Messaggio della Conferenza Episcopale Lombarda a tutti i fedeli sull'impegno della comunità cristiana per tutti coloro che hanno bisogno di cura

«EGLI HA PRESO LE NOSTRE INFERMITÀ» (Mt 8,17)
 
Messaggio della Conferenza Episcopale 
Lombarda a tutti i fedeli
sull’impegno della comunità cristiana
per tutti coloro che hanno bisogno di cura
 
Carissime sorelle e carissimi fratelli,
in occasione della XXVI Giornata mondiale del Malato (11 febbraio 2018), noi, Vescovi delle Diocesi della Lombardia, desideriamo rivolgerci a tutte le nostre comunità cristiane con questo messaggio. Le nostre intenzioni prioritarie sono: 
– apprezzare gli enti di ispirazione cristiana che si occupano della cura dei malati e incoraggiarli ad essere fedeli alla loro vocazione;
– richiamare l’attenzione di tutta la comunità cristiana verso coloro che hanno bisogno di cura e verso gli enti che se ne curano; 
– incoraggiare il volontariato a servizio dei malati e di tutti i bisognosi; 
– incoraggiare la beneficenza come sostegno economico per gli enti che assicurano ai poveri le cure di cui hanno bisogno. 
Scriviamo a voi questo messaggio, dopo un confronto con diverse Consulte regionali e diocesane che si occupano della pastorale della salute, per richiamare l’importanza degli enti sanitari e socio sanitari di ispirazione cristiana diffusi sul nostro territorio, impegnati per una presenza qualificata nel mondo della cura. Papa Francesco, nel messaggio per la XXVI Giornata mondiale del Malato, pensando all’impegno di tanti enti di ispirazione cristiana nell’ambito della cura, ricorda che «la memoria della lunga storia di servizio agli ammalati è motivo di gioia per la comunità cristiana e in particolare per coloro che svolgono tale servizio nel presente» (n. 5). Ogni fedele è chiamato a riconoscere in queste istituzioni di ispirazione cristiana un’espressione peculiare della vita ecclesiale, da promuovere e sostenere. 
 
Gesù e i malati 
Fin dagli inizi del cristianesimo i fedeli hanno sentito la necessità di interessarsi agli infermi. L’origine di questa sensibilità è nella stessa persona di Gesù. Il Vangelo, infatti, riserva un posto singolare ai fratelli e alle sorelle che si trovano nel bisogno, nella sofferenza e nella malattia. Gesù stesso nella sua missione ha dedicato molto tempo all’incontro con i malati.1 Durante la predicazione della buona novella del Regno si è fatto prossimo a coloro che erano nel bisogno; ha risanato, confortato, ridonato la vista ai ciechi (Gv 9,1-41; Mc 10,46-52), fatto udire i sordi e parlare i muti (Mc 7,31- 37); ha fatto camminare il paralitico (Lc 5,17-26) e soprattutto ha donato a tutti la certezza di essere amati da Dio. Egli non solo ha guarito, si è realmente “chinato” sull’uomo infermo. Come ci dice l’evangelista Matteo, in lui si è compiuta la parola del profeta Isaia: «Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie» (Mt 8,17; cfr. Is 53,4). Gesù si è sempre posto di fronte al bisogno concreto, aprendo il cuore dei suoi interlocutori all’orizzonte più vasto della salvezza. Per questo ciò che si manifesta nelle pagine evangeliche di guarigione non è solo il potere taumaturgico di Gesù che risana, ma soprattutto l’amore di Dio, la tenerezza del Padre per ogni uomo e ogni donna. 
Questo atteggiamento fondamentale che ha caratterizzato Gesù in tutta la sua missione si è prolungato nel tempo della Chiesa, soprattutto attraverso coloro che hanno vissuto la loro vocazione cristiana a servizio degli ammalati, con la dedizione personale e con l’edificazione di opere dedicate alla cura dei sofferenti nel corpo e nello spirito.
 
