Omelia del vescovo per i funerali di don Mauro Sgaria

Nella chiesa parrocchiale del S. Cuore di Gesù, a Crema Nuova, sono stati celebrati lunedì 27 dicembre 2021 i funerali di don Mauro Sgaria, morto nelle prime ore del 24 dicembre. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo Daniele.

Nella fede che fa conto non sui nostri meriti umani, ma unicamente sulla misericordia e il perdono di Dio, sentiamo di poter dire che don Mauro ha celebrato il Natale, quest’anno, nella liturgia del cielo.
Lui, che ha amato la liturgia della Chiesa, l’ha studiata, l’ha praticata nella sua vita di cristiano e di prete, e l’ha servita nell’incarico particolare di cerimoniere vescovile – incarico che ha retto per più di trent’anni, con tre vescovi – può ora viverla nel suo compimento pieno, e celebrare la lode perfetta in quella Chiesa del cielo, in comunione con la quale celebriamo oggi sulla terra, per lui, questa liturgia di suffragio.
Ottantotto anni di vita, di cui sessantaquattro vissuti nel ministero presbiterale, sono un tempo lungo e fecondo, nel quale praticare ciò che ci hanno ricordato i primi versetti della prima lettera di san Giovanni, l’apostolo ed evangelista che viene celebrato oggi nella liturgia della Chiesa: e cioè, anzitutto, l’esperienza di aver incontrato e «toccato con mano» il Verbo della vita, il Figlio di Dio entrato nella nostra vicenda umana, per aprirla alla piena comunione con Dio.
Muovendo i primi passi alla vita cristiana, alla quale era stato iniziato dai suoi amati genitori, nella sua famiglia e nella sua parrocchia di Passarera; camminando e crescendo in questa vita cristiana, e accogliendo poi da Dio la chiamata a diventare suo prete in questa nostra Chiesa, don Mauro ha potuto vivere anche lui l’esperienza descritta dall’apostolo.
Anche lui ha avuto tante occasioni per ascoltare la Parola, per contemplare con i suoi occhi gli eventi di salvezza, nella celebrazione dei sacramenti e non solo; anche lui ha toccato il Verbo della vita, prendendolo tra le mani nel suo Corpo eucaristico, in quell’Eucaristia che, come faceva tutti i giorni, aveva programmato di celebrare in casa anche la mattina di venerdì scorso, invitando alcuni dei suoi ‘ragazzi’ scout di un tempo; ma toccandolo, il Verbo della vita, anche in quel suo Corpo variegato e multiforme che è la Chiesa, che egli ha servito in tanti modi e con diversi compiti.
Attraverso questi servizi, don Mauro ha potuto vivere anche l’altro risvolto delle parole di san Giovanni: ciò che aveva «veduto e udito», e continuava a incontrare e toccare con mano ogni giorno, don Mauro lo ha trasmesso anche agli altri, per vivere con loro nella perfetta comunione «con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo» (1Gv 1,3).
Molti di voi ricordano meglio di quanto possa fare io il molteplice impegno apostolico di don Mauro: nelle parrocchie di Vergonzana e di Farinate, nell’aiuto dato a Offanengo, poi qui a Crema Nuova e a S. Carlo; nel servizio educativo della Scuola Dante Alighieri e delle scuole materne parrocchiali; nell’attenzione particolare ai ragazzi e ai giovani, con gli scout, oppure facendo nascere e crescere con zelo, in diocesi, l’Azione Cattolica ragazzi; e poi ancora nel servizio al Seminario, alle Familiari del clero… (certamente, fino all’ultimo, don Mauro ha tanto pregato per le vocazioni: voglia Dio esaudire questa sua preghiera particolare!); e, in modo speciale, nel servizio ai Vescovi, come segretario dell’amato mons. Cambiaghi, di mons. Costa e, come ho già ricordato, quale cerimoniere vescovile, per più di trent’anni.
Ma, come sappiamo bene, il ministero di don Mauro si è esteso anche al di là della nostra Chiesa, soprattutto attraverso un incarico che ha segnato tutta la sua vita, quello di coordinatore dei Pellegrinaggi Paolini a Lourdes.
Sì, gli è stata data questa grazia speciale, di essere strumento della tenerezza materna della Madre del Signore nei confronti dei pellegrini e degli ammalati che si recano a Lourdes. Molte volte mi ha ricordato con gratitudine e nostalgia questo periodo del suo ministero che lo ha segnato profondamente, e che gli ha permesso di essere per tanti testimone e annunciatore di quel mistero di amore e di comunione, che il Verbo della vita continua a offrire al mondo, grazie anche all’intercessione della Vergine Madre. A lei don Mauro si rivolgeva in modo speciale ogni giorno, pregandola specialmente con il Rosario.
Lo faceva, in questi ultimi anni, soprattutto insieme con l’amata sorella Mirella, alla quale in modo particolare ci sentiamo ora vicini; così come siamo vicini ai nipoti e pronipoti, che egli amava affettuosamente, e ai quali non mancava di dare una parola di insegnamento e di fede, quando lo andavano a trovare.
La sua esperienza a Lourdes lo ha anche certamente aiutato a prepararsi a vivere poi con pazienza e fiducia anche il logorarsi del suo fisico nella malattia, che lo ha segnato in particolare in questi ultimi anni. Siamo sicuri che la Madre di Cristo è stata particolarmente vicina a don Mauro nell’ora della sua morte, per rendergli più agevole il passaggio verso la pienezza della vita.

Nell’ultimo colloquio che ho avuto con lui, meno di una settimana prima della sua morte, don Mauro mi aveva raccontato del suo primo pellegrinaggio in Terra Santa. Avvicinando il gruppo dei pellegrini che doveva accompagnare e guidare, si era sentito apostrofare più o meno così: «Reverendo, si ricordi che noi non siamo venuti per pregare, ma per fare del turismo!»
Mi diceva don Mauro che lì per lì ci era rimasto molto male. Eppure, aveva cercato di fare del suo meglio e, alla fine, in tanti – anche tra quelli che erano partiti con l’idea di fare solo i turisti – erano andati a ringraziarlo per come aveva saputo ben condurre la parte spirituale di quel pellegrinaggio.
Nella notte tra giovedì e venerdì scorso, don Mauro ha intrapreso il suo ultimo pellegrinaggio verso la Terra santa del cielo, al seguito del suo Signore Gesù, morto e risorto. Le gambe di don Mauro, che col passare di questi ultimi anni si erano appesantite, e gli rendevano faticoso camminare, ora sono leggere, e gli permettono di correre. Ed egli corre, come il discepolo amato, o forse, un po’ più lentamente, come Pietro (cf. Gv 20,4)…
Ma corre, corre verso il santo sepolcro – vertice dei pellegrinaggi ai luoghi santi –, per scoprire ancora una volta che la tomba è vuota, che la pietra, il sudario e le bende non hanno potuto trattenere il Signore della vita, e non potranno trattenere neppure questo nostro corpo mortale, che affidiamo alla terra con gli occhi rivolti alla beata risurrezione.
In attesa di quell’ultimo giorno, accompagnato anche dalla nostra preghiera di suffragio, possa don Mauro ritrovarsi ora, in Dio, nella comunione piena con i suoi genitori e i suoi fratelli che lo hanno preceduto, e con tutti quelli che ha incontrato, amato e aiutato nel cammino della fede; possa ora, scortato dalla Vergine Maria, apparire davanti a Cristo per sentirsi dire da lui: Vieni, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore (cf. Mt 25,21.23).