VEGLIA PER LA PACE IN CATTEDRALE

Veglia di preghiera per la pace, ieri sera in cattedrale, alle ore 21, presieduta dal vescovo Daniele. Un’adorazione orante, accompagnata dal messaggio per la pace di papa Francesco.
Come è noto, quest’anno il Santo Padre è voluto tornare sul tema delle migrazioni con un messaggio dal titolo: Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace. 
La Veglia è stata impostanta come una preghiera di adorazione. All’inizio il vescovo ha esposto l’Eucarestia sull’altare maggiore, mentre l’assemblea cantava un canto natalizio. 
Poi è iniziata la meditazione con la lettura di brani del testo del Papa: “Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra!, inizia il messaggio. La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale, è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, come affermò il mio amato predecessore Benedetto XVI, «sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace». 
Ha fatto seguito la lettura della Parola di Dio: un brano del Deuteronomio che parla del popolo d’Israele como popolo migrante. È stato spontaneo chiedere perdono per quanto non siamo stati in grado di fare per l’accoglienza.
Altri tre brani del Messaggio da meditare nel silenzio, intervallati dalla preghiera. In particoalre l’ultimo che propone le quattro parole chiave per l’accoglienza: “Accogliere”, “Proteggere”, “Promuovere”, “Integrare”.
È seguita una preghiera di ringraziamento per l’anno trascorso, con il canto del Magnificat.
Al termine il vescovo Daniele ha voluto esprimere vicinanza nella preghiera ai cremaschi che nella serata di ieri partecipavano alla Marcia della pace a Sotto il Monte e, prendendo spunto dalle letture della veglia, ha voluto soffermarsi brevemente sulla parola “straniero”. In particolare, ha ricordato quella che in lingua swaili viene utilizzata per definire in modo dispregiativo lo “straniero bianco” e con cui lui stesso, durante i viaggi in Ruanda, si è sentito più volte chiamare, anche da bambini. 
 
Ha poi fatto gli auguri e benedetto con il Santissimo tutti i presenti.