In memoria della beata sr. M. Laura Mainetti

Venerdì 20 agosto 2021, nel santuario di S. Martino a Chieve – santuario che l’allora vescovo mons. Oscar Cantoni ha voluto dedicare, dal 2011, alla memoria dei martiri del XX secolo – il vescovo Daniele ha presieduto l’Eucaristia, al termine della quale è stata deposta nel santuario una reliquia della beata sr. Maria Laura Mainetti, uccisa a Chiavenna (SO), in diocesi di Como, il 6 giugno 2000, riconosciuta martire e beatificata a Chiavenna il 6 giugno 2021. La reliquia è stata donata appositamente per il santuario dei martiri del XX secolo da mons. Cantoni, ora vescovo di Como. Riportiamo l’omelia del vescovo Daniele.

 

La beata suor Maria Laura Mainetti avrebbe compiuto oggi ottantadue anni: era nata proprio il 20 agosto 1939, e il mese di agosto sembra avere un’importanza particolare nella sua vita, perché ha visto, oltre alla nascita, il suo battesimo (due giorni dopo), ma anche la sua prima professione nella vita religiosa (15 agosto 1959) e la professione solenne (25 agosto 1964) nell’Istituto delle Figlie della Croce.
Ma la vita di suor Maria Laura si è chiusa brutalmente, come sappiamo, la sera del 6 giugno 2000, a Chiavenna, per le mani di tre ragazze che, dopo averla fatta uscire di casa con un inganno, le infersero diciannove coltellate mortali, convinte di offrire così un sacrificio al demonio.
Nella tradizione patristica emerge, a un certo punto, il motivo dell’«inganno del diavolo». Ci si immagina che il diavolo canti vittoria, quando Gesù viene crocifisso: ancora una volta, pensa, ha vinto lui: il male, l’inganno, la menzogna e la violenza, che sono appunto alcuni dei suoi strumenti e manifestazioni privilegiate, sono state più forti di tutto ciò che Gesù può aver annunciato e reso presente con l’intera sua vita.
Ma, dicono i Padri della Chiesa con immagini a volte un po’ pittoresche, il diavolo si è disastrosamente sbagliato: ha divorato Cristo, ma è stato come mangiare un boccone per lui velenoso; ciò che riteneva essere una vittoria, anzi la sua vittoria definitiva, si rivela in realtà una sconfitta; la morte di Cristo, vissuta nella piena obbedienza al Padre e nel dono di sé per l’umanità – e proprio per quell’umanità (che siamo anche noi) di cui Paolo dice che, quando Cristo morì per noi, morì per degli empi, per dei peccatori e malfattori (cf. Rm 5,6-10) – rappresenta la rovina di Satana, la fine del suo dominio sul mondo e sull’uomo.
La vicenda della beata Maria Laura Mainetti si iscrive in questa ‘logica’. Non sta certo a noi cercare di scandagliare che cosa passava veramente nel cuore e nella mente delle tre ragazze che l’hanno uccisa: lo sa il Signore, e lo sa – per quel che può saperlo – la giustizia umana; forse, non lo sapevano bene neppure loro.
Ma quel che sappiamo, è che il mistero pasquale si è compiuto in quella sera nella quale, ancora una volta, la morte e la vita, il male e l’amore, si sono affrontate in un duello macabro, disgustoso: e ha vinto, in quel duello, proprio quella donna, quella consacrata, che umanamente era la sconfitta, la vittima; ha vinto come aveva fatto il suo Sposo, il Signore Gesù, aggrappandosi alla forza invincibile dell’amore, del dono di sé, capace di perdonare persino chi la stava uccidendo.

Nell’omelia per le beatificazione di sr. Laura, il 6 giugno scorso a Chiavenna, il card. Marcello Semeraro ha ricordato che in vista della professione perpetua fu proposto a ciascuna delle suore che facevano la professione di indicare quale grazia particolare volevano chiedere a Dio; sr. Maria Laura chiese per sé il dono della «vera carità» – con quell’espressione, vera caritas, che il Messale riprende nel canto dell’Ubi caritas, il Giovedì santo, durante la Messa in cena Domini, nella quale si ricorda l’istituzione dell’Eucaristia e si svolge anche il rito della lavanda dei piedi.
Non so se suor Laura conoscesse il testo originale di questo inno, attribuito a san Paolino di Aquileia (VIII sec.): ma, certo, anche se non ne conosceva le parole, il cuore sapeva benissimo ciò che esso ricorda, in particolare in due strofe che mi sembrano riassumere magnificamente la sua vicenda:

«Amiamo dunque Dio con tutta la nostra mente / e nulla preponiamo all’amore di Lui. / E poi amiamo in Dio il prossimo come noi stessi / E amiamo, a motivo di Cristo, i nemici» (cf. Mt 22,34-40: vangelo della Messa).

E nella strofa successiva continua così:

«Chi si impegna a osservare / questo duplice precetto con umiltà di cuore / rimane davvero in Cristo; e in lui, eliminato il buio del peccato, rimane Cristo».

E ripete, dopo ogni strofa: «Dove c’è la vera carità, lì c’è Dio»: e dunque Dio era presente, in quella sera del 6 giugno; perché Dio ha fatto a sr. Maria Laura la grazia di quella «vera carità» che aveva chiesto nel giorno della professione solenne; glielo ha fatto concedendole di sigillare nella morte accompagnata dal perdono quella carità che aveva cercato di vivere in tutta la sua vita, ben consapevole – diceva – che «noi ci diamo da fare, però non siamo mai capaci di dare tutto noi stessi; questa donazione totale c’è nel martirio, ma quello solo Dio lo stabilisce».
Sono, queste, parole che sr. Maria Laura aveva pronunciato poche settimane prima di essere chiamata lei stessa al martirio, e a vincere così l’oscurità del peccato e del male con la luce dell’amore e del perdono.
«Noi ci diamo da fare», diceva appunto sr. Maria Laura; ci diamo da fare – sperando davvero che da parte nostra ci mettiamo tutto quel che possiamo, per rispondere al dono di Dio – in un contesto quotidiano che tante volte può sembrarci ingrato, noioso, monotono…
Lo avvertiva anche la beata Maria Laura, che diceva: «Io chiedo spesso al Signore di insegnarmi l’impegno nel quotidiano, nella monotonia… Gli chiedo: Dammi di impegnarmi per un futuro migliore».
La «vera carità», che nel caso di sr. Maria Laura (di tanti altri testimoni, che Dio mette sulla nostra strada, come questo stesso santuario ci attesta) giunge fino alla testimonianza suprema del martirio, matura precisamente nella risposta quotidiana al duplice precetto dell’amore, da cui dipendono – come ci ha ricordato il Signore – «tutta la legge e i profeti», tutto ciò che Dio aveva da dirci.
L’esempio e l’intercessione della beata Maria Laura ci aiutino a vivere questa risposta ogni giorno; il Signore doni a tutti noi la grazia della vera carità; e renda capaci anche noi, secondo la sua preghiera, di impegnarci per un futuro migliore.