CONFERENZA STAMPA DEL PAPA NEL VOLO DALLA COLOMBIA A ROMA

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Il riscaldamento dell’atmosfera ha un effetto sui cambiamenti climatici? “Chi nega questo deve andare dagli scienziati e domandare loro. Loro parlano chiarissimo. Gli scienziati sono precisi”. È una delle risposte date dal Papa nella conferenza stampa svoltasi questa mattina sul volo di ritorno da Cartagena, in Colombia, a Roma. “L’altro giorno – le parole di Francesco a braccio, conversando con i giornalisti –  quando è uscita la notizia di quella nave russa  che è passata dalla Norvegia al Giappone o a Taipei passando dal Polo Nord, senza il rompighiaccio, e le fotografie facevano vedere pezzi di ghiaccio … ma, per il Polo Nord, adesso, si può passare. È molto chiaro. È molto chiaro. Quando è uscita quella notizia, da una università – non ricordo dove – ne è uscita un’altra che diceva: ‘Abbiamo soltanto tre anni per tornare indietro. Al contrario, le conseguenze saranno terribili’”. “Io non so se è vero ‘tre anni’ o no; ma che se non torniamo indietro, andiamo giù, quello è vero”, il commento del Papa: “Il cambiamento climatico, si vedono gli effetti e gli scienziati dicono chiaramente la strada da seguire. E tutti noi abbiamo una responsabilità: tutti. Ognuno una piccolina, più grande, una responsabilità morale: nell’accettare, dare l’opinione o prendere decisioni … E dobbiamo prenderlo sul serio. Credo che sia una cosa su cui non scherzare: è molto seria. E lei mi chiede: ma qual è la responsabilità morale? Ognuno ha la sua. Anche i politici hanno la loro. Ognuno ha la propria. Secondo la risposta che dà”.
Una domanda gli è stata rivolta sulpresidernte Trump e sulle sue ultime decisioni: “Staccare i giovani dalla famiglia non è una cosa che dà un buon frutto: né per i giovani, né per la famiglia”, è stato il commento del Papa sulla decisione del presidente americano, Donald Trump, di abolire la legge sui “dreamers”. “Io penso che questa legge venga non dal Parlamento ma dall’esecutivo, se è così, ma non sono sicuro, c’è speranza che la si ripensi un po’”, l’auspicio di Francesco. “Perché io ho sentito parlare il presidente degli Stati Uniti”, ha affermato Francesco: “Si presenta come un uomo pro-life, e se è un bravo pro-life capisce che la famiglia è la culla della vita e che se ne deve difendere l’unità”. “Quando i giovani si sentono – in generale, sia questo caso o in altri casi – sfruttati, come in tanti casi, alla fine si sentono senza speranza”, l’analisi del Papa: “E chi la ruba? La droga, le altre dipendenze, il suicidio … Il suicidio giovanile è molto forte, e viene quando vengono staccati dalle radici. È molto importante il rapporto di un giovane con le sue radici. I giovani sradicati, oggi, chiedono aiuto: vogliono ritrovare le radici. Per questo io insisto tanto sul dialogo tra giovani e anziani, un po’ scavalcando i genitori. Che dialoghino con i genitori, ma gli anziani … perché lì ci sono le radici, e sono un po’ più lontane, per evitare i conflitti che possono avere con le radici più prossime, no?, come quelle dei genitori. Ma i giovani, oggi, hanno bisogno di ritrovare le radici. Qualsiasi cosa che vada contro le radici, ruba loro la speranza”.
“Io sento il dovere di gratitudine verso l’Italia e la Grecia, perché hanno aperto il cuore ai migranti”. Il Papa ha risposto così ad una domanda dei giornalisti italiani sulle migrazioni, a bordo del volo papale da Cartagena, in Colombia, a Roma. “Ma non basta aprire il cuore”, ha proseguito ribadendo la sua ricetta sui flussi migratori: “Il problema dei migranti è, primo, cuore aperto, sempre. Anche è un comandamento di Dio, di riceverli, ‘perché tu sei stato schiavo, migrante in Egitto’: questo dice la Bibbia. Ma un governo deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza”. 
Francesco è entrato poi nel dettaglio delle politiche migratorie: “Primo: quanti posti ho? Secondo: non solo riceverli; integrarli. Integrarli. Io ho visto esempi – qui, in Italia – di integrazione bellissimi; quando sono andato all’Università Roma III, mi hanno fatto domande quattro studenti; una, l’ultima, che ha fatto la domanda, io la guardavo: ma questa faccia la conosco… Eh … era una che meno di un anno prima è venuta da Lesbo con me nell’aereo, ha imparato la lingua, e siccome studiava biologia nella sua patria ha fatto l’equiparazione e ha continuato. Ha imparato la lingua… questo si chiama integrare. In un altro volo – quando tornavamo dalla Svezia, credo – ho parlato della politica di integrazione della Svezia come un modello, ma anche la Svezia ha detto, con prudenza: ‘Il numero è questo; di più, non posso’, perché c’è il pericolo della non-integrazione”. Terzo, ha proseguito il Papa: “C’è un problema umanitario. L’umanità prende coscienza di questi lager… Primo, gli sfruttatori …”. Poi il giudizio sul governo italiano: “Mi dà l’impressione che stia facendo di tutto per lavori umanitari di risolvere anche il problema che non può assumere. Ma cuore sempre aperto, prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria”. Secondo il Papa, infine, “c’è nell’incosciente collettivo nostro un motto, un principio: ‘L’Africa va sfruttata’. Oggi a Cartagena abbiamo visto un esempio dello sfruttamento, umana, in quel caso. E un capo di governo ha fatto, su questo ha detto una bella verità. ‘Quelli che fuggono dalla guerra, è un altro problema; ma tanti che fuggono dalla fame: facciamo investimenti lì, perché crescano’. Ma nell’incosciente collettivo c’è che ogni volta che tanti Paesi sviluppati vanno in Africa, è per sfruttare. E dobbiamo capovolgere questo: l’Africa è amica è va aiutata a crescere”.
Il Papa ha risposto anche a una domanda sulla situazione del Venezuala, affermando: “Credo che la Santa Sede abbia parlato forte e chiaramente. Quello che dice il presidente Maduro, che lo spieghi lui: io non so cosa ha nella sua mente”. 
 
“La Santa Sede – ha ricordato Francesco ai giornalisti – ha fatto tanto, inviato lì, in quel gruppo di lavoro dei quattro ex-presidenti, ha inviato un nunzio di primo livello, poi ha parlato; ha parlato con persone, ha parlato pubblicamente. Io, tante volte, all’Angelus ho parlato della situazione cercando sempre un’uscita e aiutando, offrendo aiuto per uscire”. “Ma sembra che la cosa sia molto difficile e quello che è più doloroso è il problema umanitario, lì”, ha fatto notare il Papa: “Tanta gente che scappa o soffre, anche c’è … un problema umanitario che dobbiamo aiutare a risolvere in ogni modo”. “Io credo che le Nazioni Unite debbano farsi sentire anche lì, per aiutare”, l’appello finale di Francesco.