Solennità di Maria Madre di Dio e Giornata per la pace 2019 – Omelia

Cattedrale di Crema, 1 gennaio 2019

La cronologia ci dice che si sta esaurendo, almeno per noi che viviamo qui, il primo giorno dell’anno 2019. La cronologia misura, oggi anche con estrema precisione, lo scorrere del tempo in termini di quantità; essa, però, non riesce a dirci qualcosa su quel tempo che possiamo chiamare «qualificato».
È vero, la numerazione che diamo agli anni, ormai da diversi secoli e non solo in paesi tradizionalmente cristiani, suppone un riferimento che non è solo quantitativo: 2019 significa che siamo all’inizio del 2019° anno post Christum natum, dopo la nascita di Cristo – lasciando da parte il problema di un errore di calcolo che ha situato l’anno «uno» con un ritardo di quattro-cinque anni, rispetto alla nascita di Gesù. Ma anche questa è ormai, per lo più, una convenzione, che ancora non ci permette di arrivare al tempo «qualificato», al tempo significativo.

A questo tempo si riferisce Paolo, nel testo della lettera ai Galati che abbiamo ascoltato nella seconda lettura; testo che merita attenzione, anche perché è l’unico testo «natalizio» dell’apostolo (Paolo si riferisce quasi esclusivamente alla Pasqua di Gesù), ed è anche l’unico testo «mariano», l’unico nel quale si fa cenno a Maria, la madre di Gesù, che oggi la Chiesa onora con il titolo antichissimo e venerando di «Madre di Dio».

Il Figlio «nato da donna» viene mandato dal Padre all’uomo «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4, 4): e questa espressione è doppiamente significativa. Prima di tutto, Paolo usa una parola greca (kairós) che indica appunto un tempo «qualificato», significativo, quello che potremmo chiamare il tempo «giusto». Che cosa significa? Ci sono attività che possiamo fare praticamente in qualsiasi tempo, a nostra discrezione; ma, come ben sanno i contadini, ci sono attività che vanno fatte nel momento giusto, nel «tempo opportuno»: non posso rinviare di mesi la mietitura o la vendemmia, perché non ho voglia di farla in quel momento lì: se perdo l’occasione, se non raccolgo quando le messi o le vigne sono pronte, perdo tutto.
A questo tempo si riferisce Paolo, aggiungendo poi quell’altra parola, pienezza, che sottolinea ancora di più il carattere unico e singolare di quel momento del tempo: Dio ha qualificato il tempo, lo ha reso significativo, con il dono di Gesù Cristo, compimento e pienezza di tutti i suoi gesti di salvezza.
Ciò che i pastori sembrano aver intuito, quando decidono di andare «senza indugio» a vedere il segno indicato loro dagli angeli (cf. Lc 2, 16), è precisamente questo: adesso è il tempo giusto per l’incontro con il Figlio di Dio, adesso è il tempo in cui occorre lasciare da parte le cose che scandiscono il chronos, la cronologia ordinaria della nostra vita, e rispondere a Dio che ci interpella.

A leggere i vangeli, ci si rende conto facilmente che questo è stato un punto centrale di tutta la vicenda di Gesù. Molti suoi contemporanei si aspettavano chissà che cosa, chissà quale evento speciale, per credere a Dio: e non si rendevano conto che il «tempo giusto» della fede era quello, il «tempo opportuno» per lasciarsi raggiungere dal dono e dall’invito di Dio era già lì, presente in quell’uomo, in Gesù, il figlio di Dio «nato da donna, nato sotto la legge».
Per noi, anche per noi credenti, le cose non sono molto diverse: perché rischiamo anche noi di iscrivere i grandi momenti della fede, come il Natale che celebriamo in questi giorni e in queste feste, dentro la cronologia, senza riuscire a vedere il «tempo significativo» che Dio ci mette davanti. Perché, certo, è Dio che rende significativo questo tempo: ma da parte nostra occorre anche una certa disponibilità, l’attitudine a «lasciarci sorprendere» da Dio. Diversamente, perdiamo l’occasione propizia, e perdiamo prima di tutto quella gioia che nasce dalla consapevolezza che Dio è all’opera anche nel nostro tempo.
Come Maria, la Madre di questo bimbo che la fede riconosce come Figlio di Dio, potremmo almeno cercare anche noi di «custodire tutte queste cose, meditandole» nel nostro cuore; cercare, cioè, di non lasciarci troppo distrarre dal fluire del tempo che ricomincia con i suoi ritmi e le sue misure, per essere più aperti al dono di Dio e anche più capaci di riconoscere i «segni dei tempi», nei quali Dio ancora ci parla.

Questa attenzione del cuore ci dovrebbe aiutare a riconoscere che questo è anche il «tempo opportuno» per accogliere il dono della pace, che Dio rinnova per noi, e per metterci al servizio di questo dono, diventando anche noi operatori di pace e di giustizia. Non è perché siano più favorevoli le condizioni storiche, politiche, economiche, culturali, e via dicendo: se mai, è vero il contrario! Ma Dio ci chiama in questo tempo: perché non ne abbiamo altri, e perché, se siamo credenti in Cristo, il «Principe della Pace», non possiamo sottrarci all’impegno del nostro contributo.
Non possiamo pensare che l’impegno riguardi altri, magari rifacendoci al tema del Messaggio del Papa per questa 52ª Giornata per la pace, La buona politica è al servizio della pace.
È chiaro che c’è una responsabilità particolare, nel promuovere la pace, per chi ha scelto o è stato scelto per guidare a vari livelli la vita politica di un paese. Ma, come ha ricordato oggi all’Angelus il Papa, «non pensiamo che la politica sia riservata solo ai governanti: tutti siamo responsabili della vita della “città”, del bene comune; e anche la politica è buona nella misura in cui ognuno fa la sua parte al servizio della pace».
Per fare questo ritengo, di nuovo, che sia importante l’attenzione a non sottometterci ciecamente alla tirannia del «tempo misurato», del chronos che, come già sapevano i Greci, è divoratore. Si tratta, invece, di cogliere con attenzione tutti i «tempi favorevoli» che abbiamo, per fare scelte di pace dentro la nostra società e nei nostri rapporti vicendevoli. Le scelte di pace sono anche scelte di veracità contro la menzogna; di ascolto e dialogo contro il conflitto a tutti i costi; di comprensione attenta dei problemi contro le tentazioni semplificatrici; di onestà e giustizia contro le mille seduzioni dell’inganno o della frode…
Davvero, i tempi e le occasioni favorevoli, per costruire la pace, non mancano, ma sono disseminate in tutta la nostra giornata. Chiediamo la grazia di non lasciarcele sfuggire; e al Signore Gesù Cristo, il Figlio della Vergine Maria, Lui, nel quale Dio ha compendiato ogni benedizione, affidiamo l’anno che ci sta davanti, la vita nostra, delle nostre famiglie e dei nostri paesi, della nostra Chiesa, e le speranze di pace che portiamo nel cuore.