UNI-CREMA – Lectio magistralis del vescovo Daniele: La speranza nella casa del futuro.

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UNI-CREMA. Lezione magistrale del vescovo Daniele Gianotti, ieri pomeriggio alle 17.30, in apertura dell’anno accademico di Uni-Crema, l’Università organizzata per gli adulti della diocesi di Crema. Il tema che anima il percorso didattico dell’anno 2017/18 è La speranza nella casa del futuro.
Tema che è stato introdotto appunto dalla lezione magistrale del vescovo Daniele davanti a un folto gruppo di iscritti. Nel suo intervento ha voluto cercare “il posto della speranza”, ieri e oggi, rifacendosi a quanto scrive Kant ne La Critica della ragion pura: “Ogni interesse della mia ragione si concentra nelle seguenti tre domande: 1. Che cosa posso sapere? 2. Che cosa devo fare? 3. Cosa mi è consentito sperare?” Domande importanti anche nell’ordine in cui sono espresse.
Nei primi decenni della vita della Chiesa – ha detto mons. Gianotti –  l’annuncio cristiano era imperniato sulla morte e risurrezione di Gesù. Paolo lo scrive “alla giovanissima comunità cristiana di Tessalonica, preoccupandosi che i suoi membri non siano ‘tristi come gli altri che non hanno speranza’”. Insomma, è chiaro che “all’inizio, il messaggio cristiano si propone di rispondere precisamente alla domanda: che cosa ci è consentito sperare? E la risposta che i cristiani danno si riassume in Gesù Cristo morto e risorto.” 
San Paolo insegna anche ai cristiani «che cosa dobbiamo fare»: “vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”, in coerenza con il Vangelo, mentre si aspettano di raggiungere la pienezza di ciò che la speranza cristiana promette. Ma l’ordine di Kant è capovolto: prima di tutto c’è la speranza. 
E la prima domanda, quella del “sapere”?
Il vescovo Gianotti ha spiegato che – nei primi secoli cristiani – c’è stato uno spazio anche per l’intelligenza della fede, per comunicarla e per confrontarsi con le culture del tempo (è il grande impegno dei Padri della Chiesa). Del resto la prima domanda di Kant aveva preso forma già nella filosofia greca “con la preoccupazione di andare alla verità, alla radice «logica» dell’uomo e dei riti e miti che ne vogliono raccontare origine e fine”. “Inutile sottolineare – ha commentato il vescovo – che questo passaggio è stato di portata incalcolabile, nella storia della nostra civiltà: che è appunto la storia del logos, e di ciò che esso ha significato per almeno due millenni.” Si è sviluppata una storia del «primato del logos», che è divento appunto l’asse fondamentale della civiltà occidentale. Primoato che si è declinato non solo nella filosofia, ma anche nella scienza e nel suo gigantesco sviluppo. 
Di fatto, le possibilità del «sapere»,  declinato in particolare nella sua versione scientifica, si sono accresciute a dismisura, al punto che è ormai impossibile per il singolo governarne anche solo una minima parte. Qualcosa di simile si potrebbe dire a proposito del «fare», anch’esso affidato alle potenzialità smisurate della tecnica, che progredisce a ritmi tali per cui diventa molto difficile, se non impossibile, articolarne il senso, per non parlare della possibilità di prevederne gli esiti. A confronto con questo tipo di sviluppo, il pensiero intorno al senso di questi sviluppi e anche la riflessione etica che dovrebbe essere concomitante e anche «regolativa» di questi sviluppi, sembrano essere sempre più in ritardo, sempre meno capaci di tenere il passo.” 
Anche il cristianesimo che metteva al primo posto precisamente la domanda sulla speranza, lungo i secoli ha rovesciato le sue priorità: anch’esso, soprattutto in Occidente si è rimodulato sull’ordine delle domande di Kant. Al primo posto l’elemento dottrinale, che determina anche nello spazio cristiano l’interesse predominante per la questione della verità; al secondo posto la questione etica, per cui il Cristianesimo s’è ridotto a un insieme di dottrine e a un insieme di norme morali. L’orientamento alla speranza è stato confinato in una dimensione prevalentemente individuale e ultraterrena e messo all’ultimo posto.   
Le fatiche di oggi, dopo il Concilio Vaticano II, “nascono proprio dall’esigenza di «cambiare paradigma» – ha sottolineato mons. Gianotti – di uscire cioè da un impianto dominato dal dottrinale e dall’etica, per ricuperare il suo orientamento originario, che mette al primo posto l’annuncio della speranza cristiana incentrato in Gesù Cristo morto e risorto. Un ri-orientamento di questo genere – ha precisato – non vuole in nessun modo distruggere e neppure minimizzare la dimensione dottrinale, né relativizzare l’esigenza etica: però comporta sicuramente una ricomposizione complessa, difficile, per una Chiesa che si è strutturata per secoli sul primato della dottrina e dell’etica. Se vedo bene, anche le non poche resistenze che il pontificato di papa Francesco sta incontrando si potrebbero spiegare proprio alla luce di questo vero e proprio «cambiamento di paradigma», che porta con sé anche esigenze profonde di riforma della Chiesa.” 
