Le pochissime notizie di carattere storico rintracciate, derivano dal volume “Terre Nostre” scritto da Angelo Travaglio nel 1946, dove lo scrittore ragionava sulla tradizione che collocherebbe temporalmente in questo luogo, un’apparizione della Madonna in tempi addirittura anteriori alle apparizioni della Madonna in quel di Caravaggio (1432) ed in quel di Dovera (1386), quindi nella prima metà del secolo XIV.
Si ipotizza inoltre che, per la vicinanza con la città romana di Marasso (Palazzo tignano) non si possa escludere un qualche legame con essa.
Una tradizione antichissima parla di Un’Apparizione della Vergine in una località situata a poco più di 1 Km dal villaggio. Ivi sorge il Santuarietto detto della Madonna delle Assi, forse da una prima cappelletta di legame costruita sul luogo dell’apparizione. Di questa non ci è noto nessuna circostanza: il fatto però è attestato da una tradizione remota e costante. Essa ci asserisce che la detta apparizione avvenne in tempi anteriori a quella di Caravaggio e del Pilastrello presso Dovera: particolare confermato nel piccolo santuario dalla struttura dell’abside semicircolare che, conservatasi inalterata nonostante i rifacimenti del resto della Chiesa, mostra i caratteri di una costruzione trecentesca. Ora siccome l’apparizione di Caravaggio è del 1432 e quella del Pilastrello del 1386, questa di Monte deve risalire necessariamente alla prima metà del sec. XIV’’.
Nel 1925 il pittore Secchi di Milano riprodusse, con nobile e delicato senso d’arte, l’affresco primitivo dell’abside, raffigurante la Vergine col Bambino seduta in trono, che riceve la supplica e la preghiera di una contadinella inginocchiata: scena ideale con cui l’antico ignoto pittore intese ricostruire l’apparizione come era immaginata dal popolo.
Prova della grande devozione che, specialmente in passato, si nutriva verso la Madonna delle Assi è data anche dalle numerose donazioni a favore del santuario, che lindo e devoto nella sua veste umile e agreste, è un altro dei tanti che animano di religiosità poetica le verdi distese delle campagne cremasche.
La chiesa è parallela alla strada provinciale che le corre a lato, con un andamento nord-sud rispetto
all’ingresso della stessa, e con l’abside rivolta a mezzogiorno.
L’impianto planimetrico attuale sembrerebbe derivare da un ampliamento dell’edificio avvenuto nel corso del XV secolo, è molto semplice: aula unica chiusa nella parte terminale dalla presenza di abside di forma semi circolare.
Lato strada è presente la torre campanaria proporzionata nelle sue dimensioni allo sviluppo planimetrico della chiesa, ed è presente una sorta di “protusione” architettonica che contiene l’attuale sacrestia.
La facciata è preceduta da un portico caratterizzato da “motivi” architettonici a “serliana” (elemento architettonico composto da un arco a tutto sesto affiancato simmetricamente da due aperture sormontate da un architrave), che estende la spazialità della chiesa dando un’idea di maggiori dimensioni di quanto non lo siano veramente.
Sotto il portico, che media l’ingresso principale al Santuario rispetto alla strada, si apre l’unico ingresso affiancato da due finestre; sulla cui facciata si trovano tre affreschi che raffigurano la Madonna col Bambino e ai suoi lati San Benedetto e San Sebastiano, di autore sconosciuto, realizzati con la tecnica a “fresco”.
L’Aula del Santuario è dotata di una serie di finestre per dare luce all’interno naturale all’interno della stessa, poste lateralmente e sul fronte principale.
Il campanile si trova sul lato posteriore ed è interamente in mattoni a vista. Lo stesso è suddiviso in riquadri con piccole aperture.
Un cornicione aggettante divide la parte inferiore dalla cella campanaria caratterizzata da aperture con arco a tutto sesto riquadrate.
Sopra la cella corre una cornice sui cui svetta una cuspide a forma di cono con base esagonale.
La cella campanaria contiene un’unica campana in la bemolle, realizzata dalla fonderia Crespi forse nel 1761.
L’interno è ad aula unica, con elemento absidale di “chiusura” a forma semicircolare, dove è presente l’altare in marmo.
Sulle pareti perimetrali sono presenti 3 porte (due su lato verso strada ed uno lato piazzetta), di cui
due conducono verso l’esterno e la terza permette l’accesso alla sacrestia.
Le pareti interne all’aula sono dipinte ma prive di affreschi, mentre il catino absidale è affrescato.
L’apparato decorativo nel quale si distingue la Madonna in trono con Bambino, due angeli musici e la contadinella dell’apparizione, posta in una cornice con cariatidi e putti sul presbiterio: fu realizzato nel 1925 dal pittore C. Secchi di Milano (che ridisegnò i medaglioni della volta), e subì un primo parziale restauro nel 19S6, che non ebbe però risultati risolutivi.
Negli anni 2001-2003 gli affreschi contenuti nel “catino” absidale, vennero restaurati.
Un nuovo altare in marmo fu collocato nel 1988 con la scena dell’Annunciazione realizzata da Mario Toffetti.