IL VESCOVO MONS. DANIELE GIANOTTI PARTE OGGI PER L’URUGUAY IN VISITA ALLA PARROCCHIA DI DON FEDERICO BRAGONZI

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Oggi il vescovo mons. Daniele Gianotti parte per l’Uruguay. Accompagnato dal vicario generale don Maurizio Vailati, da don Francesco Ruini e dal presidente della Commissione per la Pastorale Missionaria Enrico Fantoni, con la moglie Mimma. Una visita pastorale alla parrocchia di don Federico Bragonzi per verificare e impostare il progetto missionario Crema-Lodi. Il nostro de Il Nuovo Torrazzo (www.ilnuovotorrazzo.it) seguirà la visita passo per passo.
 
OBIETTIVI E PROGRAMMA
Nei giorni scorsi abbiamo ascoltato il vescovo Daniele per farci spiegare il significato del viaggio, proponendoci di intervistarlo, al ritorno, per raccogliere le sue impressioni. 
Quale, Eccellenza, l’obiettivo preciso della visita in Uruguay?
“L’obiettivo è di conoscere la diocesi di San Josè de Majo e la realtà nella quale sta lavorando don Federico; di restituire la visita che il vescovo Arturo ha fatto qui a Crema recentemente e di conoscere la realtà della Chiesa in Uruguay per capire meglio quale sarà la nostra collaborazione e le proposte che verranno da là. Infine lo scopo è anche di incontrare don Federico e testimoniargli la vicinanza del Vescovo e della diocesi.”
Il programma della visita? Avrà incontri con il Vescovo locale e altri missionari o responsabili?
“Il programma prevede due o tre giorni in diocesi di San Josè e la visita alla parrocchia dove sta lavorando don Federico. Potremo così conoscere la realtà di quella Chiesa, i sacerdoti, le varie sue componenti.
Un secondo momento sarà a Cardona, la diocesi confinante, dove lavorano i preti di Lodi nella cui abitazione si ritrova anche don F ederico due giorni la settimana per un’esperienza di vita comune. 
Gli incontri e gli appuntamenti programmati da don Federico dovrebbero permetterci una conoscenza abbastanza dettagliata della diocesi e della missione.
Non riusciremo, invece, a fare una puntata a Buenos Aries perché non si trova il tempo.”
 
NON SOLO AMERICA LATINA?
La situazione delle “missione cremasche” e dei missionari cremaschi è un po’ in declino, per vari motivi, soprattutto per mancanza di ricambio dei missionari. Ha l’intenzione di affrontare globalmente il problema, tenendo presenti anche le Chiese di altri continenti, ad esempio l’Africa dove ha lavorato per tanti anni un grande parroco, don Angelo Madeo?
“Credo che dobbiamo ancora considerare affettivamente (e lo sosteniamo economicamente) il rapporto con il Guatemala dove c’è il nostro vescovo Rosolino. Il centro missionario è in contatto con lui e rimane attivo un rapporto. Per ora non c’è possibilità di sviluppo; non ci sono neanche richieste. 
Per l’Uruguay l’intenzione è di mantenere questo legame, con l’eventualità che – dopo aver consolidato la presenza dei sacerdoti – si possa realizzare anche una presenza di laici. Il che sarebbe una cosa utile e praticabile: insomma, l’obiettivo è quello di confermare questa presenza e farla crescere.
La richiesta più recente che mi è arrivata riguarda l’Albania, in particolare la diocesi di Sapë, dove lavora don Giovanni Fiocchi, un prete cremonese presente dagli Anni novanta e dove ci sono stati preti di Reggio Emilia. L’ultimo fino al settembre scorso. Conosco bene il Vescovo, uno dei primi preti ordinati dopo la fine del regime, don Simon Kulli: un vescovo di 41 anni, che ho incontrato il luglio scorso nella sua diocesi. Lì la situazione è piuttosto difficile. La diocesi di Reggio non ha più nulla in programma… per ora ci viene di richiesto di prestare attenzione.”
 
