Conferimento del lettorato a Cristofer Vailati – Omelia

Basilica di S. Maria della Croce, Crema, 13 marzo 2019

È bello e consolante vedere (come nella prima lettura: Giona 3,1-10) Dio che affida una missione al suo profeta, il profeta che la compie prontamente, anche se è una missione che ha di che spaventare (Ninive, la città iniqua, è presentata come una megalopoli, ‘tre giorni di cammino’: che cosa può fare il profeta da solo, nei suoi confronti?), la città che al primo risuonare della parola profetica si converte in blocco, come un sol uomo (anzi, animali compresi); e infine Dio che, vedendo tutto questo, ‘si ravvede’ riguardo al male che aveva minacciato di fare, e non lo fa.
E vissero tutti felici e contenti, verrebbe da dire! In realtà, se potessimo continuare la lettura del libro, ci accorgeremmo che qualcuno non è contento: e si tratta proprio del profeta. A Giona questo lieto fine non va giù; non gli piace che Dio – come dirà lui stesso, ma con amarezza e rancore – sia «un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato» (4, 2). Per questo, confessa ancora il profeta, quando Dio gli aveva affidato una prima volta la missione, egli era fuggito, se n’era andato proprio nella direzione opposta: non per paura, non per viltà, ma perché gli premeva più di salvare la sua faccia, che non di acconsentire al desiderio profondo di Dio; perché, se il profeta annuncia la catastrofe, la punizione, e poi questa non si realizza, che figura ci fa? Ed è proprio ciò che è accaduto: il profeta aveva annunciato la sventura e Dio, con il suo «perdonismo», gli manda all’aria tutto…

Giona, dice Gesù nel vangelo (Luca 11, 29-32), è un segno: potremmo dire che è un segno a doppio taglio. Da una parte, infatti, egli è il segno di come Dio continua a offrire sempre all’uomo la possibilità della conversione, della vita nuova; e se «questa generazione», dice Gesù, non se ne accorge – o non vuole accorgersene – non è certo perché Dio non faccia la sua parte, anzi: in Gesù stesso, Dio le ha donato non solo un profeta, ma Qualcuno che è più di un profeta, Qualcuno che è più della sapienza leggendaria di Salomone…
Se «questa generazione» non se ne accorge, se cerca un altro segno, è perché nel suo cuore porta qualcosa di Giona, del Giona che non sa sintonizzarsi con Dio, il Giona che si rappresenta Dio a immagine della propria grettezza e piccolezza, e non riesce a sentire secondo il cuore di Dio. Giona, insomma, è segno anche di una generazione che «non crede al vangelo»; non crede, cioè, a un Dio che è «di parte», un Dio che si identifica con la parola «vangelo», ossia con la buona notizia dell’amore che perdona e salva; non crede a un Dio per il quale «salvezza» e «condanna» non sono due piatti equivalenti della bilancia, perché Egli cerca e desidera una cosa sola, ossia la salvezza e la vita piena e vera; e per questo, e solo per questo, può chiedere – e di fatto chiede, anche con severità – la conversione.
«Questa generazione» non crede al Dio del Vangelo di Gesù Cristo; pensa al Dio fatto a propria immagine, forse perché si rende conto che credere al Dio di Gesù Cristo è molto più impegnativo; la misericordia di Dio è tutt’altra cosa che un facile «perdonismo», è impegno e dedizione per la salvezza piena dell’uomo, e proprio dell’uomo peccatore; è talmente impegnativo, tutto questo, che ha per emblema e sigillo la Croce di Gesù. È molto più comodo, molto meno impegnativo, credere al Dio pensato secondo i nostri criteri, foggiato secondo le nostre convinzioni, plasmato a nostra immagine…

Se noi cristiani non vogliamo cadere in questa trappola, abbiamo bisogno di lasciarci continuamente convertire alla vera immagine di Dio, quella che Gesù ci ha fatto conoscere; ed è per questo che anche noi cristiani, anche noi credenti, soprattutto noi dobbiamo essere i primi ascoltatori della Parola che ci rivela il volto di Dio.
Nella liturgia della Chiesa, questa Parola continua a essere annunciata, anche se l’abbiamo sentita mille volte, perché sempre da capo abbiamo bisogno di ascoltarla e di lasciare che metta radici profonde nel nostro cuore; sempre abbiamo bisogno di essere evangelizzati, per poter diventare poi evangelizzatori.
Il ministero del lettore, che questa sera, carissimo Cristofer, ti viene affidato, è uno dei segni attraverso i quali la liturgia e la vita della Chiesa ci dicono la necessità che la Parola di salvezza sia ascoltata e ricevuta con fede; e per questo, anche, la necessità di qualcuno che la proclami.
La Parola è un dono, e lo è anzitutto per la comunità dei credenti: attraverso il ministero dei lettori, questa Parola prende voce e raggiunge ancora oggi la comunità, anzitutto nella liturgia, ma per arrivare poi – anche attraverso il tuo ministero – in tanti altri modi e per tante altre vie agli orecchi, e al cuore, dei credenti e, chissà, forse anche di quanti si ritengono lontani dalla fede.
Ti viene affidato questo compito, anche in preparazione al ministero presbiterale, al quale ti senti chiamato da Dio, e che dovrà essere in misura abbondante ministero della Parola che salva. Per questo, puoi contare anzitutto sul dono di Dio, che non ti affida un ministero senza assicurarti anche la sua grazia, perché tu lo possa compiere nel modo migliore.
Ma c’è bisogno anche che tu sia personalmente lettore e ascoltatore assiduo e attento di quella Parola, abitato dal desiderio di andare veramente al cuore di ciò che essa annuncia. Non basta una conoscenza meccanica, esteriore, delle Scritture. Il racconto di Giona ce lo fa capire bene: perché in più punti si capisce che egli conosce perfettamente le Scritture sacre, le sa citare a memoria con esattezza… Nonostante questo, però, non ha capito niente di Dio!
La «conoscenza viva e penetrante della Parola di Dio», che viene raccomandata a tutti i credenti – e questa sera, evidentemente, a te in modo particolare – passa attraverso la lettura, lo studio, la meditazione assidua e orante delle Scritture; e richiede, soprattutto, che tutto questo sia vissuto nella luce dello Spirito, con un cuore docile, e con il desiderio di incontrare in ogni pagina della Scrittura Gesù Cristo, la Parola eterna del Padre, per poterlo annunciare e donare ai fratelli.
E perché tutto questo si realizzi in te, ti accompagniamo con il nostro affetto e ti assicuriamo la nostra preghiera.