Nello spirito del buon samaritano e delle opere di misericordia 
Due brani evangelici si sono iscritti profondamente nella tradizione del nostro popolo, diventati riferimento sicuro per le tante iniziative in favore degli infermi: ci riferiamo alla parabola del buon samaritano, riportata dal Vangelo secondo Luca, e a quella del giudizio universale in Matteo al capitolo 25. 
La parabola del buon samaritano (Lc 10,30-37) ci presenta i diversi atteggiamenti che si possono avere di fronte a coloro che soffrono. L’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico, incappato nei briganti e lasciato “mezzo morto”, trova l’indifferenza del sacerdote e del levita, ma sperimenta la compassione del samaritano. La differenza di atteggiamenti non sta solo nel curare la persona ferita, ma prima ancora nel lasciarsi intimamente commuovere dalla sua condizione di sofferenza. Il samaritano non solo si prende cura personalmente delle sue ferite ma si preoccupa che la sua cura continui anche dopo la sua dipartita, pagando di tasca propria. Questa pagina evangelica ha sempre rappresentato fonte di grande ispirazione per tutti coloro che si dedicano personalmente o comunitariamente al mondo della salute e della sofferenza, come immagine potente di quell’umanesimo cristiano che nasce dall’accogliere il messaggio evangelico. 
Il brano del Vangelo secondo Matteo (25,31-46) che riporta il giudizio universale sta alla base delle opere di misericordia corporale. Ciò che colpisce è soprattutto l’immagine del Figlio dell’uomo, che non solo offre la sua vita per la salvezza di tutti, ma che si identifica realmente con coloro che soffrono, a tal punto che quanto viene fatto o non fatto a uno di questi suoi “fratelli più piccoli” (25,40) è realmente fatto o non fatto a lui. Davvero siamo di fronte al “sacramento del fratello”. Colui che si trova nel bisogno e nella malattia diviene segno reale di Cristo che bussa alle porte della nostra libertà e ci chiede cura, accoglienza e soprattutto amore. 
La meditazione di queste pagine evangeliche ha dato origine nei secoli ad una realtà assai vasta di istituzioni dedicate alla cura dei malati come espressione della carità cristiana. Anche la nostra terra lombarda è profondamente segnata da questa storia di carità operosa. Religiosi, consacrati, sacerdoti e laici, animati da diversi carismi, hanno dato vita a istituzioni di grande rilevanza che a tutt’oggi costituiscono, anche dal punto di vista sociale e civile, una testimonianza straordinaria di attenzione alle persone bisognose di cura. L’evoluzione culturale ed istituzionale ha segnato e segna anche gli itinerari delle istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana. 
 
