OMELIA AL CONFERIMENTO DEL LETTORATO AL SEMINARISTA ALESSANDRO VANELLI. Montodine, 16 novembre 2017

Conferimento del lettorato a A. Vanelli – Montodine, 16 novembre 2017
 
 
La risposta che il Signore dà alla domanda dei farisei sul «regno di Dio» (cf. Lc 17, 20-25) è consolante e impegnativa insieme.
L’annuncio del «regno di Dio», e l’invito ad accogliere questo «regno», e a vivere secondo la novità che esso comporta, è al cuore delle parole e anche del modo di comportarsi di Gesù. Egli però non dice mai che cosa sia esattamente il «regno di Dio», non ne dà mai una definizione.
Che cos’è, allora, questo «regno»? Quando, dove, in che forme lo si può «vedere»? «Quando verrà il regno di Dio?» è una domanda che può anche significare: adesso, qui, il regno di Dio non c’è, è assente; verrà forse in futuro, potrebbe essere anche un bel sogno ma, per il momento, la cosa non mi riguarda, io continuo la mia vita senza grossi e veri cambiamenti…
La risposta di Gesù, dicevo, è prima di tutto consolante: perché dice che il «regno di Dio» non è un «chissà quando?», e neppure un «chissà dove?», ma: il regno di Dio è in mezzo a voi! Non è un futuro remoto, non è un altro mondo al di là dei cieli: è qui, è adesso! Se non ve ne accorgete, è forse perché «il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione»», non viene con «effetti speciali», secondo i criteri umani.
Viene con un uomo che non conta nulla agli occhi del mondo, ma cammina sulle strade della Galilea  annunciando la misericordia di Dio, facendo del bene a tutti, proclamando ai poveri la beatitudine del regno, guarendo i malati, liberando chi è prigioniero del male… E ti propone di andargli dietro, di seguirlo: di scoprire che il regno di Dio si fa presente proprio nelle sue parole e nei suoi gesti, e che questo regno è anche «dentro di te» (così si potrebbe anche tradurre la parola di Gesù), e porta pace e gioia a chi accetta di camminare sulla via di Gesù e del vangelo.
Certo, questo è anche il lato impegnativo della risposta di Gesù: perché fa parte del regno che egli annuncia anche l’esperienza della sofferenza e del rifiuto che il Signore incontrerà, e che anche i suoi discepoli potranno incontrare (cf. la conclusione del vangelo). Proclamare il regno, e cercare di viverlo, vuol dire infatti anche scontrarsi con tutto ciò che gli si oppone, in noi e fuori di noi: e che si chiama peccato, ingiustizia, menzogna…
Gesù, d’altra parte, non propone a chi vuole seguirlo la via facile, ma la via giusta, e bella, e vera: la via del regno, appunto, che non è un’idea vaga e lontana, ma la concreta proposta di vita che nasce dal Vangelo.
 
Tu, Alessandro, hai accolto questa proposta di vita, che per te ha preso la forma della chiamata al ministero sacerdotale in questa nostra Chiesa di Crema. La tua risposta al Signore avviene, in questi anni, accogliendo il cammino di formazione che il Seminario ti sta proponendo, e che è scandito da alcune tappe, come quella di questa sera: tu vieni costituito nel ministero di lettore della Parola di Dio, che si dona a noi nelle pagine della Bibbia, che appunto si legge nelle nostre liturgie.
Nel greco del vangelo, l’azione di «leggere» è espressa con un verbo che vuol dire anche «riconoscere»: perché quando noi leggiamo le Scritture, la Bibbia, vi riconosciamo noi stessi: non, però, come ci pensiamo da soli, ma come ci vede e ci pensa Dio. La lettura e l’ascolto della Parola di Dio nelle pagine della Bibbia ci aiutano a riconoscere noi stessi e la nostra storia, di persone e di comunità, nella luce di Dio e, appunto, del suo «regno» che viene.
Accogliendo il ministero di lettore, tu accetti di «lasciarti leggere» da Dio; ed esercitando questo ministero a servizio di altri, tu inviti questi altri a «lasciarsi leggere» da Dio, insieme con te. Incominci così ad allenarti a fare quello che poi dovrai fare sempre quando, a Dio piacendo, sarai prete: mettere te stesso e i fratelli che ti saranno affidati sotto la Parola di Dio viva, efficace, feconda, perché rinnovi e trasformi tutta la nostra vita.
Ma il verbo «leggere» si collega a un altro significato, che è quello di «raccogliere». Perché uno legge la lettura della Scrittura, mentre gli altri ascoltano? Perché, nella liturgia, non potremmo leggere ciascuno per conto proprio i testi biblici (come è anche giusto che facciamo, nella nostra preghiera e vita spirituale personale)? Perché con la sua Parola Dio fa di noi una comunità, la sua Chiesa, la sua famiglia. Non tanti individui isolati, ma una comunità che si raccoglie e si forma anzitutto mettendosi in ascolto di Dio, e dell’unico Maestro che ci ha dato, il suo Figlio Gesù.
Il servizio del lettore ci aiuta a fare questo; aiuta i discepoli di Gesù a unirsi nell’ascolto di Lui che ci parla, attraverso la voce di chi legge. Per questo il ministero che ti viene affidato è importante; e ti prepara a servire e guidare la comunità cristiana mettendo al centro non te o la tua parola, ma il Signore e la sua Parola; ti prepara a raccoglierla non intorno a te, ma intorno a Gesù Cristo, la Parola piena e definitiva di Dio per noi.
Dio ti doni dunque questa grazia, e faccia di te un lettore appassionato e fedele della sua Parola, perché in essa tu possa riconoscerti amato e chiamato da Dio, e intorno ad essa tu possa raccogliere la famiglia di Dio, comunità che, come Maria, accoglie la Parola, la custodisce nel cuore e la testimonia in tutta la sua vita.