29 marzo 2024

Commemorazione della Passione del Signore

Il vescovo Daniele ha presieduto nella Cattedrale di Crema, venerdì 29 marzo 2024, la solenne azione liturgica di commemorazione della Passione del Signore. Riportiamo di seguito la sua omelia.

 

Vi sarete accorti che nel raccontare gli eventi che seguono la morte di Gesù, l’evangelista Giovanni si differenzia rispetto a Matteo, Marco e Luca: non parla del velo del tempio che si squarcia, non accenna alla scossa di terremoto di cui riferisce Matteo (cf. 27,51)…
C’è invece un altro evento, che per Giovanni è molto importante: si tratta del colpo di lancia che colpisce il fianco di Gesù. L’evangelista lo racconta con attenzione, sottolinea che c’è un testimone oculare di questo fatto – probabilmente è il discepolo amato, che è rimasto fino all’ultimo sotto la croce – e lo commenta richiamando due testi della Bibbia, presi dal libro dell’Esodo (12,46: dove si parla dell’agnello pasquale) e da una profezia di Zaccaria (Zc 12,10).
Perché l’evangelista richiama così tanto la nostra attenzione su questo episodio? La tradizione della Chiesa ha interpretato in vari modi soprattutto il fatto che dal petto di Gesù colpito dalla lancia sgorgano sangue e acqua: si è pensato, in particolare, ai sacramenti principali della Chiesa, il Battesimo (l’acqua) e l’Eucaristia (il sangue), attraverso i quali gli uomini partecipano del dono di amore che il Signore ha fatto di sé.
Senza certo escludere questo significato, l’evangelista però sembra suggerire qualcos’altro, anche perché parla prima del sangue, e poi dell’acqua… E proprio dell’acqua, di un’acqua viva, di un’acqua che scaturisce da una sorgente, Gesù aveva parlato altre volte nel vangelo: ad esempio nel dialogo con la donna samaritana, alla quale aveva detto: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Gv 4,10).
E in un’altra occasione, Gesù aveva fatto questa promessa: «“Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato» (7,37-39).
È questo ciò che l’evangelista vuol dirci: ora il Signore è stato glorificato, perché è morto sulla croce: da lui, così glorificato, sgorga adesso la sorgente dello Spirito. Del resto, subito prima, l’evangelista aveva raccontato la morte di Gesù dicendo semplicemente: «Chinato il capo, consegnò lo spirito» (19,30), con una frase che senza dubbio ha un doppio senso: Gesù «rese lo spirito», cioè esalò l’ultimo respiro: ma quel respiro non è altro il soffio dello Spirito Santo, l’acqua viva che sgorga da Gesù e che egli “consegna” all’umanità e a tutta la creazione.
La Pentecoste, per Giovanni, avviene già qui. Poi, certo, anche lui racconterà che il Signore risorto alita lo Spirito sui discepoli nel cenacolo (cf. 20,22), ma l’essenziale avviene già adesso, in questo momento in cui la vita donata nell’amore «fino alla fine» (cf. 13, 1) – vita donata di cui è segno il sangue effuso, sangue che la Bibbia considera sede della vita – diventa sorgente dello Spirito.

Se questo ci sembra poco, abbiamo bisogno di sintonizzarci meglio sul pensiero di Gesù, e del suo evangelista: perché il dono dello Spirito è tutto, per lui, è il dono più grande che potesse farci. Servirebbe a poco, la sua Passione, se non si aprisse su questo dono. Ci darebbe un bell’esempio di nobiltà, di fermezza, di mitezza… e certo anche di amore, ma che servirebbe a poco, se rimanesse solo un esempio.
Gesù non ci ha voluto dare solo un esempio: ci ha voluto dare lo Spirito, perché senza questo dono tutti i nostri tentativi di imitarlo, di combattere il male e cercare di fare del bene, di operare per la giustizia e la concordia, di promuovere la pace e la riconciliazione tra gli uomini, di soccorrere chi è più povero e bisognoso, di fare della Chiesa una comunità fraterna di testimonianza e di servizio… ecco, senza lo Spirito, dono di Gesù innalzato sulla Croce, tutto questo è destinato a fallire.
Rivolgiamo perciò anche noi lo sguardo a Colui è stato trafitto, e lasciamoci abbeverare dalla sorgente perenne dello Spirito, che scaturisce da Lui.