Sacro Cuore di Gesù 2019 – Omelia

Santuario della B. V. Pallavicina (Izano), 28 giugno 2019

In questa solennità del S. Cuore di Gesù, nessuno dei testi biblici che abbiamo ascoltato ci parla esplicitamente del Cuore di Gesù, e neppure del Cuore di Dio. L’unico «cuore» di cui si parla è il nostro: perché, come abbiamo ascoltato dalla parola di Paolo, nella seconda lettura, «l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5).
Si tratta di una convinzione cara a Paolo: Dio raggiunge, con il dono dello Spirito, il nostro cuore, il centro più intimo e profondo della nostra persona. L’aveva scritto anche nella lettera ai Galati: «Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”», e proprio questa è la dimostrazione decisiva del fatto che noi siamo figli di Dio nel Figlio diletto, Gesù Cristo (cf. Gal 4, 6; e anche 2Cor 1, 22).
In questo modo si compie la profezia di un rinnovamento profondo, radicale, dell’uomo, da parte di Dio. Constatando l’incapacità del suo popolo di rispondere con pienezza alla sua alleanza, attraverso il profeta Dio aveva promesso: «Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme» (Ez 36, 25-27). E questa azione di Dio risponde così anche all’invocazione, al desiderio dell’uomo che misura la sua distanza da Dio a causa del peccato: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito» (Sal 51, 12 s.).
Attraverso il dono dello Spirito, Dio ricostruisce l’uomo nel suo centro più profondo, e lo fa diventare un uomo «secondo il suo cuore». Questa bella espressione, «un uomo secondo il mio cuore», Dio la dice di Davide (cf. At 13, 22; 1Sam 13, 14), che è figura del Messia: e la possiamo senz’altro dire in pienezza per Gesù. Egli è davvero in tutto e per tutto un uomo «secondo il cuore di Dio», ne è anzi la manifestazione visibile, l’icona più piena e completa che si possa immaginare.
Ed è ancora Paolo a farci comprendere in che modo Gesù Cristo rende pienamente visibile il cuore di Dio, dal quale parte anche il rinnovamento radicale del cuore dell’uomo. L’apostolo riassume il tutto nella frase: «Egli è morto per noi» (Rm 5, 8), e proprio così ha «dimostrato» l’amore di Dio, del Padre, nei nostri confronti.  E Paolo ci tiene a sottolineare, come in un crescendo, che Cristo è morto per noi «mentre eravamo ancora deboli» (v. 6), anzi «mentre eravamo ancora peccatori» (v. 8) e, addirittura, «quando eravamo nemici» (v. 10)! Morendo per noi deboli, peccatori, nemici, Gesù ha «dimostrato», nel modo più pieno che si possa immaginare e con una sintonia unica, insuperabile, che cosa c’è nel «Cuore di Dio».
Ma se il frutto di tutto questo è l’amore di Dio – l’amore di Dio per noi – riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito, la conseguenza è ovvia (per lo meno per dei credenti): Dio rende anche ciascuno di noi «uomo o donna secondo il suo cuore». Lo Spirito raggiunge il nostro cuore per trasformarci; toglie da noi, secondo la profezia, il «cuore di pietra», per sostituirlo con un «cuore di carne», capace di battere all’unisono con il cuore di Dio, quale ci è stato «dimostrato» da Gesù Cristo.
Dove questa trasformazione possa condurre, lo si può vedere in molti modi. L’immagine del pastore, che ci è stata proposta della parola di Gesù nel vangelo, ma anche nella prima lettura e nel salmo responsoriale, suggerisce di vedere proprio nel ministero dei «pastori» una manifestazione particolare del «cuore di Dio». In questi giorni, quasi tutti i nostri preti hanno ricordato l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale: rendendo grazie per il loro ministero (che vediamo riassunto, in certo modo, nel traguardo straordinario degli 80 anni di vita sacerdotale di don Bernardo Fusar Poli, che festeggeremo domani), al termine di questa giornata che è dedicata anche in modo particolare alla santificazione dei sacerdoti, chiediamo a Dio di rinnovare nel cuore di tutti i nostri preti il desiderio profondo e la gioia di far giungere alle parrocchie e a tutti quelli che incontrano la forza e la bellezza dell’amore di Dio.
Il mistero di questo amore, raccolto nell’icona del Sacro Cuore di Gesù, ha ispirato nel tempo anche molti istituti religiosi, tra i quali quello delle Apostole del Sacro Cuore, che per dieci anni hanno servito il nostro bel santuario della Pallavicina. La riconoscenza per la loro presenza, il loro servizio, la loro testimonianza, si mescola, questa sera, con il dispiacere di vederle partire. Ci conforti il fatto che i vincoli di amicizia e di comunione nella fede rimangono vivi e forti anche al di là delle relazioni visibili. Ai piedi della Beata Vergine Pallavicina, care sorelle, ci ricorderemo di voi e affideremo voi e il vostro Istituto all’intercessione della Vergine e della vostra fondatrice, la beata Clelia Merloni, perché Dio continui a benedirlo e ad arricchirlo anche di nuove vocazioni.
Essere uomini e donne «secondo il cuore di Dio», finalmente, è un dono, una vocazione e un compito per ciascuno di noi. Dio non trasforma il nostro cuore con il dono del suo Spirito perché il tutto rimanga solo un fatto intimo, interiore. La consonanza di Gesù con il cuore di Dio si manifesta visibilmente nella sua vita: egli accoglie i deboli, i malati, per offrire loro consolazione e salute; egli non ha paura di condividere la tavola con i peccatori, di accostare quelli che il suo mondo respinge, per testimoniare loro la gioia del Padre che dona il perdono e rende possibile la conversione; e si espone all’inimicizia, sopporta la violenza che si abbatte su di lui, risponde costantemente all’offesa con il perdono, alla menzogna con la verità, al male con il bene… perché così è il cuore di Dio!
Seguiamo anche noi la sua via, e lo Spirito ci renda capaci di «dimostrare» con la nostra stessa vita, la ricchezza sovrabbondante dell’amore di Dio riversato nei nostri cuori.