Domenica delle Palme – 2 aprile 2023

Il vescovo Daniele ha presieduto domenica 2 aprile 2023 la processione e poi la Santa Messa della Domenica delle Palme “della Passione del Signore” nella Cattedrale di Crema. Riportiamo di seguito la breve omelia tenuta dal Vescovo dopo la lettura del racconto della Passione secondo Matteo.

 

Nel suo vangelo, Matteo ha riportato molte parole, molti insegnamenti di Gesù. Nel racconto della Passione, a mano a mano che si procede, Gesù parla sempre meno, fino al mutismo.
Ho provato a fare attenzione a qual è l’ultima parola di Gesù – l’ultima rivolta agli uomini, perché naturalmente ci sarebbe ragione di fermarsi sull’ultima parola rivolta al Padre, parola che è un grido (e anzi, parola che si spegne in un grido, subito prima della morte) straziante, e insieme un atto di abbandono nella mani del Dio che che sembra lontanissimo, e invece è proprio lì, dove Gesù muore in croce.
Ma mi fermo un momento sull’ultima parola che Gesù rivolge agli uomini, che è la sua brevissima risposta a Pilato, che gli aveva chiesto: «Sei tu il re dei Giudei?». E Gesù gli rispose: «Tu lo dici» (Mt 27,11).
La risposta è molto simile, anche se più breve, alla penultima parola di Gesù agli uomini: anche in questo caso, in risposta alla domanda del sommo sacerdote: «“Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio”. “Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo”» (26,63 s.).
Qui c’è qualcosa in più, perché Gesù allude ad alcuni testi della Bibbia che un ebreo, come il sommo sacerdote, avrebbe potuto capire; erano completamente inutili, invece, con un pagano, qual era Pilato.

Ma qual è il senso della risposta: «Tu l’hai detto… Tu lo dici…»? È una risposta ambigua, come dire: sei tu che lo dici, non io…? Forse, ma proprio perché – ripeto – è l’ultima con la quale Gesù si rivolge agli uomini, prima della morte, suggerisco di ascoltarla in un’altra direzione; e cioè, come se questa parola avesse, sottintesa, una domanda.
Tu lo dici! E allora? Sei capace di tirare le conseguenze da questa parola, che tu stesso dici? Sei capace di prenderti la responsabilità delle parole che dici? Se sei un cristiano, e se sei un Vescovo, e dici e proclami che Gesù, il Crocifisso, è il Messia atteso, è il Figlio di Dio, è il salvatore del mondo… che cosa fai, poi, come vivi, come orienti le tue scelte?
Se sei uno che amministra la giustizia, e dici che quest’uomo è il re di Israele, e dirai anche pubblicamente che egli non ha fatto niente di male, e però poi te ne lavi le mani, e lascerai che quest’uomo innocente sia condannato a morte… Allora, che rapporto c’è tra ciò che dici e ciò che fai?
Stai attento a ciò che dici, perché dalle parole di «Osanna al Figlio di Davide» (21,9) dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme al «crocifiggilo, crocifiggilo» (cf. 27,22 s.) del venerdì santo, il passaggio è brevissimo.
Stai attento alle tue parole: ma non per cadere nel mutismo, non per fare della tua fede qualcosa di privato, di cui nessuno deve sapere niente. Stai attento alle tue parole, da credente, perché ciò che dici nella tua fede corrisponda a ciò che vivi nel cuore, e si traduca poi anche nella vita secondo il vangelo; ma stai attento alle tue parole sempre, per onorare la verità e compiere sempre ciò che è giusto e retto davanti a Dio e agli uomini.