IL MESSAGGIO DEL VESCOVO DANIELE PER LA QUARESIMA

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Inizia con oggi, Mercoledì delle Ceneri, il cammino della Quaresima. Riportiamo il messaggio che il vescovo Daniele ha indirizzato alla nostra comunità diocesana.

A questa pagina si possono trovare le riflessioni quotidiane proposte dal Vescovo Daniele nei primi giorni della Quaresima e in rapporto alla situazione dell’epidemia del ‘Coronavirus’

Carissimi fratelli e sorelle di questa diocesi di Crema,

saluto tutti voi con affetto mentre, con tutta la Chiesa, ci disponiamo a iniziare il «tempo favorevole» della Quaresima.

  1. Avevo incominciato a scrivere giorni fa questo Messaggio guardando anzi­tutto alla Pasqua, perché è ad essa che questo tempo di grazia vuole condurci; e guardan­do poi al dono dell’incontro con papa Francesco, in programma per la nostra Chiesa cremasca nei giorni che seguiranno la celebrazione pasquale, saba­to 18 aprile.

Lo sguardo resta ancora orientato là. In qualunque circostanza, la Pasqua del no­stro Signore Gesù Cristo, crocifisso e risorto, rimane il cuore della storia secon­do il disegno di Dio. E da oltre venti secoli Pietro continua a proclamare che Gesù, il croci­fisso che Dio ha risuscitato da morti, «è la pietra, che è stata scartata da voi, costrut­tori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvez­za…» (Atti 4, 11-12). Al termine della Quaresima rinnoveremo questa professio­ne di fede celebrando la Pasqua del Signore; e incontreremo, a Dio piacendo, il successore di Pietro, per sentirci da lui confermati in questa fede e incoraggiati a darne testimonianza davan­ti ai fratelli.

È chiaro, tuttavia, che non potrei rivolgermi a voi, in questo inizio di Quaresi­ma, senza tener conto del momento molto particolare che stiamo vivendo, e che rende eccezionale anche il modo in cui entriamo in questo tempo speciale della vita cristia­na.

L’emergenza sanitaria, determinata dalla diffusione del cosiddetto Coronavi­rus, tocca molto da vicino la nostra terra lombarda, e ci costringe a modificare pro­grammi e stili di vita secondo modalità che avremmo giudicato impensabili solo qualche settimana fa. Nelle famiglie, sul lavoro, nella scuola, nelle case di cura o di riposo, nei luoghi di socializzazione e in tante altre situazioni, viviamo disagi di non poco conto: a tutti esprimo la mia vicinanza e comprensione.

Ci auguriamo che si tratti di un’emergenza di breve durata; nel frattempo, sia­mo chiamati a comportamenti responsabili, anche per non creare ansietà e allar­mismi inutili e controproducenti, e per facilitare il lavoro impegna­tivo di chi è pre­posto alla tutela della salute di tutti e ha il compito di assicurare una vita or­dinata e pacifica dei nostri paesi e della nostra società.

Desidero esprimere la vicinanza della Chiesa cremasca agli ammalati, e alle fa­miglie di chi ha perso una persona cara; e siamo grati al personale sanitario, a chi ha responsabilità politiche e amministrative e alle forze dell’ordine per quanto stanno facendo in una situazione che è in certa misura senza precedenti. Alla gra­titudine aggiungo la rinnovata dispo­nibilità della diocesi, in tutte le sue articola­zioni, a collaborare in quan­to possi­bile per il bene comune, con un’attenzione particolare ai più deboli e bisognosi.

 

  1. Per noi cristiani (ma, vorrei sperare, non solo per noi), le circostanze che stiamo vivendo possono essere anche un’occasione di progres­so nella fede e nel­la nostra vita secondo il Vangelo. Molte domande nascono nei nostri cuori e arrivano probabilmente sulle no­stre labbra. Ad alcune di esse potrà rispondere, almeno fino a un certo punto, la scienza: qual è l’origine di questo virus ‘nuovo’? quali le sue conseguenze? come possiamo tenerlo sotto controllo? quali cure si possono at­tuare?…

Ma ci sono interrogativi che sollecitano la nostra vita di credenti. Come possia­mo vi­vere davanti a Dio il senso di incertezza che ci prende in questi giorni? Qua­le si­gnificato spirituale può assumere la malattia, e anche la cura? In che modo ciò che stiamo vivendo ci interpella sull’approccio che diamo di solito alla nostra vita?

Siamo probabilmente rimasti sconcertati da alcune misure che le diocesi, in­clusa la nostra, hanno preso in questi giorni: misure forse anche eccessive, ma ri­spondenti a un supplemento di cautela e, in ogni caso, concordate con l’autorità pubblica. Ringrazio tutti i sacerdoti per l’applicazione di queste disposizioni, ma soprattutto per l’attenzione e la vicinanza che, ne sono certo, continuano a offrire ai loro fedeli con la loro preghiera e con la sollecitudine pastorale.

