Messa in suffragio di fr. Ivan Cremonesi

Nella chiesa parrocchiale del S. Cuore a Crema Nuova, domenica 20 febbraio 2022, il vescovo Daniele ha presieduto la S. Messa a ricordo e in suffragio di fr. Ivan Cremonesi, originario di quella parrocchia, missionario comboniano, morto nella Repubblica Democratica del Congo l’8 febbraio 2022. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo.

Celebriamo l’Eucaristia per raccomandare a Dio il nostro fratello missionario comboniano, fr. Ivan Cremonesi, originario di questa parrocchia del S. Cuore di Crema Nuova, e per rendere grazie a Dio della sua testimonianza di cristiano e di missionario.
Per una bella coincidenza, lo possiamo fare accogliendo il vangelo nel quale Gesù proclama, ancora una volta, la misericordia di Dio, di quel Dio che egli chiama il Padre, chiedendo ai suoi discepoli – a noi – di fare di quella misericordia il criterio della nostra vita: « Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36).
Fr. Ivan, lo sapete, era un vero innamorato della misericordia del Padre. Quando era venuto a salutarmi prima di ripartire per Butembo, il 2 settembre 2020, aveva portato anche a me (come faceva con altri) una riproduzione del celebre quadro di Rembrandt dell’accoglienza del «figlio prodigo», accompagnata da alcune riflessioni che aveva sviluppato, a partire appunto da quel quadro – di cui avevamo parlato un momento insieme, anche perché io avevo avuto la possibilità di vederlo dal vivo, qualche anno prima di arrivare a Crema.
Le riflessioni che fr. Ivan aveva scritto a proposito di quel quadro – e che erano come la sintesi di ciò che si sentiva inviato a proclamare, come cristiano e come missionario – sono ora pubblicate anche sulla Comunicazione missionaria, insieme con il profilo di fr. Ivan curato dal suo confratello comboniano, p. Duilio Plazzotta, che viveva con lui a Butembo.
E anche p. Duilio sottolinea come il quadro di Rembrandt fosse diventato centrale nella spiritualità di fr. Ivan, e come appunto a partire dalla parabola del padre misericordioso fr. Ivan aveva cercato di obbedire al comando di Gesù, di farsi anche lui «misericordioso come il Padre». «Come il Padre» che è anche «madre»: si sa che uno dei dettagli che rendono celebre il dipinto è che le due mani, con le quali il padre abbraccia il figlio, sono chiaramente una femminile, l’altra maschile. E p. Duilio ricorda anzitutto questo lato «materno» di fr. Ivan:

«Direi proprio che Fratel Ivan era “una mamma” per la comunità e per la gente. Aveva uno spiccato spirito di servizio e in qualunque comunità capitasse, amava dedicarsi alla cucina per dare ai confratelli il piacere di sedersi a tavola e di condividere cose buone e… buoni discorsi. Nella nostra comunità, da buona “mamma” ci voleva tutti a tavola puntuali. Si divertiva a stimolarci su riflessioni teologiche spinte, suscitando vivaci discussioni. Era attentissimo ai bisogni di ciascuno e provava gioia nel servire e aiutare. Una delle frasi che ultimamente amava e ripeteva era: “La Tenerezza (materna) salverà il mondo”. Amava accogliere la gente non con la stretta di mano ma con un caloroso abbraccio».

E poi ci sono vari tratti della «misericordia paterna», incarnata da fr. Ivan, sempre ricordati da p. Duilio: la sua attenzione premurosa per i confratelli comboniani, il suo impegno a servizio della comunità missionaria, di cui era economo, la sua disponibilità al servizio, la sua benevolenza per la gente, la sua generosità…
Così, a quanto possiamo capire, fr. Ivan ha cercato di mettere in atto, nella sua vita di cristiano, chiamato da Dio alla missione, ciò che lui stesso diceva riferendosi al quadro di Rembrandt:

«L’amore si manifesta nella tenerezza-misericordia, facendo attenzione a non omettere di fare del bene. Misericordia significa avere un cuore per i poveri, avere compassione, essere toccati dalla sofferenza degli altri e, come Gesù, sentirla nelle proprie viscere. Questa emozione dovrebbe farci muovere le mani e i piedi per aiutare gli altri».

Fr. Ivan aveva colto con molta esattezza, mi sembra, ciò che forse ci sfugge, se ascoltiamo in modo superficiale il vangelo di questa domenica, e lo leggiamo soprattutto come espressione di un’esigenza che può sembrarci troppo alta: dare con generosità a chi ci vuol togliere qualcosa; amare il nemico; non giudicare; non condannare; perdonare…
Non è l’esigenza, che dobbiamo mettere in primo piano, ma il dono. Riconoscere, cioè, che tutto questo – generosità sovrabbondante, perdono, misericordia gratuita, che ci viene incontro prima che siamo noi ad andare a cercarla… – tutto questo è appunto rivelazione del volto misericordioso di Dio.
Si tratta, prima di tutto, di contemplare e accogliere con riconoscenza questo dono, che non abbiamo meritato e che mai possiamo pensare di meritarci. E allora forse comprenderemo meglio, come scriveva ancora fr. Ivan, che «la nostra vocazione è di diventare come il Padre: donarci agli altri».
Anche fr. Ivan, sentendosi lui per primo amato e perdonato, è stato a suo modo – e con i limiti che sono quelli di tutti noi, peccatori perdonati – testimone della misericordia paterna e materna di Dio. Anche grazie al suo esempio possiamo fare nostra la parola di Gesù e testimoniare nella nostra vita la misericordia di Dio. E a Dio, ricco di misericordia, affidiamo fr. Ivan, pregando perché gli siano spalancate le porte del cielo, e si senta accolto nell’abbraccio materno e paterno, che solo Lui, il Padre, sa dare in modo pieno ed eterno.