Etica della responsabilità in politica e processi democratici

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In preparazione alla 50a Settimana Sociale dei cattolici in Italia, che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024, su “Al
cuore della democrazia: partecipare tra storia e futuro”, la commissione diocesana per la Pastorale sociale e del
lavoro propone un incontro di approfondimento e condivisione
MARTEDÌ 5 DICEMBRE alle ore 20.45
presso la sala conferenze del Centro giovanile San Luigi, in via Bottesini, 2 – Crema
Relatore: mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e
presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università.
L’incontro è aperto a tutte le persone che condividono il desiderio di partecipare attivamente alla costruzione di
una società più giusta e solidale; in particolare quelle impegnate nel sociopolitico.
Viviamo in un tempo in cui la democrazia appare in difficoltà in varie parti del mondo, sia dal punto di vista della
tenuta delle istituzioni, sia da quello del coinvolgimento popolare nei processi decisionali.
Prima ancora di essere una forma di governo la Democrazia è un desiderio profondamente umano: quello di vivere
insieme volentieri e non perché costretti, sperimentando la comunità come il luogo in cui tutti sono rispettati,
custoditi, sono protagonisti e impegnati in favore degli altri.
In questi anni invece si assiste a un ritrarsi nel privato, a una rinuncia alla fatica delle relazioni. E al contempo sono
cambiate le forme nelle quali i cittadini prendono parte alla vita civile: non sempre procedono dall’alto attraverso la
mobilitazione di corpi intermedi e forme associative – dai partiti al sindacato, dalle cooperative alle associazioni di
volontariato – ma hanno spesso forma più libera e fluida.
La Democrazia cresce con l’uso e con la partecipazione, mentre si impoverisce se diventa processo formale,
burocrazia, procedura senza anima; e genera disillusione, frustrazione nei cittadini, disinteresse, spinte individualiste
che lasciano poco spazio per pensare il futuro e costruire il bene comune. Vanno così crescendo la disaffezione verso
la politica e la sfiducia verso i processi democratici, con il conseguente allontanamento delle persone dall’esercizio
del diritto di voto.
Proprio oggi che le tante componenti della crisi richiederebbero capacità di costruire alleanze, reti sovranazionali,
il mondo sembra fare passi indietro: la guerra torna a devastare nel cuore dell’Europa e – in queste ultime settimane
– nel Medio Oriente.
La frattura tra Paesi ricchi e Paesi poveri sembra accentuarsi e crescono in modo esponenziale le differenze
all’interno dei Paesi tra chi ha molto e chi è escluso da tutto.
Ancora una volta vogliamo credere che le crisi possano essere comprese e attraversate con la condivisione e con
l’ascolto. Serve un’intelligenza appassionata che faccia comprendere i problemi ma anche individuare le vie d’uscita,
che non potranno essere solitarie e individuali, ma chiedono la forza di riconoscersi, ascoltarsi e aprirsi alla scoperta.
Si tratta di un impegno inclusivo, aperto, che chiama in causa tutti coloro che hanno a cuore il bene di questo Paese
e magari hanno smarrito il senso e il perché del proprio essere cittadini

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