Trasformazioni dello scenario socioculturale, istituzionale e della scienza medica, riforma sanitaria (regionale) e del terzo settore (nazionale) 
Queste realtà si collocano oggi in una società, italiana e lombarda, che ha visto una impressionante evoluzione nell’ambito della sanità, considerando i nuovi paradigmi dello scenario socioculturale e istituzionale. In particolare, oggi la nuova antropologia della salute e della malattia chiede particolare attenzione alla riabilitazione, all’integrazione sociosanitaria, a fronte di malattie lunghe, irreversibili, inguaribili, degenerative e croniche. In ordine allo scenario socioistituzionale, è interessante riscoprire come il tema dei beni relazionali, della prossimità, così caro alla tradizione cristiana delle e nelle istituzioni, sia oggi riscoperto nell’articolazione e ridefinizione dello stato sociale e nella cultura del diritto. La relazionalità è costitutiva, per lo sviluppo del welfare comunitario e rigenerativo dei servizi alla persona; in essa assume rilievo la valorizzazione del territorio personale, familiare, comunitario nella prospettiva dell’orizzonte esistenziale, con l’attenzione non solo alle problematiche del “bisogno”, quanto all’aspettativa del “desiderio”: esige di implementare il welfare dentro i paradigmi della qualità della vita. 
Inoltre, la scienza medica ha avuto in questi anni un intenso sviluppo di ricerca, inimmaginabile fino a poco tempo fa. Le previsioni a questo proposito fanno pensare che siamo ancora solo agli inizi; la scienza medica e la cura dei malati – affermano gli esperti – conosceranno in un futuro prossimo cambiamenti radicali. 
Questo porta facilmente a constatare come l’ambito della sanità sia diventato in tempi recenti non solo settore in cui esprimere nel modo più intelligente la carità e l’attenzione per l’umanità ferita, ma anche ambito in cui investire capitali, entrando così pienamente nelle regole dell’economia, della finanza e del mercato. 
Se da una parte queste trasformazioni possono giustamente incentivare la ricerca per la sanità e migliorare la qualità della vita, dall’altra parte ci si rende conto anche del rischio che al centro degli interessi non stia più la relazione di cura ma il profitto. Papa Francesco non si stanca di richiamare al rischio nella nostra società di una “cultura dello scarto”, che diventa particolarmente emarginante nell’ambito della sanità: «Se c’è un settore in cui la cultura dello scarto fa vedere con evidenza le sue dolorose conseguenze è proprio quello sanitario. Quando la persona malata non viene messa al centro e considerata nella sua dignità, si ingenerano atteggiamenti che possono portare addirittura a speculare sulle disgrazie altrui».
Unitamente allo sviluppo della scienza medica, nell’ambito della Regione Lombardia si sta attuando una riforma che ha modificato e modificherà sensibilmente l’organizzazione sul territorio di tutte le realtà sanitarie, sociosanitarie e assistenziali deputate alla cura, sia per quanto riguarda la condizione dell’acuzie che della cronicità. 
A ciò si va ad aggiungere, a livello nazionale, la riforma del terzo settore che andrà a modificare notevolmente la legislazione per tutti quegli enti che hanno operato finora in regime di no profit, impegnati essenzialmente nella cura di persone bisognose. 
Ci auguriamo vivamente che le riforme in atto in questo settore non penalizzino in alcun modo gli enti che nascono da iniziative di popolo, ispirate alla gratuità e alla carità, impegnate a promuovere il bene delle persone, in particolare quelle maggiormente svantaggiate sia dal punto di vista sociale che economico. 
Senza voler chiedere privilegi per nessuno, crediamo che una priorità vada data alle persone fragili e svantaggiate, soprattutto quando sono povere e non possono permettersi cure costose. Il grado di civiltà di una società si vede dalla capacità di attenzione effettiva a coloro che soffrono nel corpo e nello spirito e non hanno i mezzi per potersi permettere cure adeguate. 

Valore ecclesiale degli enti sanitari e socio-sanitari di ispirazione cristiana 
Senza voler entrare in merito a queste riforme a livello regionale e nazionale, come Vescovi delle Diocesi lombarde, ci interroghiamo dal punto di vista pastorale sull’importanza di qualificare sempre meglio quegli enti di ispirazione cristiana che operano in questi settori ed esprimiamo il vivo desiderio che essi dispongano di quanto necessario per poter svolgere al meglio la loro missione, realizzando così una significativa testimonianza nell’ambito della cura. 
Desideriamo fare in modo che gli enti di ispirazione cristiana operanti nel settore della sanità trovino nelle nostre comunità ecclesiali l’attenzione dovuta. Il popolo di Dio deve poter riconoscere in queste opere un segno importante di come le comunità cristiane continuino nel tempo l’atteggiamento di Gesù nei confronti dei malati. 
A questo scopo è importante che tali enti coltivino un nesso costante con la comunità cristiana. Essi trovano qui le loro radici. Le nostre Chiese devono sentire questi enti come realtà espressive della carità cristiana. I fedeli sentano come “proprie” queste opere. 
È bene a questo proposito ricordare che il valore di questi enti di ispirazione cristiana non si esaurisce nell’ambito della supplenza nei confronti dello Stato; essi mantengono il loro valore nella misura in cui sono capaci di offrire un servizio qualificato, in cui si possano riconoscere chiaramente le caratteristiche di una cura integrale della persona, espressiva di un’autentica visione dell’uomo che scaturisce dal Vangelo di Gesù. Anche «dove esistono sistemi di sanità pubblica sufficienti, il lavoro delle congregazioni cattoliche, delle diocesi e dei loro ospedali, oltre a fornire cure mediche di qualità, cerca di mettere la persona umana al centro del processo terapeutico e svolge ricerca scientifica nel rispetto della vita e dei valori morali cristiani». (Papa Francesco, Messaggio per la XXVI Giornata del Malato 26 novembre 2017, n. 4). 
Tutti abbiamo consapevolezza che questi enti sono una realtà essenziale, che partecipa pienamente alla missione ecclesiale di portare al mondo della salute l’annuncio del Vangelo. Per questo la Chiesa non potrà mai rinunciare a proporre presenze significative in questo ambito. 
Siamo ben consapevoli che la presenza della Chiesa nel mondo della salute non si limita solo a questi enti; la Chiesa infatti desidera diffondere il Vangelo in tutte le strutture sanitarie dando così il suo contributo alla umanizzazione della cura e della medicina. Tuttavia, gli enti di ispirazione cristiana, soprattutto se implicano una responsabilità diretta della Chiesa, sono da ritenersi ambiti fondamentali di testimonianza evangelica. 
 
