Il vescovo Daniele ha presieduto la solenne Eucaristia dell’Assunzione della Vergine Maria, il 15 agosto 2024, nella Cattedrale di Crema – Cattedrale intitolata, appunto, alla Vergine Maria assunta in cielo. Riportiamo di seguito l’omelia e anche la Supplica per la pace del Card. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, composta per la solennità odierna, e che il vescovo ha rivolto alla Vergine Maria prima della benedizione.
Per accompagnare la visita pastorale alla nostra diocesi – visita che ho potuto incominciare agli inizi del 2023, e che conto di portare a compimento, a Dio piacendo, con la Pasqua del 2026 – ho scelto un’immagine, un quadro (che si trova nel palazzo vescovile) che rappresenta proprio l’episodio del vangelo appena ascoltato: la visita di Maria a Elisabetta.
La ragione di questa scelta l’avevo spiegata nella lettera pastorale del settembre 2022, nella quale appunto annunciavo l’inizio della visita pastorale, fermandomi un momento sul significato del verbo “visitare”. E provavo a esprimere un “sogno”, che descrivevo così:
[sogno… che la visita pastorale] non sia soltanto la visita del vescovo alle comunità cristiane e alle diverse realtà del territorio che si potranno incontrare, ma che susciti in tutto il popolo di Dio che è in questa Chiesa di Crema il desiderio di essere “visitatori in nome di Dio”; e cioè discepoli-missionari che sanno entrare con discrezione e umiltà, ma senza vergogna, in tutti gli spazi possibili, in tutti i luoghi di vita (e specialmente di tribolazione e sofferenza), insomma in tutte le dimore degli uomini, per portarvi la buona e lieta notizia dell’amore di Dio (Lett. past. Erano in cammino [14 sett. 2022], n. 23).
Il “sogno”, insomma, era ed è questo: che ogni cristiano, ogni comunità, la nostra Chiesa nel suo insieme, sappia fare – per dono di Dio – ciò che ha fatto Maria: portare Gesù Cristo agli altri.
Perché Maria, quando si muove in fretta per andare da Elisabetta, ha appena ricevuto l’annuncio dell’angelo, ha appena detto il suo sì a Dio, in lei ha appena avuto inizio la vita umana del Figlio di Dio…
Certo, tutto questo rimane invisibile; nessuno, neppure Elisabetta, è al corrente della cosa. Eppure, la presenza di Gesù viene avvertita: dal suo figlio, Giovanni Battista, che a sua volta è ancora nel grembo materno, e sobbalza di gioia; e attraverso di lui dalla stessa Elisabetta…
C’è qualcosa di unico, qui, di straordinario, senza dubbio. Eppure, la presenza di Gesù nella vita di un credente – e Maria viene detta beata appunto per la sua fede – non lascia indifferenti; anche quando è una presenza nascosta, anche quando non ci sono proclami o effetti speciali.
Se possiamo arrivare a dire, con l’apostolo Paolo: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20) – ecco, se uno arriva a dire questo (e ogni cristiano dovrebbe arrivare a dirlo, anche quando è consapevole dei propri peccati), non c’è bisogno d’altro: diventa uno o una che, come Maria, porta agli altri Gesù Cristo.
E perché questo sia importante, anzi decisivo, ce lo ricorda la festa di oggi, la solennità dell’Assunzione di Maria: perché questa festa ci fa guardare al “compimento”, a ciò che dà senso a tutto il nostro peregrinare in questo mondo.
Questo linguaggio del “compimento” risuona almeno due volte, nelle letture che abbiamo ascoltato. La prima l’ho già ricordata: è la beatitudine che Elisabetta proclama per Maria: «beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). Questa parola “adempimento”, o appunto “compimento”, ha un significato grande: vuol dire che Maria si è affidata a un Dio di cui ci si può fidare, appunto perché ciò che promette, lo compie. E ciò che promette è precisamente vita, pienezza di vita, salvezza e gioia offerta a tutta l’umanità, al mondo intero.
E quando Paolo, scrivendo ai Corinzi (cf. II lettura), a partire dalla fede in Gesù Cristo morto e risorto, invita a guardare verso la “fine” di tutto ciò che stiamo vivendo nel nostro mondo, usa questa stessa parola: «Poi sarà la fine, quando egli [Cristo] consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza» (1Cor 15,24).
«Poi sarà la fine…»: no, la parola che Paolo usa non vuol dire solo la “fine”, come una sorta di esaurimento oltre il quale non c’è più nulla. Vuol dire, invece: «Poi sarà il compimento, la pienezza…», quando tutto il dinamismo della storia e della creazione sfocerà appunto nel compimento di vita, di gioia, che Dio ha voluto da sempre per il mondo, dandocene la “primizia” (cf. ivi, v. 20) in Gesù Cristo, e rendendo Maria partecipe per prima, in modo unico e singolare, di questa pienezza.
Maria, assunta in cielo, appartiene per sempre al “compimento”, alla pienezza di vita di Dio in Gesù Cristo. E ci invita a fare quello che lei, per prima, ha fatto: percorrere le strade della nostra vita, portando a tutti il Signore Gesù, perché tutti possano raggiungere quella pienezza.
Non abbiamo bisogno di qualifiche speciali, per fare questo. Abbiamo bisogno, certo, di essere donne e uomini di fede: ma ci basta essere uomini e donne di fede consapevoli delle fatiche del credere, e che sanno dire a Gesù: «Credo, Signore! Ma aiutami nella mia poca fede» (cf. Mc 9,24).
Abbiamo bisogno di essere persone ricche di speranza, in un tempo e in una società che faticano a guardare verso speranze grandi e solide, e forse proprio per questo attendono dai cristiani di essere aiutati e stimolati ad alzare lo sguardo verso la grande speranza che ci attende presso Dio (la speranza del compimento, appunto), attraverso segni concreti di speranza per l’oggi.
Nella consapevolezza di essere amati e perdonati, abbiamo bisogno di testimoniare l’amore, anche in piccoli gesti quotidiani, come l’aiuto che Maria si affretta a portare a una donna anziana, sorpresa da una gravidanza tardiva e inaspettata.
Con fede, speranza e carità, potremo portare il Signore Gesù agli altri; guardando alla sua Madre beata, assunta in cielo, già posta per sempre, cioè, nella pienezza definitiva della vita e della gioia, potremo anche noi, con gli altri, proseguire lietamente il pellegrinaggio terreno, sicuri che la nostra fatica non sarà vana, perché Dio è fedele, e darà compimento alla sua promessa.
Supplica per la pace alla B.V. Maria Assunta al Cielo
Gloriosa Madre di Dio,
innalzata al di sopra dei cori degli angeli,
prega per noi con san Michele arcangelo
e con tutte le potenze angeliche dei cieli
e con tutti i santi,
presso il tuo santissimo
diletto Figlio, Signore e maestro.
Ottieni per questa Terra Santa,
per tutti i suoi figli
e per l’umanità intera
il dono della riconciliazione e della pace.
Che si compia la tua profezia:
i superbi siano dispersi
nei pensieri del loro cuore;
i potenti siano rovesciati dai troni,
e finalmente innalzati gli umili;
siano ricolmati di beni gli affamati,
i pacifici siano riconosciuti come figli di Dio
e i miti possano ricevere in dono la terra.
Ce lo conceda Gesù Cristo, tuo Figlio,
che oggi ti ha esaltata
al di sopra dei cori degli angeli,
ti ha incoronata con il diadema del regno,
e ti ha posta sul trono dell’eterno splendore.
A lui sia onore e gloria per i secoli eterni.
Amen.