Assunzione di Maria – 15 agosto 2022

Lunedì 15 agosto 2022 il vescovo Daniele ha presieduto nella Cattedrale di Crema (intitolata a Maria SS.ma Assunta in cielo) l’Eucaristia vespertina nella Solennità dell’Assunzione di Maria. Riportiamo di seguito l’omelia.

Accogliendo Maria nella sua casa, Elisabetta, madre di Giovanni il Battista, risponde al suo saluto e la proclama beata: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45).
Fra tutte le lodi che ha meritato, fra tutti i ‘privilegi’ – come a volte si dice – di cui la Madre di Gesù, secondo la nostra fede, ha goduto, questa beatitudine è probabilmente quella meno ‘esclusiva’. Voglio dire: solo Maria, fra tutte le donne vissute in questo mondo, è stata la madre del Figlio di Dio fatto uomo. Solo Maria, in tutta l’umanità, è stata assunta in cielo in anima e corpo, come appunto ci ricorda la solennità che stiamo celebrando. Solo Maria è entrata nel mondo, nella sua Immacolata concezione, senza essere toccata dal peccato originale…
Però Elisabetta dice che Maria è beata per qualcosa che non le appartiene in modo esclusivo. Beata perché «ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». E questa è una beatitudine aperta a chiunque, è una beatitudine possibile anche per noi.
C’è gioia, c’è pienezza di speranza e di vita, nel credere al Dio che porta a compimento le sue promesse.
Qui, certo, il verbo credere assume un senso molto forte. Perché qualche volta – e forse più spesso di quanto non pensiamo – noi diamo a questo verbo un senso debole: «credo» che le cose stiano in un certo modo…, ma non ne sono sicuro; «credo» che la tal persona sia sincera, ma mi piacerebbe averne qualche prova; per qualche ragione, «credo» che tra un po’ di tempo le cose andranno meglio di adesso, ma forse questa è solo una pia illusione…
Noi spesso diciamo «credo» in questo modo ‘debole’, fragile. Ma questo non è il modo di credere che rende beati: «credere», qui, è solo l’espressione della nostra insicurezza, delle nostre incertezze. Per Maria, invece, si tratta di quel «credere» che significa abbandono pieno, fiducia incondizionata, e dedizione radicale. Si tratta di quel credere che ritiene – secondo le parole dell’angelo nell’annuncio a Maria – che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37) o, come dirà poi Gesù, che «tutto è possibile per chi crede» (cf. Mc 9,23).
«Tutto è possibile», intendiamoci, non nell’ordine di qualsiasi cosa stravagante che ci passi per la testa: ma «tutto» nell’ordine di ciò che importa davvero, nell’ordine della pienezza di vita e di salvezza, che Dio da sempre vuole per l’uomo e per il mondo.
Credere vuol dire abbandonarsi a Dio, riconosciuto come il Dio della vita, della pace, della gioia e della salvezza; e abbandonarsi a Lui accettando che la nostra stessa vita diventi in qualche modo “strumento” dell’opera di Dio per la vita e la salvezza del mondo. Solo così si può dire con verità «io credo»; o, come ha detto Maria, «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 9,38): questo è il «credere» di Maria, la fede per la quale è detta beata.
È un credere che non comporta l’aver visto o capito tutto. Maria ha creduto «nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto»: ha creduto, cioè, al Dio capace di portare a compimento la sua promessa. Maria non pretende di avere già tutto in mano: le basta sapere che Dio è fedele, e realizzerà pienamente ciò che ha promesso.
Questa è forse la parte più difficile del «credere» di cui ci parla il vangelo. Troppe volte abbiamo l’impressione di trovarci davanti a delle «incompiute», come se l’opera di Dio si interrompesse prima del tempo. Troppe volte ci sembra che le preghiere non siano esaudite, che le speranze non si realizzino, che le promesse di Dio vadano a vuoto… E, naturalmente, guardando all’insieme della nostra vita, troppo spesso abbiamo l’impressione che essa non sia diretta verso un compimento ma, piuttosto, verso una disfatta…
Non sappiamo fino in fondo come Maria abbia potuto guardare al cammino della propria vita nella fede, al suo cammino di madre e discepola di Gesù Cristo, fino a intravedere il destino di gloria che oggi noi proclamiamo per lei. Non sappiamo come abbia potuto presagire che il compimento promesso da Dio sarebbe arrivato fino alla gloria della risurrezione, fino alla vita piena in comunione con il Figlio suo, morto e risorto.
Sappiamo, però, che Maria ha creduto: si è abbandonata completamente a Dio, gli ha dato fiducia, ha messo la sua vita a disposizione del suo progetto di salvezza, senza trattenere nulla per sé; e in questo abbandono pieno, in questo affidamento totale, ho trovato la sua beatitudine, la sua gioia, quella gioia che canta anche nel Magnificat.
Maria, lo dicevo all’inizio, non vuole tenere solo per sé questa beatitudine. Maria è modello per chiunque voglia, semplicemente, credere, nel senso pieno e forte di questo verbo. Credere non per ingenuità, ma nella consapevolezza, a volte anche sofferta, della fedeltà di Dio alle sue promesse; credere non per rinuncia a esercitare la propria intelligenza, ma perché essa si apra alla luce dello Spirito di Dio; credere non per cullarsi in qualche illusione, ma perché si accetta consapevolmente la proposta del vangelo come via di vita piena, più forte della stessa morte.

Nel mio recente viaggio in Guatemala, per il quale ringrazio Dio, oltre a riconoscere il tanto bene seminato dai preti della nostra diocesi di Crema che hanno lavorato là per più di trent’anni, ho potuto incontrare la fede semplice, ma radicale, di tutto un popolo; una fede che è stata anche messa alla prova, specialmente negli anni ’80, da una durissima persecuzione; una fede che si è manifestata fino nel martirio, subìto da preti, consacrati e da tantissimi laici, uomini e donne, alcuni molto giovani, ancora ragazzi.
Alcuni di loro sono proclamati beati, cioè ufficialmente riconosciuti come martiri dalla Chiesa; e di molti altri si prepara lo stesso riconoscimento. Ma, appunto, «beati» perché, come Maria, «hanno creduto nell’adempimento della parola del Signore», nonostante le prove a cui sono andati incontro.
Guardiamo al loro esempio e, per l’intercessione di Maria assunta in cielo, chiediamo anche per noi la beatitudine della fede, la gioia di credere in Dio e di affidarci operosamente alla sua promessa sicura di vita e di salvezza.