Apparizione di Santa Maria della Croce – 1 aprile 2023

L’apparizione della B. Vergine Maria a Caterina degli Uberti è stata celebrata nell’Eucaristia presieduta dal vescovo Daniele nella basilica di Santa Maria della Croce, sabato 1 aprile 2023, alla vigilia della Domenica delle Palme. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo.

Non è fuori luogo ricordare con riconoscenza a Dio l’apparizione della Vergine Maria a Caterina degli Uberti nel contesto della celebrazione della Domenica delle Palme e nell’orizzonte della Passione del Signore, che abbiamo meditato nel grande racconto di Matteo.
In generale, ogni tribolazione, ogni sofferenza, ogni violenza patita – come quella che sperimentò Caterina ad opera del suo sposo – è in qualche modo raccolta e messa nelle mani del Padre, attraverso la passione di Gesù.
Questa passione, unica nel suo genere, perché è la passione del Figlio di Dio, è però anche la passione che si ritrova nella tribolazione di ogni uomo e donna, e anzi di ogni creatura. Assumendo la condizione di servo, divenendo simile agli uomini, messo alla prova fino alla morte e alla morte di croce, il Figlio di Dio si è associato a ogni sofferenza, e ha reso Dio vicino alla tribolazione di tutti.
Vorrei sottolineare brevemente, questa sera, un aspetto della passione del Signore come ce la racconta Matteo: naturalmente, è anche presente anche negli altri evangelisti, ma in Matteo sembra particolarmente evidenziata. Penso alla solitudine di Gesù: è particolarmente evidente nella scena dell’agonia al Getsemani, quando Gesù si rivolge a Dio e agli uomini, e da nessuno riceve risposta!
Prega il Padre, ripetendo tre volte l’invocazione: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» (Mt 26,39); e dal Padre non riceve risposta. E poi si rivolge ai discepoli: ma neppure da loro riceve risposta, nonostante quella parola così toccante: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora?» (v. 40): va sottolineato, quel con me, perché si trova solo in Matteo, e perché sembra la risposta, negativa, a tutto il mistero di Gesù che è – come nota fortemente Matteo – il Dio con noi. Lui è il Dio con noi e noi, i suoi discepoli, non siamo in grado di essergli vicino, di essere con lui in quell’ora così drammatica!
Penso a Caterina degli Uberti, qui, in questo luogo, più di cinque secoli fa; penso a lei, dopo che il marito l’aveva ripetutamente colpita, e poi abbandonata. Penso a come deve essersi sentita sola, in quella sera, nel bosco che c’era qui, e come ha cercato almeno la compagnia di Dio, chiedendo i suoi sacramenti di salvezza. E penso appunto alla Vergine Maria, che divenne per lei il segno della vicinanza di Dio, che non l’ha lasciata sola, ma ha risposto alla sua preghiera.
Penso che molte volte la sofferenza, la tribolazione di tanti nostri fratelli e sorelle, e forse, in qualche ora, anche la nostra sofferenza, è soprattutto quella della solitudine: più ancora che il male subito, la malattia, la vecchiaia, un eventuale fallimento nei propri progetti o nei propri affetti… ciò che pesa di più è non avere nessuno che porti con te questo peso, che rompa la solitudine.
Gesù ha sperimentato anche questo: ha sperimentato la solitudine, forse per dare ancora più forza al suo essere “con noi”, Dio con noi, fino alla fine del mondo (cf. Mt 28,20). La fede in lui ci assicura che non siamo abbandonati da Dio; ci spinga, questa fede, a non lasciare nella solitudine i nostri fratelli e sorelle che ci tendono la loro mano e cercano la nostra compagnia e la nostra amicizia.