Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria – 8 dic. 2022

L’8 dicembre 2022 il vescovo Daniele ha presieduto la celebrazione dell’Eucaristia nella Cattedrale di Crema nella Solennità dell’Immacolta concezione della b. Vergine Maria. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo.

Subito prima del racconto dell’annunciazione a Maria (Lc 1,26-38), nel vangelo di Luca si legge un’altra annunciazione: è quella che riguarda il concepimento di Giovanni il Battista – questo concepimento è il “segno” che l’angelo indica a Maria per sostenere la sua fede e aiutarla a capire che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).
Le condizioni di quel primo annuncio sono un po’ diverse, rispetto a ciò che abbiamo ascoltato adesso nel vangelo. È un annuncio rivolto al padre di Giovanni il Battista, il sacerdote Zaccaria; avviene nel tempio di Gerusalemme, e in un’ora importante, l’ora dell’offerta dell’incenso. Per un sacerdote come Zaccaria, che non apparteneva alla classe dei sommi sacerdoti e che faceva servizio al tempio solo per un paio di settimane all’anno, essere sorteggiato per fare l’offerta dell’incenso non era una circostanza banale: capitava poche volte, nella vita. E quando, nel contesto solenne del tempio e di quell’ora particolare di preghiera, l’arcangelo Gabriele si mostra a Zaccaria vicino all’altare, comprensibilmente egli rimane stupefatto e intimorito (cf. Lc 1,11-12).
Le cose sono molto diverse, per quanto riguarda Maria. Il racconto che abbiamo ascoltato dice semplicemente che l’angelo «entra da lei» (v. 28), cioè – supponiamo – in casa sua, come un visitatore qualsiasi, che entra, saluta e comunica il suo messaggio.
È da notare che Maria non prova timore per l’arrivo dell’angelo: Zaccaria si era intimorito solo al vederlo, prima ancora che egli dicesse una parola. Maria no: sono ‘solo’ le parole misteriose dell’angelo che suscitano in lei turbamento e perplessità. Intendiamoci: non voglio troppo banalizzare l’apparizione, che gli artisti, lungo i secoli hanno rappresentato in tanti modi straordinari; ma credo che si debba sottolineare la dimensione ‘domestica’ dell’annuncio a Maria. È come se, insomma, Dio (di cui l’angelo è il messaggero, come dice il nome stesso aggelos) si trovasse ‘di casa’, entrando da Maria.
Ed è come se Maria, a sua volta, accogliesse la presenza di Dio come una presenza ‘amica’, una presenza che non ha bisogno di tutta la solennità grandiosa del tempio per manifestarsi; e una presenza dalla quale non ci si sottrae – è proprio il contrario di Adamo ed Eva dopo il peccato: si sono nascosti da Dio, non riescono più ad accogliere la sua presenza, anche se Dio era andato verso di loro, anche dopo il peccato, come sempre. Con immagine poetica, il libro della Genesi, subito prima del brano che abbiamo ascoltato come prima lettura, dice che Dio «passeggiava nel giardino alla brezza del giorno» (Gen 3,8): in quel giardino c’erano anche Adamo ed Eva, ma essi appunto si nascondono, si sottraggono alla presenza di Dio.
In fondo, potremmo dire, tutta la questione del rapporto tra Dio e l’uomo si riassume in queste due possibilità: la possibilità della paura, quella dell’uomo che vede in Dio un avversario, un pericolo, una minaccia, e cerca di sottrarsi dalla sua presenza, come Adamo ed Eva; e quella dell’uomo che riconosce e accoglie il desiderio prima di tutto di Dio stesso di trovare, nell’umanità, l’amico, l’ospite, addirittura la sposa con la quale “mettere su casa”.
Maria è immagine di quesa seconda umanità. Ma perché questa possibilità si avveri, perché l’uomo e Dio possano incontrarsi nella pace e nell’amicizia – e perché poi questo incontro tra Dio e l’uomo produca frutti di amicizia e pace \emph{nell}’umanità stessa e in tutta la creazione – bisogna che l’uomo lasci fare a Dio. Lui solo può rimuovere gli ostacoli della paura, delle immagini distorte che l’uomo si fa di Dio – immagini che a volte sono quasi peggio del non credere in Dio.
E Maria di Nazaret è la donna che “lascia fare a Dio”. L’angelo la saluta con questo titolo: «piena di grazia» (v. 28). Più precisamente, però, la parola usata dall’evangelista significa «tu che hai ricevuto grazia», tu che ti sei lasciata raggiungere e riempire dal favore e dalla grazia di Dio.
La fede della Chiesa riconoscerà che questa parola abbraccia tutta l’esistenza di Maria: la ragazza di Nazaret è colei che Dio ha riempito della sua grazia, cioè del suo amore benevolente, fin dal primo istante del suo concepimento – questo è appunto ciò che celebriamo oggi: il concepimento immacolato di Maria, il fatto che sia entrata nel mondo liberata, per dono di Dio, dall’eredità del peccato, cioè, poi, dall’eredità appunto della paura, della distanza piena di timore, che si era instaurata fra Dio e l’uomo.
E questo ci aiuta a capire perché Dio sia “di casa” con Maria. In lei non c’è paura, non c’è bisogno di tenere Dio lontano. E questo le dà la piena libertà di acconsentire all’invito di Dio, di dirgli di sì, perché ciò che è stato anticipato in lei, si possa realizzare in tutti gli uomini.
Per tornare a essere “di casa” con l’umanità, Dio ha scelto, infatti, la via dell’incarnazione, quella che ricorderemo ancora una volta celebrando, fra poche settimane, il Natale, la nascita di Gesù, nato appunto dalla Vergine Maria. In Gesù Cristo, Dio ha scelto di farsi uno di noi, di condividere la nostra vita, di patire le nostre prove, di sperimentare le nostre gioie e i nostri dolori, e persino di donare la sua vita per noi: appunto perché non ci sia più quella paura che c’è stata fin dall’inizio, e tra Dio e l’uomo si possa rinnovare quell’alleanza che è desiderio di Dio, pienezza di vita per l’uomo e promessa di compimento per tutta la creazione.
Tutto ciò, Dio l’ha ormai fatto una volta per tutte, appunto dandoci Gesù, il suo Figlio, nato da Maria. Ma noi sempre abbiamo bisogno di essere aiutati a superare il fossato della paura, che ci fa tenere Dio a distanza, forse anche perché questo ci fa più comodo.
Maria immacolata, che Dio ha “riempito di grazia”, di benevolenza e amore fin dal suo concepimento, ci aiuti con la sua intercessione e il suo esempio, perché anche noi, come lei, sappiamo accogliere Dio che chiede di entrare nella nostra vita e nelle nostre case, senza timori, sperimentando anche noi la gioia della sua presenza e della sua benevolenza.