Identità e compito specifico degli enti sanitari di ispirazione cattolica 
La riforma sanitaria nella Regione Lombardia e, a livello nazionale, quella del terzo settore rappresentano indubbiamente una occasione significativa per tutti gli operatori nel mondo della salute; per questo anche gli enti di ispirazione cristiana che operano in questo settore devono poter qualificare sempre meglio la propria presenza per dare così il proprio contributo alla vita buona di tutti i cittadini. In un settore così profondamente caratterizzato dallo sviluppo, come Vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda, sentiamo la necessità di raccomandare a tutto il popolo cristiano e a tutti gli uomini di buona volontà di sostenere questi enti impegnati nell’ambito della sanità e della cura dei malati. Ci preme ricordare che gli enti di ispirazione cristiana sono chiamati ad avere a cuore la centralità della relazione di cura, favorendo la formazione di vere e proprie comunità di cura, dove si coltivi, insieme alla competenza degli atti clinici e medici, l’arte terapeutica in cui viene perseguito il bene integrale della persona. Tutti gli operatori sanitari, insieme alla famiglia del malato, devono contribuire ad incrementare quell’arte terapeutica per mezzo della quale si mostri attenzione e amore alla persona nella sua integralità. Dobbiamo lavorare per la salute dei nostri fratelli infermi nell’orizzonte della salvezza. 
Anche la qualità della ricerca, che spesso caratterizza meritoriamente gli enti di ispirazione cristiana, deve essere finalizzata all’affermazione della dignità della persona, del suo valore inalienabile e sacro, avendo sempre a cuore il suo bene integrale. 
Inoltre, le grandi possibilità che la scienza biomedica sta mettendo in atto pongono in questo campo nuove e radicali domande di carattere etico. Infatti, se da una parte la tecnoscienza applicata al mondo della salute sta aprendo possibilità entusiasmanti e fortemente innovative, dall’altra parte siamo posti di fronte a questioni morali radicali sul senso della vita e della persona, che deve essere riconosciuta nel suo inalienabile valore dall’inizio fino alla sua fine naturale. 
Per questo chiediamo agli enti di ispirazione cristiana di essere all’avanguardia nell’ambito delle scelte bioetiche per la vita, evitando risolutamente sia le derive dell’accanimento terapeutico che dell’eutanasia (e suicidio assistito). Anche di fronte alle recenti «Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento», «ci preoccupa la salvaguardia della speciale relazione tra paziente e medico, la giusta proporzionalità delle cure – che non deve mai dar luogo alla cultura dello scarto –, la possibilità di salvaguardare l’obiezione di coscienza del singolo medico e di evitare il rischio di “aziendalismo” per gli ospedali cattolici» (Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Prolusione al Consiglio permanente, 22 gennaio 2018.  
Occorre assumere come criterio, come dice papa Francesco, «il comandamento supremo della prossimità responsabile, come chiaramente appare nella pagina evangelica del samaritano (cfr. Lc 10, 25-37)» verso coloro che si trovano ad affrontare il momento più drammatico della vita, promuovendo la migliore qualità dell’esistenza fino al suo congedo naturale. In questa prospettiva, è importante che questi enti siano all’avanguardia nella medicina palliativa: «essa riveste una grande importanza anche sul piano culturale, impegnandosi a combattere tutto ciò che rende il morire più angoscioso e sofferto, ossia il dolore e la solitudine» (Messaggio del Santo Padre Francesco ai partecipanti al meeting regionale europeo della “World Medical Association” «sulle questioni del “fine-vita”»  7 novembre 2017). 
Altrettanto qualificante è la promozione di hospice, come luogo di accompagnamento dignitoso al congedo dalla vita. L’annuncio cristiano della risurrezione illumina anche il senso del corpo, ne valorizza la dignità, come espressione del mistero della persona.
Allo stesso modo i centri ispirati cristianamente per la cura devono potersi distinguere chiaramente per un’attenzione specifica alle fragilità e alle vulnerabilità che caratterizzano tanti malati. In questo senso gli enti di ispirazione cristiana devono mostrare un’attenzione particolare nella cura della disabilità fisica e psichica, degli anziani non più autosufficienti e di coloro che si trovano nello stato di coma e vegetativo. 
Testimonianza peculiare dell’ispirazione cristiana sarà l’attenzione della cura di coloro che vivono nell’indigenza e non possono permettersi cure costose e che rischiano gravi emarginazioni sociali. Da qui la centralità della cura offerta ai poveri. 
Infine, crediamo che gli enti che operano nell’ambito della salute secondo l’ispirazione cristiana debbano poter promuovere una qualità della vita spirituale del malato e dei loro familiari all’altezza dell’annuncio evangelico della salvezza. La storia della spiritualità ci ricorda quanta santità è presente sia tra coloro che si prendono cura dei malati, sia tra coloro che vivono la propria malattia alla luce del Vangelo, facendo della propria condizione un’occasione di amore e di offerta della vita per il bene di tutti. La qualità dell’accompagnamento spirituale sia del personale che dei malati e dei loro famigliari deve poter mostrare quanto lo spirito evangelico illumini la nostra prassi.Tutto questo impegno deve avvenire da parte degli enti di ispirazione cristiana in un quadro di gestione amministrativa corretta e verificabile da parte di tutti. Una tale trasparenza è essenziale anche per presentarsi in modo autentico e affidabile all’interno della società. 
 