Questa è, secondo il vescovo Daniele, la strada per uscire dal disagio della Chiesa di oggi che riflette il disagio di civiltà in cui viviamo. E per tentare di suggerire una prospettiva possibile, ha fatto ricorso a un testo del libro di Geremia, uno dei grandi profeti biblici dell’epoca dell’esilio babilonese.  
Ai suoi connazionali vittime della catastrofe più grande dei popolo ebraico in epoca pre-cristiana dice che l’esilio sarà la culla di una vera e propria «risurrezione» e promette un futuro pieno di speranza. Una promessa il cui orizzonte non è semplicemente quello del singolo individuo, ma è quello di un popolo. Un orizzonte di speranza non è cioè pensabile indipendentemente da un legame, da una relazione tra il popolo e persino con “il nemico” che lo tiene prigioniero. 
Del resto, se tutto si fonda sul Logos, cioè sulla parola, la parola è essenzialmente relazione. “Ciò che ci è consentito sperare – ha concluso mons. Gianotti – non si dischiude mai «senza l’altro», e anzi proprio nella relazione con l’altro (umano, divino, ma anche aperto a ogni realtà che costituisce il nostro mondo) può trovare il suo spazio, la sua «casa». Se il «legame», la relazione, è originaria, allora è originaria anche la speranza, appunto perché la relazione è invito a un futuro, a un «camminare insieme» verso un altrove che, da solo, non potrò mai raggiungere.”
Per tornare a Geremia, la speranza sarà dischiusa da Dio, a suo tempo e a suo luogo: tu, però, puoi costruire una casa alla speranza, operando pazientemente nelle pieghe della storia e, soprattutto, entrando nel gioco dei rapporti con l’altro, persino con il tuo «nemico»; il tuo benessere e il suo benessere non sono in concorrenza, sono invece lo spazio per costruire questa casa. E la speranza assicurata, è quella di una trasfigurazione, di una «vita nuova».
 
 
IL PROGRAMMA DEI CORSI DELL’UNI-CREMA
L’apertura ufficiale dell’anno accademico dell’Uni-Crema è avvenuta lunedì 16 ottobre per Uni-Crema, nella sede universitaria di via Bramante. In Aula Magna il direttore dei corsi don Marco Lunghi ha presentato a un numeroso pubblico il nuovo piano di studi e il nuovo presidente, Vincenzo Cappelli, che va a sostituire Rinaldo Zucchi. Cappelli ha poi illustrato il programma e i nuovi progetti, sostenuti da una visione di apertura culturale alla città e al territorio cremasco, da concretizzare con occasioni seminariali accessibili a tutti, da possibilità di approfondimento delle collaborazioni con le molte associazioni affini  presenti a Crema, dal miglioramento delle comunicazioni. In questa rete di contatti, Pro Loco e Fondazione San Domenico hanno già dato il proprio patrocinio. 
Il presidente ha sottolineato come Uni-Crema agisca in uno spirito di servizio, a partire dal volontariato di insegnanti, segretarie e dirigenza per approdare alla promozione e diffusione della conoscenza e della ricerca nei vari ambiti sociali.
Un occhio di riguardo sarà assicurato anche all’interno con una migliore strutturazione e coordinamento dei vari settori di insegnamento, divisi nei collegi Antropologico-Storico, Artistico-Estetico, Scientifico-Ambientale, Socio-Politico-Economico, Storico-Umanistico, Spiritualità e Arte, Medico Psicologico e nei sempre apprezzati laboratori di informatica, fotografia, lettura, recitazione, teatro, giornalismo, colori, manualità, canto armonico e lingue straniere, che quest’anno, oltre ai tradizionali idiomi, offrirà la particolare novità del cinese.
Ci sono proposte di lezioni collegiali, di formazione di un annuario che raccolga una sintesi delle attività ed è già partito un rinnovato aggiornamento del sito Internet per dare la possibilità a tutti di avere una  migliore elasticità di accesso alle informazioni e ai materiali didattici. Tanta attenzione verrà riservata anche ad attività aggreganti ludiche o ricreative.
Il tema trasversale alle varie attività è La speranza nella casa del futuro ma saranno toccati in modo allargato anche argomenti quali l’Acqua e Le Mura venete, queste ultime inserite in un progetto Unesco.
Un universo culturale in espansione e continuo rinnovamento, con innumerevoli proposte per tutti i gusti.
Le iscrizioni sono aperte presso la Pro Loco Crema il lunedì dalle ore 10 alle ore 12 (fino alla fine di ottobre), presso la segreteria  di Uni-Crema, in via Bramante, 65 il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12 e il lunedì e il mercoledì dalle 15 alle 17.