Epifania del Signore – 2023

Riportiamo di seguito l’omelia che il vescovo Daniele ha tenuto nella Messa per la Solennità dell’Epifania del Signore, nella Cattedrale di Crema, il 6 gennaio 2023. Secondo la tradizione, dopo la proclamazione del Vangelo, è stata data lettura dell’annuncio della data della Pasqua.

In epoche passate, nelle quali la quasi totalità della gente non disponeva di calendari facilmente consultabili, era necessario comunicare la data della Pasqua che – a differenza del Natale – è una data mobile, variabile di anno in anno.
Questo è il senso originario dell’annuncio che abbiamo appena ascoltato. È vero che di calendari oggi ne abbiamo in abbondanza: ma questo annuncio è utile perché ci ha ricordato una parola chiave per capire la festa di oggi. Abbiamo ascoltato così: «Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno…».
La parola chiave è, naturalmente, il verbo manifestarsi: il nome corrispondente, manifestazione, è la traduzione italiana della parola greca epifania. Celebriamo, dunque, la “manifestazione” del Signore Gesù, di cui abbiamo ricordato e celebrato, nei giorni scorsi, la nascita.
Agli occhi umani, quel bambino, nato da Maria, non è differente da qualsiasi altro bambino, e la sua nascita, e la sua vita, potrebbe passare in gran parte inosservata, come avviene per la maggior parte degli uomini e donne che vengono al mondo. Ma se in quella nascita, e in quel bambino, c’è qualcosa di speciale, di unico, anzi, come si fa a capirlo? Come riconoscere in lui il Messia promesso, il Salvatore mandato da Dio e, in definitiva, la presenza stessa di Dio nella nostra storia, in mezzo alla nostra umanità?
Se la presenza di Dio nella nostra vita, nella nostra storia, non si manifestasse in nessun modo, se non ci fosse nessuna “epifania” di Dio, inevitabilmente finiremmo per ignorare questa presenza. Magari potremmo riconoscerla come una “verità di fede”, come quando nel catechismo si insegnava che Dio è presente «in cielo, in terra e in ogni luogo». Sì, va bene: ma se poi questa presenza non la possiamo in qualche modo “vedere”, come può interessare la nostra vita?
Se, d’altra parte, sappiamo che ci possono essere delle “manifestazioni”, delle “epifanie” di Dio, allora forse possiamo farci attenti, possiamo chiederci dov’è che potremmo incontrarlo, questo Dio; forse, addirittura, potremmo metterci in cammino, come hanno fatto i Magi – forse antichi studiosi dei movimenti degli astri, come ce n’erano in Persia al tempo di Gesù –, sollecitati probabilmente dalla convinzione che il “libro della creazione” sia un luogo attraverso il quale Dio, in qualche modo, si manifesta.
Sicuramente bisogna avere il cuore aperto al manifestarsi di Dio. Altrimenti può accadere la cosa paradossale che ci viene mostrata in Erode e negli abitanti di Gerusalemme, incluse le autorità religiose del tempo: i quali avevano a disposizione addirittura la Bibbia, le parole dei profeti, le sapevano leggere e interpretare correttamente… eppure sembrano chiusi alla manifestazione di Dio, non interessati a comprendere meglio la notizia che portano i Magi, e che mette in agitazione tutta la città.
La festa di oggi, insomma, ci mette davanti a una domanda: se crediamo, appunto, che Dio possa manifestarsi; che, in qualche modo, egli si faccia “visibile”, perché possiamo realmente incontrarlo, e non considerarlo solo una vaga idea che, in definitiva, non ha nulla da dire alla nostra vita.

La risposta più chiara alla nostra domanda, nella prospettiva della fede, la leggiamo all’inizio della prima lettera di san Giovanni apostolo:

Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi (1Gv 1,1-3).

«La vita – che vuol dire, qui Dio stesso, che è pienezza di vita – si manifestò, e noi», dice l’apostolo, l’abbiamo vista, addirittura l’abbiamo toccata con mano! Sì, noi oggi celebriamo la epifania, la manifestazione di Gesù: ma dovremmo dire che lui è l’epifania, lui è la manifestazione piena e definitiva di Dio. In lui Dio si è fatto visibile, ci ha parlato e ci parla con parole di uomo, si manifesta nell’esistenza, nei gesti di un uomo, di quell’uomo, Gesù di Nazaret, nato dalla Vergine Maria.
Proprio Gesù è il volto visibile di Dio: e le feste cristiane – quelle che sono state annunciate prima, in rapporto con la data della Pasqua – sono una delle vie attraverso le quali ancora oggi è possibile incontrare Gesù e riconoscere in lui il volto del Padre.
Sono una delle vie, e certamente una via importante per noi credenti, chiamati a rinnovare sempre l’incontro con Gesù e la comunione con lui.
Però bisogna che ci chiediamo anche: e chi non crede? Chi viene da lontano, come i Magi? Chi non conosce Gesù, o l’ha dimenticato? Qual è, per lui, o per lei, la manifestazione di Dio?
Siamo certamente convinti che Dio sa trovare le vie per manifestarsi a tutti. Ma sappiamo, e dovremmo ricordare, che anche noi, noi cristiani, la Chiesa di Dio, dovremmo essere parte della manifestazione di Dio. Siamo – lo ricorda più volte san Paolo – il corpo di Cristo. E il corpo vuol dire, nel linguaggio della Bibbia, proprio questo: siamo anche noi, in Cristo, parte del suo manifestarsi al mondo.
Insomma, guardando i cristiani, guardando le loro comunità, guardando la Chiesa… uno dovrebbe essere aiutato a riconoscere il volto di Dio! I cristiani dovrebbero essere nel mondo la “epifania” di Dio per gli uomini e le donne di oggi che, come i Magi, continuano a cercare il Signore.
È una bella sfida! Perché, purtroppo, succede che invece noi siamo un po’ come gli abitanti di Gerusalemme, che sanno magari le cose in teoria, ma poi non favoriscono l’incontro con Gesù, o addirittura lo ostacolano…
Chiediamo a Dio di aiutarci, con il soffio del suo Spirito: ci renda capaci di non tradire il Signore Gesù e, con la nostra vita, soprattutto praticando la via della carità, dell’amore, ci facci diventare epifania, manifestazione vivente di Dio e della sua grazia (cf. Ef 3,2: seconda lettura), cioè della sua benevolenza verso l’uomo e il mondo.