Enti sanitari di ispirazione cristiana: messa “in rete” 
Il momento presente, caratterizzato da grande evoluzione specialistica nel settore della sanità e segnato dalle riforme sia a livello regionale che statale, chiede a tutti gli enti che condividono l’ispirazione cristiana di unire le forze, sia per poter far fronte meglio alla transizione in atto, sia per poter condividere il patrimonio di bene e di ricerca che è stato accumulato in questi anni. 
Certamente i diversi enti hanno storie differenti, caratteristiche peculiari; sono animati da carismi e da sensibilità proprie. Tutto questo indica una pluriforme ricchezza che va mantenuta e incrementata. Tuttavia, occorre anche essere pienamente consapevoli dell’importanza di condividere la ricchezza di saperi e di prassi che ogni ente ha saputo sviluppare lungo la sua storia. 
Per questo come Vescovi lombardi raccomandiamo vivamente che tutti gli enti di ispirazione cristiana che operano nella sanità e nel sociosanitario possano il più possibile operare in rete. Invitiamo queste realtà a condividere tra loro esperienze e creare sinergie, sia per arricchirsi vicendevolmente dal punto di vista della pratica sanitaria e della ricerca, sia per presentarsi agli enti amministrativi regionali in modo più unitario possibile, così da poter mostrare meglio le proprie peculiarità perché siano riconosciute e promosse anche dalle istituzioni. 
È importante che questi enti possano condividere energie e programmi evitando di isolarsi, soprattutto di fronte ad eventuali momenti di crisi. Infatti, l’eventuale chiusura di tali realtà o una loro alienazione che comporti la perdita della ispirazione cristiana risulterebbe essere una perdita che limita la missione stessa della Chiesa locale in questo ambito tanto importante e delicato. Occorre fare in modo che eventuali difficoltà siano condivise anche a livello diocesano e tutti si impegnino per una soluzione che favorisca la testimonianza evangelica. 
 
