingiustizia nelle quali anche noi, senza essere né pubblicani ladri né soldati violenti, potremmo cadere: anche in casa, nei luoghi di lavoro, nelle relazioni con gli altri, in parrocchia…
Incomincia, dunque, a costruire la giustizia lì dove ti trovi, e avrai già fatto un primo passo di conversione.

Poi, certo, ci sarà un altro passo da fare. Questo passo, il vangelo di Luca (ma anche gli altri Vangeli) lo esprime con un verbo greco, dal quale viene anche la parola “accolito”: è il verbo che in italiano traduciamo con “seguire”. Non lo troviamo nel vangelo di questa sera; non lo troviamo – in questo Luca è molto attento – finché non entra in scena Gesù, e finché Gesù non incomincia la sua missione. Dopo, però, questo verbo risuona molte volte, e quasi sempre con un solo complemento: Gesù.
Perché il passo ulteriore, dopo il richiamo elementare di Giovanni Battista alla giustizia, è di mettersi al seguito di colui che è “più forte” di lui. Il passo ulteriore consiste nel diventare discepoli di Gesù e, per chi già lo è, vivere sul serio questa condizione: andare dietro a Lui, diventare suo “accolito”, suo seguace, appunto, fino alla pienezza del dono di sé.
La grazia di un nostro fratello che viene istituito, questa sera, nel ministero dell’accolito, dentro al percorso che lo prepara a diventare diacono, ci ricorda anzitutto questo: questo nostro fratello, Davide, è “accolito” prima di tutto in un senso in cui tutti siamo chiamati a esserlo: essere quelli che seguono Gesù e cercano di camminare, in virtù dello Spirito che ci ha dato, sulla via che ha tracciato per primo.

Giovanni si immagina l’azione del “più forte” di lui come un’azione potente, azione di uno che battezza, cioè immerge, «in Spirito Santo e fuoco». Se l’immagina come una pulizia energica, che separa radicalmente ciò che è buono da ciò che è cattivo e inutile, e tutto il resto lo brucia nel fuoco. Piaceva, evidentemente, a Giovanni, questa immagine del fuoco.
Poi anche lui dovrà capire meglio in che modo Gesù intende vivere la sua missione. Capirà anche lui che il fuoco portato da Gesù è, prima di tutto, il fuoco dell’amore, della misericordia. Capirà ciò che sarà poi detto con parole mirabili, secoli dopo, da S. Agostino: «Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia» (cf. Agostino, De praedestinatione sanctorum 12,24).

Di questa misericordia che perdona e salva, e che trova il suo culmine nella Pasqua del Signore, Gesù ha lasciato ai discepoli il suo testamento, e lo ha fatto nel sacramento dell’Eucaristia. Chi viene istituito nel ministero dell’accolito, si accosta in modo speciale a questo sacramento, a servizio dell’altare, ma anche a servizio di tutti coloro ai quali è destinato questo dono.
Vivendo questo ministero a servizio della Chiesa, caro Davide, sei chiamato anzitutto a rafforzare il tuo legame con il Signore Gesù: a seguire Lui, nel cammino del dono di te, come ogni battezzato; e sei chiamato a lasciarti nutrire per primo del dono di amore che ci è dato nell’Eucaristia, per partecipare poi anche, col ministero e con la vita, alla diffusione di questo dono in mezzo ai fratelli.
Dio ti conceda di vivere così il ministero che ti viene affidato, e di trovare nella santa Eucaristia la sorgente di una dedizione sempre più profonda e autentica, riflesso fedele di Colui che ci ha amato e ha dato Sé stesso per noi, perché potessimo vivere della misericordia di Dio e testimoniare la giustizia del suo amore.