OMELIA PER LA VEGLIA DEI GIOVANI NELLA DOMENICA DELLE PALME

Cattedrale di Crema, 24 marzo 2018

1. Al saluto dell’angelo, Maria «fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo» (Lc 1, 29). Sorprende, ma è anche bello pensare che Maria si sia posta una domanda di questo genere. Perché è una domanda che probabilmente ci accade di fare spesso: che senso ha questa o quella cosa, questo o quel comportamento, questa o quella vicenda?
Dato poi che Maria si interroga sulle parole dell’angelo, che portano il saluto di Dio, non è affatto fuori luogo neppure chiedersi: che senso ha l’essere credenti? Che senso ha il Vangelo? E ciò che la Chiesa annuncia e insegna?
E, naturalmente, anche ciò che stiamo facendo qui, questa sera: che senso ha? Che senso ha un gesto come la professione di fede, che faranno questa sera alcuni nostri amici e amiche? È una domanda che abbiamo provato ad affrontare anche insieme, qualche settimana fa, perché non è una cosa che va da sé.

Questa domanda sul senso torna buona anche a proposito dei testi, delle preghiere e dei gesti che stiamo vivendo questa sera, e che sono anche invito a intraprendere o continuare un cammino: il cammino della vita, per dire una cosa grossa; e anche un cammino che la nostra diocesi (come sono chiamate a fare tutte le diocesi italiane) propone ai giovani: l’invito a metterci in strada, nell’estate prossima, in un cammino di incontro con il Signore, fra di noi e con altri, e che avrà il suo culmine nel ritrovo dei giovani italiani intorno al Papa, in agosto; e questo in vista anche del Sinodo per i giovani, che poi si terrà in ottobre.

Quando ci si mette in cammino, inevitabilmente si pone una questione di «senso», cioè di direzione: dove ci condurrà, questo cammino? Dove ci conduce, il cammino della vita? Ha un senso?
C’è chi risponde: no, non ha nessun senso! Poi, magari, chi dice così non tira nessuna conclusione tragica, si accontenta di dire: tutto è più o meno insensato, accontentiamoci di quel che possiamo spremere dalla vita, in modo da renderla il più sopportabile possibile, e non cerchiamo altro. Qualcuno può fare questo discorso in modo cinico: l’importante è che me la cavi io, in questa situazione insensata, gli altri si arrangino come possono. Altri, che pure pensano che il cammino della vita non abbia molto senso, conservano però anche un sentimento di solidarietà, di compassione: non c’è un senso, ma almeno cerchiamo di aiutarci gli uni gli altri a sopravvivere…

Qualcuno pensa che un senso, se c’è, è quello che mi costruisco io: non lo devo cercare, non lo devo trovare ma, piuttosto, me lo fabbrico io, con le mie risorse, le mie capacità… Forse anche consapevole dei miei limiti ma, in ogni caso, con l’idea che basto a me stesso – o, al plurale, che noi bastiamo a noi stessi…

2. «Che senso ha questo saluto?», si chiede Maria, interpellata dall’angelo. E la risposta è: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (v. 30). E possiamo ritradurlo così: non temere, perché c’è qualcuno che da sempre ti ama, e ti offre il senso della tua vita dentro a un progetto di amore – perché questo appunto significa significa la parola «grazia».
Per Maria, il senso del cammino della vita si dischiude anzitutto in questa scoperta meravigliata: c’è chi ti ama, e desidera per te, da sempre, una vita piena, bella, sensata. C’è chi lo desidera per te, e ti chiama a questo: ed è il Dio che fa grazia, il Dio fedele, che non ha cessato di manifestare in tanti modi la sua premura per l’uomo, e il suo desiderio che egli non si perda, vagando senza meta.

Ma chi ti chiama a questo non ti imporrà mai di camminare nella sua via, se tu non lo vuoi. L’amore di Dio ti indica, o meglio ti offre, il cammino della vita, ma aspetta la tua risposta: aspetta – e rispetta – la tua libertà. E la rispetta profondamente, tanto che a Maria è possibile fare delle domande che sono proprio il contrario di un entusiasmo facile e superficiale: «Come avverrà questo…?» (cf. v. 34).
Dio non chiama ad accogliere il senso della vita, che egli ci propone in Gesù Cristo e nel vangelo, a scatola chiusa. La nostra risposta, e il modo in cui la maturiamo, spesso in tempi e con percorsi diversi, conta, e conta molto, per Lui.
Certo, ci invita a rispondere nella fede, come fa Maria, di cui si dirà: «Beata colei che ha creduto» (cf. v. 45); ma la fede non è stupidità, e la risposta nella fede è appunto ciò che ci dischiude un senso buono della vita: dove non pretendiamo garanzie, ma ci basta la fiducia che l’amore di Dio non ci abbandonerà, ovunque il cammino con lui potrà portarci.

3. Più avanti ascolteremo la testimonianza su p. Alfredo Cremonesi, il nostro missionario che già prima dei vent’anni risponde alla vocazione missionaria a cui si sente chiamato, e a 23 anni parte per la Birmania, da dove non farà più ritorno, rimanendo là fino alla morte violenta, subìta all’età di 50 anni, il 7 febbraio 1953. Associamo questa testimonianza a quella di tanti altri «missionari martiri» che, da qualche anno, la Chiesa ricorda proprio il 24 aprile, giorno dell’assassinio del beato, e prossimamente santo, vescovo Oscar Romero. Solo lo scorso anno 2017, ventitrè fra laici, sacerdoti e religiosi sono stati uccisi mentre si impegnavano a vivere quella missione che dava senso alla loro vita.

Nella testimonianza di questi nostri fratelli e sorelle vi invito a leggere questa semplice, ma determinante convinzione: se c’è qualcosa per cui vale la pena di spendersi fino a morire – se c’è qualcosa che dà veramente senso pieno alla vita – allora, e solo allora, possiamo vivere.

Professare la fede si può fare in tanti modi, e certo non si esaurisce nel gesto bello che questi giovani e ragazze faranno stasera (e loro per primi lo sanno molto bene): in ogni caso, significa sempre riconoscere che Dio, nel suo amore fedele, mi dischiude il senso della vita, e lo offre alla mia libertà perché io possa camminare verso la pienezza di vita che Egli ha preparato per me.

Proviamo davvero a mettere da parte le nostre paure e ad affidarci, come Maria, al Dio che ci ama. «Cammineremo nella libertà», l’abbiamo anche cantato poco fa. Non è detto che sarà sempre un cammino privo di incidenti: come potremmo pretenderlo, mentre stiamo per celebrare la Pasqua del Signore? Ma proprio la Pasqua ci assicura che questo cammino nella libertà ha un senso, il solo, anzi, che ci farà vivere in pienezza.