Conferimento del ministero di accolito a A. Benzi – Omelia

Crema, Parrocchia San Benedetto, 30 maggio 2019

Il racconto dell’attività apostolica di Paolo a Corinto, che abbiamo ascoltato nella prima lettura (At 18,1-8), ci dà un bello sfondo, per capire meglio ciò che stiamo vivendo questa sera e in questa celebrazione eucaristica, nella quale Alessandro viene istituito nel ministero di accolito.
Perché a Corinto vediamo all’opera tante figure di collaborazione e servizio nella vita della comunità cristiana.

C’è l’apostolo Paolo, naturalmente, con tutto ciò che la sua figura significa, per la grande azione di annuncio del vangelo sia al popolo di Israele, sia a quanti provenivano dal mondo pagano.
C’è una coppia di sposi, Aquila e Priscilla: che in questa lettura sono presentati come soci di Paolo in un’impresa di lavoro, la fabbricazione di tende, per la quale era famosa la Cilicia, la regione dell’odierna Turchia dalla quale provenivano sia Paolo che i due sposi – ed è anche interessante vedere Paolo che si mantiene lavorando con le sue mani, anche se poi, aiutato soprattutto dalle Chiese della Macedonia (cf. 2Cor 11, 9), potrà dedicarsi a tempo pieno al ministero. In ogni caso, il racconto degli Atti ci farà vedere che Aquila e Priscilla diventano collaboratori di primo piano nell’attività propriamente apostolica di Paolo (cf. At 18, 18.26).
Poi ci sono gli altri collaboratori di Paolo, Sila e Timoteo, lasciati qualche tempo prima in Macedonia e che poi lo raggiungono a Corinto; e ci sono ancora quelli che si metteranno a collaborare alla missione cristiana anche in modi molto semplici, come questo Tizio Giusto che ospita Paolo nella sua casa, e altri ancora…
Del resto, la comunità di Corinto ci è nota – anche grazie alle lettere di Paolo – come una delle più vivaci e ricche di doni dello Spirito, tra quelle fondate dall’apostolo (cf. 1Cor 1, 4-9).
Sarà, certo, anche una comunità con molti problemi: ma proprio questi problemi permetteranno a Paolo di sottolineare anche la ricchezza di tanti doni, e di richiamare i Corinzi a un principio fondamentale della buona vita della comunità cristiana: l’unico Spirito suscita una grande diversità di doni e servizi, che hanno senso se vengono messi a disposizione di tutti, per l’edificazione della comunità; diversità di doni e servizi che fanno pensare all’unità del corpo, unità di tante membra diverse, nessuna delle quali può ignorare l’altra; e dove ciò che sembra meno importante, più nascosto e insignificante, è invece più da tenere in conto e onorare;
unità di un corpo che è il Corpo di Cristo, per il quale la ‘logica’ vincente non è quella del dominio, ma del servizio, e dove ‘prevale’ – se così si può dire – chi più di tutti si mette al servizio dei fratelli (cf. 1Cor 12-14).
È in questa ‘logica’, dunque, che dobbiamo comprendere anche il cammino che Alessandro sta compiendo verso il ministero del diaconato, un cammino all’interno del quale sta anche il dono e il servizio che questa sera, caro Alessandro, ti viene affidato; un ministero – quello dell’accolitato – che ti mette in rapporto particolare con l’Eucaristia, che è precisamente il ‘luogo’ nel quale Cristo edifica il suo Corpo: perché, prima di tutto ciò che possiamo fare noi, per cooperare attraverso i diversi doni dello Spirito a edificare questo Corpo, è il Signore stesso che lo edifica, in virtù del dono della sua vita e rendendoci partecipi di questo dono: sicché, come ricorda spesso sant’Agostino, quando riceviamo il Corpo eucaristico di Cristo – quel Corpo eucaristico che tu stesso potrai distribuire, come ministro straordinario della Comunione – diventiamo ciò che riceviamo; diventiamo il suo Corpo ecclesiale, segno nel mondo dell’amore fedele del Padre.

Le parole di Gesù ai discepoli, ascoltate nel vangelo (Gv 16, 16-20), ci offrono poi un ultimo spunto di riflessione. Gesù preannuncia che sta per lasciare i suoi, che non lo vedranno più presente visibilmente tra di loro. Paradossalmente, neppure Gesù si dichiara «indispensabile». Certo, ha detto ai discepoli: «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15, 5) – precisamente nel senso che ogni impegno apostolico, ogni servizio cristiano non può che ricevere dal Signore la sua efficacia.
Ma Gesù non porta via il posto ai suoi discepoli, non vuole fare a meno del loro impegno. La sua opera continua proprio attraverso la loro opera; a loro volta, i discepoli dovranno suscitare altre collaborazioni, altri che si coinvolgono per operare nella vigna di Dio – come vediamo appunto a Corinto.
Il vero servizio cristiano ha anche questa capacità di non credersi indispensabile e di saper coinvolgere altri; il servizio cristiano ci dà la possibilità di gioire tanto più, quanto più riconosciamo e favoriamo la ricchezza e varietà dei doni di Dio, senza invidie o gelosie.
Così anche il dono che tu ricevi questa sera, caro Alessandro, e che tutti riceviamo, sia per tutta la nostra Chiesa sorgente di altri doni e porti frutti abbondanti in comunità che si aprono ai doni dello Spirito e li mettono a disposizione di tutti, perché sempre più il Vangelo sia annunciato, il Signore Gesù sia conosciuto e amato, e si compia il disegno del Padre di trasmettere a tutti la sua vita divina.