Da questa situazione insolita nascono certamente altre questioni importanti. La sospensione della celebrazione pubblica delle S. Messe, specie di domenica, come sollecita la nostra consapevolezza del dono dell’Eucaristia? L’impossibilità di incominciare con gesti comunitari la Quaresima, come interpella il nostro im­pegno personale e famigliare di credenti? La chiusura dei nostri Oratori, come ci fa riflettere sulla vocazione edu­cativa delle nostre comunità cristiane? La com­prensibile maggior prudenza nell’accostarci agli ammalati, ci induce solo a «di­fendere noi stessi», o può generare in noi una cura e una vicinanza più attente e premurose? Ci limite­remo a ridurre o sospendere per prudenza servizi di ascol­to, di prossimità e cari­tà, o sapremo lasciar­ci animare dalla fantasia dello Spirito per essere attenti in modo nuovo e creativo a chi è più povero e bisognoso?

 

  1. Avrei voluto dedicare questo Messaggio di inizio Quaresima a suggeri­re qualche risposta ad alcuni, almeno, degli interrogativi che ho provato a richiama­re. Mi sono reso conto, tuttavia, che questo testo sarebbe di­ventato troppo lungo. Sull’esempio di qualche confratello Vescovo, ho pensato quindi a una scelta di­versa.

In questi primi giorni di Quaresima, e finché saranno in atto le misure restrit­tive che io stesso ho indicato alla diocesi (cf. Comunicato del 24 febbraio 2020), mi pro­pongo di offrire una riflessione quotidiana, diffusa attraverso i mezzi di comunica­zione diocesani, e nella quale affrontare brevemente, in quanto possibi­le, l’una o l’altra delle questioni che ho evocato prima. Il pri­mo di questi inter­vent­i sarà l’omelia della Messa per questo Mercoledì delle Ce­neri, che pre­siederò oggi, alle ore 18, in Cattedrale: Messa celebrata solo con alcuni sa­cerdoti, ma dif­fusa attra­verso i mezzi di comunicazione per tutti quelli che vor­ranno unirsi così alla preghie­ra della Chiesa.

Nei giorni successivi intendo proporre interventi di non più di quattro-cinque mi­nuti, di cui sarà disponibile anche il testo scrit­to, e che si potranno vedere o ascoltare attraverso i siti internet della diocesi, del Nuovo Torrazzo, Radio Anten­na5 ed eventualmente altri siti internet che fanno riferimento alla nostra Chiesa. (Per un elenco degli interventi, vedere a questo link).

Spero di offrire così qualche elemento di riflessione mentre, al tempo stesso, ac­coglierò volentieri eventuali domande, provocazioni e riflessioni che potranno veni­re anche da voi. Sarà una conversazione un po’ a distanza ma, spero, non inu­tile per incamminarci insieme in questa Quaresima, che inizia in modo così ano­malo. Ringrazio fin d’ora i collaboratori dei mezzi di comunicazione per il soste­gno che daranno a questa iniziativa.

Nel frattempo, però, restano più che mai determinanti gli strumenti spirituali che la tradizione della Chiesa ci offre in ogni Quaresima. Nel vangelo di questo giorno delle Ceneri (Mt 6,1-6.16-18), Gesù ci ricorda il valore della preghiera, del digiuno e dell’elemosi­na.

Nel dialogo con Dio anche le nostre domande e inquietudini hanno il luogo dove precisarsi e soprattutto trovare una risposta, forse non immediata, ma che deriverà dalla fede che si mette in ascolto; e potremo vivere anche l’intercessione di preghie­ra gli uni per gli altri. La temporanea sospensione della celebrazione eucaristica pubblica ci può aiutare a riscoprire e praticare anche altre forme di preghiera, in particolare la Liturgia delle Ore e il S. Rosario, col quale affidarci all’intercessio­ne della Vergine Ma­ria.

Le limitazioni che stiamo vivendo in questi giorni potranno farci capire meglio anche la pratica del digiuno: ne saremo aiutati per una ricerca sempre più vera di ciò che è essenziale per la nostra vita e per crescere in uno stile di sobrietà, soli­darietà e condivi­sione. Allora anche l’elemosina diventerà attenzione premurosa per chi è più povero e bisognoso e che, proprio anche in questo difficile frangen­te, la Chie­sa e ogni singo­lo cristiano intendono circondare di particolare attenzio­ne e cura.

Nei prossimi giorni, anche in base all’evolversi della situazione, potremo pre­cisare meglio gli altri appuntamenti della Quaresima, per ora sospesi. Continuia­mo a preparare con fiducia il pellegrinaggio a Roma e l’incontro con papa France­sco, pre­visto per il 18 aprile. Portiamo sempre nel cuore e nella preghiera p. Gigi Maccalli, la sua lunga sofferenza e tribolazione e quella di quanti patiscono a cau­sa della loro fede. Le limitazioni e precarietà di questi giorni ci uniscano sempre più al Signore Gesù nel suo deserto quaresimale, perché possiamo partecipare con lui alla gioia della Pasqua. I «nostri» martiri, il medico san Pantaleone, e il beato Alfredo Cremo­nesi, intercedano per noi. Buona Quaresima!

 

Crema, 26 febbraio 2020

Mercoledì delle Ceneri

+Daniele Gianotti, vescovo