Invito al volontariato 
Noi Vescovi lombardi siamo consapevoli che questi enti di ispirazione cristiana costituiscono un’occasione importantissima di stimolo per la comunità ecclesiale, per la crescita nella carità. Anche noi «ci rallegriamo per la presenza di numerosi volontari che, con generosità e competenza, si adoperano per alleviare e umanizzare le lunghe e difficili giornate di tanti malati e anziani soli, soprattutto poveri e indigenti» (Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all’incontro promosso dalla commissione carità e salute della Conferenza Episcopale Italiana, 10 febbraio 2017). Raccomandiamo, pertanto, vivamente alle comunità di incrementare presso questi centri attività caritative e di volontariato. Trascorrere alcune ore alla settimana in questi luoghi di sofferenza risulta essere prezioso per l’educazione alla gratuità e al dono sincero di se stessi, mettendo così in pratica le opere di misericordia raccomandate dal santo Vangelo. 
Inoltre non si deve dimenticare che invitare persone a svolgere queste attività di volontariato può risultare anche una grande occasione per autentici cammini di conversione, iniziando ad uscire da se stessi e aprendosi al bisogno degli altri. Invitare persone all’attività di volontariato in ospedale, nelle case di cura, nelle residenze per gli anziani può risultare un gesto autenticamente missionario. Quante persone, iniziando a svolgere un semplice servizio come volontario, hanno potuto trovare un potente stimolo per autentici percorsi di conversione! Non manchi mai nelle nostre comunità la proposta di trascorrere un po’ del proprio tempo con chi ha bisogno di vicinanza e di amore!
In particolare raccomandiamo che la comunità ecclesiale, anche attraverso associazioni e movimenti, promuova la proposta del volontariato ai giovani. Siamo certi della grande capacità educativa di un gesto regolare di gratuità proposto alle nuove generazioni. A volte i nostri giovani ci appaiono superficiali e distratti di fronte ai problemi dell’esistenza e chiusi in se stessi. Tuttavia, quando si trova il coraggio di fare loro una proposta forte di condivisione e di solidarietà nei confronti di malati e di anziani si scoprono persone diverse, capaci di dedizione e di gratuità. Vivere un tempo di volontariato aiuta ad andare in profondità nelle domande sul senso della vita e può stimolare quel dono di sé che apre all’esistenza autenticamente adulta.
Inoltre, consapevoli del carattere fortemente educativo che la relazione con il malato possiede, crediamo utile, dove sia possibile, promuovere attività per i giovani che integrino la formazione scolastica con un’esperienza di impegno nel mondo della salute. In particolare pensiamo sia bene favorire anche progetti mirati, in conformità con la normativa vigente, che permettano ai ragazzi di realizzare l’alternanza scuola-lavoro, offrendo periodi di coinvolgimento in realtà di incontro con l’esperienza della malattia. Gli enti sanitari di ispirazione cristiana possono proporsi in questo ambito offrendo esperienze ai giovani per crescere umanamente e professionalmente, sia nei presidi sanitari che nei servizi territoriali. 
Nel valorizzare tutte le forme di volontariato nell’ambito della cura, noi Vescovi lombardi vogliamo rinnovare tutta la stima della Chiesa anche per quelle forme associative, antiche e nuove, che si impegnano ad essere presenti nelle corsie degli ospedali, nell’assistenza dei bisognosi. Non meno valore possiedono anche quei gruppi che favoriscono la vita spirituale tra coloro che vivono l’esperienza della malattia, alimentano momenti di preghiera, favorendo pellegrinaggi con gli ammalati presso santuari particolarmente cari a coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. 
Siamo anche consapevoli che, oltre alla grande capacità educativa dell’esperienza del volontariato, la presenza di coloro che offrono il proprio tempo gratuitamente in favore degli ammalati è anche un grande aiuto per gli stessi enti che si occupano della salute. Per questo chiediamo che queste realtà sviluppino sempre meglio la formazione di coloro che dedicano un po’ del proprio tempo per stare con gli infermi. 
La formazione adeguata dei volontari è indubbiamente un elemento qualificante che gli enti di ispirazione cristiana non possono trascurare. Tale formazione è garanzia di serietà dell’esperienza stessa di volontariato perché risulti efficace a coloro che soffrono e sia di aiuto alla vita spirituale di coloro che in esso si impegnano. 
 
