Apertura dell’anno giubilare della Pallavicina – Omelia

Santuario della B. V. Pallavicina – Izano, 14 maggio 2019

«L’evangelista pittore», così viene chiamato Luca, nella tradizione cristiana. E, come un abile pittore, a volte basta a Luca appena una pennellata, per dischiudere un orizzonte straordinariamente ampio e rivelatore. Ne abbiamo sentito un esempio nella prima lettura, presa dal «secondo libro», che Luca ci ha lasciato, insieme con il Vangelo, per restituirci in qualche modo la «storia teologica» delle nostre origini di cristiani e di Chiesa, e cioè gli Atti degli apostoli. È appena un accenno, che poi non avrà altri riscontri espliciti in tutto il resto del libro – qui siamo proprio agli inizi del racconto, alla prima pagina: «Tutti questi [cioè gli Undici] erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui» (At 1, 14).
Pochissime parole, sei in tutto, nel testo greco, per ricordare la presenza di Maria, la madre di Gesù, insieme con gli apostoli e con altri, donne e uomini, legati a Gesù e riuniti insieme, dopo l’Ascensione del Signore, in attesa del dono dello Spirito Santo a Pentecoste. Sei parole che guardano in avanti, ma guardano anche indietro, per illuminare il mistero di una nascita.
Guardano indietro, naturalmente, perché Luca ha parlato molto di Maria, all’inizio del suo «primo libro», il Vangelo; e ha già parlato di una effusione dello Spirito Santo, perché da lei potesse nascere il Messia promesso, il Figlio di Dio venuto a portare il Vangelo ai poveri.
Luca ci ha già parlato di Maria anche come della «prima missionaria del Vangelo», per riprendere le parole della Liturgia che diremo tra poco, nel Prefazio della Preghiera eucaristica: guidata dallo Spirito Santo, infatti, «si mise in cammino per portare a Giovanni il Cristo, sorgente di santificazione e di gioia». Insomma, Luca ci ha già detto nel Vangelo che lì dove la Buona notizia dell’amore di Dio, che è il suo stesso Figlio, entra nel mondo e si mette in cammino, grazie all’azione dello Spirito, Maria è presente; e negli Atti degli Apostoli, raccontandoci che questo cammino sta per ricominciare, perché ancora una volta lo Spirito irrompe, e manda uomini e donne a portare il lieto annuncio, ci dice che ancora una volta Maria è presente.

Con la sua presenza, e con la sua preghiera, Maria coopera nel far nascere una comunità concorde, una comunità orante, una comunità che si lascia animare dallo Spirito per portare a tutti la buona notizia di Gesù Cristo morto e risorto. Così, la presenza di Maria fa guardare anche in avanti: perché queste caratteristiche si ritroveranno anche dopo, indubbiamente anche in mezzo a difficoltà e problemi, nella comunità cristiana descritta dagli Atti. Si ritroverà la fedeltà alla preghiera, che permette alla comunità cristiana di non agire di testa sua, ma di scoprire la volontà di Dio anche in mezzo alle fatiche, alle persecuzioni, alle svolte impreviste, agli ostacoli e alle resistenze che l’annuncio del Vangelo porta con sé.
Si ritroverà la concordia, che è uno degli aspetti caratteristici della comunità cristiana, che Luca sottolinea con più insistenza: a volte, forse, lo fa con tratti idealistici, ma senza paura di mostrare anche i momenti di tensione, di divisione, che pure non sono mancati fin dagli inizi. Certo, però, la concordia, l’essere «un cuore solo e un’anima sola», è un segno fondamentale della comunità che il Signore vuole.
Si ritroverà ancora, in particolare, l’apertura allo Spirito Santo, la cui effusione non è limitata alla scena della Pentecoste, che abbiamo ascoltato, almeno nella descrizione iniziale, anche nella prima lettura di questa sera; il Signore Risorto dona sempre lo Spirito, e lo dona soprattutto quando la comunità è tentata di fermarsi, di chiudersi in se stessa, di perdere lo slancio missionario che la deve sempre caratterizzare.
E si ritroverà ancora, negli Atti, ciò intravediamo in questo quadro iniziale: una comunità nella quale la presenza e la testimonianza apostolica hanno un ruolo di primo piano – e anche per questo ci si preoccupa di ricostituire il numero dei Dodici, attraverso l’elezione di Mattia, raccontata proprio all’interno del brano che costituisce la prima lettura, e ricordata nella liturgia di oggi – ma senza escludere la presenza e il ruolo di altri, uomini e donne: perché è tutta la Chiesa a vivere la vocazione missionaria, e gli Atti ci ricorderanno l’azione apostolica non solo dei Dodici, ma anche di altri, uomini e donne, chiamati per nome o anonimi, ma tutti desiderosi di dare testimonianza della potenza salvifica della Parola del Vangelo.
Presso la sorgente di tutto questo, Maria è presente. A Lei noi, come generazioni di credenti prima di noi, ci avviciniamo volentieri, per presentarle le nostre gioie e i nostri dolori, per affidarle le persone care, per chiedere grazie spirituali e fisiche.

Ma poiché inauguriamo questo anno giubilare del Santuario della Pallavicina venerandola, questa sera, come Regina degli Apostoli, vogliamo chiederle appunto di intercedere perché le nostre parrocchie, e tutta la nostra Chiesa cremasca, assomiglino sempre più a quella comunità di Gerusalemme che la Vergine Maria ha benedetto con la sua presenza: comunità concordi e assidue nella preghiera, comunità fedeli alla testimonianza apostolica, comunità che si lasciano raggiungere dello Spirito, per andare incontro a tutti con la sola ricchezza di cui disponiamo, quella del Vangelo di Gesù Cristo.
E chiediamo, attraverso l’intercessione della Vergine, venerata in questo santuario della Pallavicina, la grazia di numerose e sante vocazioni perché, secondo la parola di Paolo ripresa nei Vespri di oggi, il Signore risorto, che «ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri», renda tutti e ciascuno di noi idonei «a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4, 11-13).