VESCOVO DANIELE: MANDATO AI CATECHISTI

Mandato ai catechisti questa sera il cattedrale, alle ore 21, da parte del vescovo Daniele, affiancato dal responsabile della Catechesi diocesana don Luciano Pisati e da don Angelo Frassi, parroco di Crema Nuova. Un mandato alla luce delle parole di san Giovanni XXIII di cui ricorre oggi la memoria liturgica.
Dopo il ricordo del Battesimo durante il quale il vescovo ha asperso con l’acqua l’assemblea, sono stati letti, da tre catechisti, alcuni brani del Messaggio di papa Francesco ai partecipanti al Primo Simposio Internazionele sulla Catechesi di Buenos Aires.
Ha fatto seguito l’intronizzazione del Vangelo e la lettura di un brano del testo di Luca nel quale Gesù apre la mente dei discepoli all’intelligenza delle Scritture. 
Poi l’intervento del vescovo. Mons. Gianotti ha ricordato subito papa Roncalli: “Questo nostro momento di preghiera e di mandato si tiene nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria del santo papa Giovanni XXIII: il ‘papa buono’, come è passato nella memoria della Chiesa; soprattutto, il papa del concilio Vaticano II. Il giorno della sua commemorazione liturgica è stato fissato all’11 ottobre perché questa è la data dell’inizio del Concilio: un avvenimento che fu proprio la grande intuizione di Giovanni XXIII e che un altro grande papa, san Giovanni Paolo II, ha definito ‘l’evento più importante della storia della Chiesa nel XX secolo’.” Concilio che “ha segnato il volto della Chiesa che noi conosciamo; sono passati poco più di cinquant’anni dalla sua conclusione, eppure ha ancora molto da insegnare, ha ancora molte ricchezze da valorizzare, molti frutti che devono ancora germogliare.”
E ha ricordato il discorso che papa Giovanni quel giorno rivolse ai duemila vescovo radunati nella basilica di San Pietro, un celebre discorso dal titolo ‘Gaudet Mater Ecclesia’ che “anticipava il tema di quella ‘gioia del Vangelo’ che il suo successore di oggi, Francesco, richiama a tutta la Chiesa.”
“Solo una Chiesa contenta e lieta per il Vangelo di Gesù Cristo – ha continuato il vescovo Daniele – solo dei cristiani che sanno riconoscere e accogliere questa gioia, possono dare una bella testimonianza di Gesù e dell’amore di Dio rivelato in lui, possono essere veri catechisti.”
Papa Roncalli diceva che noi siamo tranquilli e sicuri sulla ricchezza e bellezza del Vangelo; su questo, non abbiamo motivo di andare in ansia. “Ciò che invece ci deve rendere in un certo senso ansiosi, è la questione: come fare a far percepire questa ricchezza e bellezza del Vangelo agli uomini e donne di oggi?”
Mons. Gianotti ha invitato i catechisti ad avere appunto “quella sana inquietudine, quel desiderio che non ci tranquillizza mai, di fare il possibile per trasmetterlo agli altri, per far loro conoscere il Signore e il suo Vangelo.” È lo Spirito che ci dà la «fantasia», la creatività giusta  di far arrivare il Vangelo a tutti i compagni di strada della nostra vita.
Il vescovo ha ricordato anche il celebre discorso alla fiaccolata serale di papa Giovanni, sempre in quell’11 ottobre. L’accenno alla luna e, soprattutto, l’invito a dare una carezza ai bimbi, dicendo loro: è la carezza del papa. “Richiamo queste parole – ha concluso – per invitarvi a guardare in particolare ai bambini e ai ragazzi che incontrerete in questo anno di catechismo con lo stesso affetto, con la stessa premura: attraverso di voi, attraverso il vostro amore per loro, imparino non solo a conoscere il Signore Gesù e il suo vangelo, a seguirlo con gioia e con impegno, ma anche sentano la sua tenerezza e incontrino il suo sguardo di amore, che li chiama alla pienezza della vita.”
Alle parole del vescovo ha fatto seguito la professione di fede dei catechisti presenti secondo la formula tratta da un documento della Cei e il vero e proprio conferimento del mandato: “A nome di questa Chiesa e con essa – ha proclamato mons. Gianotti – io, vostro Vescovo, vi mando come catechiste e catechisti, maestri ed educatori dentro le vostre comunità parrocchiali. Coloro che vi sono affidati guidateli in cammini di crescita nella fede con amore, dedizione e pazienza.”
 
La veglia si è conclusa con la consegna di un segno: l’immagine con una preghiera di Paolo VI.