Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria 2019 – Omelia

Cattedrale di Crema, 8 dicembre 2019

Nella preghiera che, a nome di tutti noi, ho rivolto a Dio prima delle letture bibliche, abbiamo ricordato che Dio, nell’Immacolata Concezione di Maria ha «preparato una degna dimora» per il suo Figlio Gesù.
Provo a partire da questa immagine per riflettere un momento con voi sulla festa che stiamo celebrando, e per mettere questa solenne festa del concepimento immacolato di Maria in rapporto con il tempo di Avvento, che ci prepara a celebrare il Natale del Signore. Proprio celebrando il Natale sentiremo dire, con le parole del vangelo di Giovanni, che il Figlio eterno di Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi, ha «fatto casa» con noi (cf. Gv 1, 14); e lo ha fatto «trovando casa», anzitutto, proprio nel di Maria, che abbiamo ascoltato poco fa nel vangelo: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1, 38). Troverà casa anche nella fede di Giuseppe che, a sua volta, «non teme» (Mt 1, 20; cf. Lc 1, 30) di accogliere nella sua casa Maria e il bambino che dovrà nascere: lo mediteremo soprattutto nell’ultima domenica di Avvento.
Proprio il mistero del Natale, del resto, ci ricorderà che non è così scontato che Dio «trovi casa» in mezzo all’umanità. Il Presepe ci ricorderà che «non c’era posto», per Gesù, Maria, e Giuseppe, nei luoghi dove vivono gli uomini, e che il primo letto del Figlio di Dio bambino, neonato, è stata una mangiatoia, in mezzo agli animali…
Per questo Dio si è voluto premunire, e ha preparato in Maria una «degna dimora», una «casa come si deve», per la venuta del suo Figlio in mezzo a noi. E lo ha fatto partendo dalle fondamenta: partendo, cioè, da ciò che rimane invisibile, che non permette di dire a prima vista se una casa è bella o brutta, convenientemente arredata, confortevole, ben organizzata… Ma sono le fondamenta a dare stabilità a un edificio, è di lì che prende avvio la resistenza a eventuali terremoti, che si incomincia a cercare di tenere a bada l’umidità, insomma a garantire la consistenza e la salute di un edificio.
Preservando Maria dalla eredità del peccato fin dal primo istante della sua esistenza – perché questo insegna l’Immacolata Concezione di Maria – Dio pone in lei il fondamento di una vera libertà, radicata nell’amicizia con Lui.
Ci dimentichiamo forse troppo spesso che Dio non è il limite della nostra libertà, ma ne è, appunto, il fondamento. Perché Maria potesse dire il suo con piena libertà, senza sentirsi in alcun modo costretta, né materialmente né spiritualmente, Dio ha posto questo fondamento: e l’ha fatto togliendo di mezzo, fin dall’inizio, ogni ostacolo alla libertà, e in particolare quell’ostacolo che è il peccato, che è l’inimicizia con Dio.

L’inimicizia, la non-amicizia, appunto: ne parla la prima lettura, quando Dio dice al serpente: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe» (Gen 3, 15). C’è, ci dovrebbe essere inimicizia fra l’umanità e ciò che è causa di male e di peccato. Accade, invece, che ci sia inimicizia tra l’uomo e Dio, come quando Adamo ed Eva fuggono da Dio, si sottraggono alla sua presenza. Temono Dio, ma nel senso che hanno paura di Lui, lo sentono come un ostacolo alla loro libertà.
Non si ricordano un’esperienza che tutti noi, credo, abbiamo provato: che ci si sente veramente liberi non davanti a un nemico, ma davanti a un amico, a un’amica. Solo in presenza di qualcuno che sentiamo veramente, intimamente amico o amica, abbiamo la libertà di aprire il nostro cuore, di confidarci, di dire ciò che pensiamo, senza imbarazzi, senza paure.
L’amicizia con Dio è veramente liberante; l’inimicizia con Lui – e cioè il peccato – è invece radice di schiavitù, di condizionamenti negativi, di fughe e di paure. E Dio ha voluto che a fondamento dell’edificio che doveva essere Maria ci fosse da subito, senza ombre e senza incertezze, l’amicizia con Lui.
È ciò che dice anche il saluto dell’angelo a Maria, quando la chiama la «piena di grazia» e le assicura: «Il Signore è con te» (Lc 1, 28). Il Signore è con te, fin dall’inizio della tua vita, da sempre, come presenza amica, come compagnia festosa. Il Signore è con te, è tuo aiuto, è tuo sostegno, è tua vita e tua gioia. Il Signore è con te, e per questo sei davvero libera; il tuo a Lui non è quello di una schiava piena di paura, ma quello di una donna che può decidere di fare della sua vita una casa aperta, accogliente, ospitale, per il Dio che desidera prendere dimora in mezzo all’umanità e ricostruire con essa l’amicizia perduta.

Celebrando la festa dell’Immacolata Concezione di Maria, noi ricordiamo che anche a noi è assicurata l’amicizia di Dio come fondamento della nostra libertà e di una vita veramente «degna». 
Per superare l’inimicizia, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, è venuto in mezzo a noi e ha dato se stesso per noi, fino a morire in croce per noi. Per noi tutti, e anche per la stessa Vergine Maria, questa è la radice del nuovo legame con Dio, della nuova amicizia con Lui. Come ricorderà san Paolo, Cristo ci ha liberato, perché sappiamo poi custodire il dono di questa libertà (cf. Gal 5, 1). E la custodiamo cercando di fare come Maria: di vivere nella libertà la nostra risposta a Dio, diventando a nostra volta «degna dimora», casa accogliente per la presenza di Dio nel mondo.

Aiutaci, Signore Gesù, per intercessione della tua Madre immacolata, ad accogliere la tua amicizia; liberaci dal male, e insegnaci a custodire la libertà che ci hai conquistato, per non ricadere nell’egoismo, e invece vivere nella carità a servizio tuo e dei fratelli (cf. Gal 5, 13), come ha fatto Maria.