LE PARROCCHIE SONO MISSIONARIE?
Per quanto ha potuto vedere in questo anno di presenza tra noi, ritiene che le parrocchie vivano un significativo spirito missionario?
“La mia impressione è che ci sia una buona attenzione alla realtà missionaria, favorita anche dai missionari degli istituti Sma, padre Zanchi, padre Marchetti e di altri istituti (sacerdoti e suore). È un aspetto molto bello della diocesi di Crema che mi ha molto colpito fin da quando sono arrivato. 
Durante la veglia di ottobre è stato sorprendente vedere tanti gruppi missionari che hanno dato segno di quanto stanno facendo. Ricordo in particolare quello di padre Pizzi.
La mia impressione è che ci sia attenzione e disponibilità: questo fronte di cooperazione con la Chiesa è molto aperto bello e vitale.
Ricordo anche i giovani che fanno esperienze di missione durante l’estate… ho parlato con una ragazza che è stata in Rwanda e mi ha davvero colpito”.
 
IL GRANDE MISSIONARIO ALFREDO CREMONESI
Un rilancio dello spirito missionario potrebbe venire dalla beatificazione del nostro grande missionario nell’allora Birmania, padre Alfredo Cremonesi: i prossimi giorni saranno decisivi per la sua beatificazione. 
“Questa è una cosa grossa. Ieri mi ha scritto il postulatore del Pime, Giovanni Musi dicendosi molto ottimista sulla conclusione positiva della causa. 
Siamo in  attesa – scrive – del risultato del Congresso teologico della Congregazione delle Cause dei Santi, che si terrà in febbraio per esaminare la Positio sul Servo di Dio. Abbiamo motivi fondati per ritenere che il voto dei Consultori teologi del Dicastero pontificio sarà pienamente favorevole. Ritengo infatti che la Postulatrice dott.ssa Consolini, coadiuvata dall’esperto marito dott. Fausto Ruggeri, abbia fatto un ottimo lavoro con la sua Responsio, accurata ed esauriente, redatta sulla base della documentazione estratta dall’Archivio Generale del PIME. La successiva sessione ordinaria dei cardinali e vescovi della Congregazione non farà altro che “suggellare” – così speriamo – il parere favorevole dei teologi, dando a sua volta sentenza favorevole alla promulgazione del decreto sul martirio con la concessione del titolo di Venerabile al Servo di Dio Alfredo Cremonesi, che potrà così essere beatificato senza ulteriori requisiti.”
A quando la sentenza?
“L’incontro avverrà l’8 febbraio, giorno successivo l’anniversario del suo martirio. Questo dovrebbe essere dunque l’anno buono. Sono molto contento se andrà in porto quest’anno la beatificazione di padre Cremonesi, che proclameremo beato qui, nella nostra cattedrale.
Nella citata lettera padre Musi, ricorda con simpatia anche la celebrazione dello scorso anno: Ricordo con immensa gratitudine l’accoglienza cordiale e fraterna che il 7 febbraio dello scorso anno mi è stata riservata, in particolare da don Giuseppe Pagliari, dai coniugi Fantoni e da una gentilissima suora (di cui non ricordo il nome), responsabile della struttura diocesana in cui sono stato ospitato. La Diocesi di Crema celebrava quel giorno il 64° anniversario del martirio del “vostro” e “nostro” padre Alfredo Cremonesi, missionario cremasco del PIME in Myanmar. Durante la solenne concelebrazione vespertina in cattedrale, presieduta da don Maurizio Vailati, mi è stato concesso l’onore di proferire l’omelia, di cui Il nuovo Torrazzo avrebbe pubblicato ampi stralci pochi giorni dopo. 
Concludendo voglio ricordare padre Gheddo, recentemente scomparso. La nostra diocesi ha un debito di gratitudine nei suoi confronti: è lui, infatti, che ha attirato l’attenzione su padre Alfredo, pubblicandone anche la biografia.
 
Vado in Uruguay quindi con questa speranza. Nel mentre chiedo a tutti di accompagnare me e i miei collaboratori con la preghiera”.