Invito alla buona prassi del sostegno economico 
Se guardiamo alla plurisecolare storia di molte istituzioni di ispirazione cristiana deputate alla cura dei malati e degli anziani troviamo sempre grandi storie di generosità e di autentica carità. Fondatori di ordini religiosi, caratterizzati da carismi particolarmente sensibili alla cura, santi operatori nel mondo della salute, hanno potuto dar vita a grandi opere anche grazie all’impegno generoso di tanti fedeli. 
Sebbene oggi l’organizzazione della sanità possa contare, con le forme dell’accreditamento istituzionale e della contrattualizzazione, degli interventi del Fondo sanitario nazionale e regionale, tuttavia, soprattutto per gli enti di ispirazione cristiana che intendono impegnarsi per opere di qualità all’altezza dei tempi a reale servizio di coloro che sono maggiormente svantaggiati, non può venire meno il sostegno anche economico e finanziario da parte della comunità cristiana. È necessario in particolare oggi sostenere quegli enti che operano avendo come criterio non il profitto e il tornaconto ma il bene reale di coloro che sono nel bisogno, soprattutto se non dispongono del necessario.
Per questo esortiamo i fedeli ad essere generosi nel sostenere questi enti che hanno il compito di portare una speciale testimonianza evangelica nel mondo della cura. Le grandi storie di carità presenti nelle nostre Chiese lombarde ci mostrano che tutti possono contribuire a sostenere queste realtà, secondo le modalità più confacenti alle possibilità di ciascuno. 
Ci si ricordi che in queste cose è bene partire dal poco; ciascuno potrà offrire il contributo di cui è capace. Tante piccole offerte possono costituire per questi enti un aiuto decisivo. Dare del proprio per sostenere questi enti è un gesto di carità che educa al dono di sé, mantiene il cuore aperto e corregge l’egoismo che si annida nel cuore dell’uomo.
Oltre a questi gesti che possiamo offrire come “decima” dei nostri guadagni è certamente lodevole ed opportuno pensare anche a donazioni di più ampio respiro. In questa prospettiva vogliamo favorire la decisa ripresa di donazioni da compiere in favore di queste realtà, anche attraverso lasciti testamentari. 
Se guardiamo alla nostra vita, è impossibile non accorgerci quanto bene abbiamo ricevuto gratuitamente. La stessa realtà della vita è dono di Dio, dato in anticipo, ed è messa nelle nostre mani perché sappiamo operare il bene verso tutti, portando frutti per la vita eterna. Per questo è importante educare tutti nella comunità cristiana, insieme ad ogni uomo di buona volontà, al dono gratuito. «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). 
 
Carissimi fratelli e sorelle, 
siamo certi che queste parole, che vi abbiamo indirizzato in occasione della Giornata mondiale del Malato, incontreranno in voi un cuore disponibile e pronto ad attuare quanto possibile. Ci anima il desiderio di testimoniare a tutti la gioia del Vangelo. E l’ambito della cura e del “prendersi cura” di coloro che sono nella infermità è certamente, soprattutto oggi, una sfida che le nostre comunità non possono trascurare. Gesù, davvero, «ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie» (Mt 8,17). Alla sua sequela, e con l’aiuto della grazia, vogliamo vivere secondo lo spirito del buon samaritano e delle opere di misericordia. 
Maria santissima, salute degli infermi, che ricordiamo in questi giorni in occasione del 160° anniversario della sua apparizione di Lourdes, aiuti le nostre comunità cristiane ad essere generose ed impegnate nel bene verso i nostri fratelli bisognosi, verso gli ammalati e i poveri, a gloria di Dio e per la vita buona di tutti. 
I Vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda 
 
11 febbraio 2018 
 
Giornata mondiale del Malato