Messa per la Giornata del lavoro 2022

Il 29 aprile 2022 il vescovo Daniele si è recato in visita alle Officine Meccaniche Zanotti (OMZ) di Crema e, dopo la visita all’azienda, ha presieduto la S. Messa, alla quale hanno partecipato, oltre a titolari e dipendenti dell’azienda, anche rappresentanze di varie realtà del mondo del lavoro. Il momento è stato organizzato dalla Commissione diocesana per la pastorale sociale e del lavoro, in vista della Festa del lavoro del 1° maggio. Riportiamo di seguito l’omelia tenuta dal vescovo durante la Messa.

Questo nostro incontro, e questa celebrazione, che si pongono già nell’orizzonte della Festa del Lavoro e dei lavoratori, che si celebra il 1° maggio, avvengono nel giorno in cui si ricorda santa Caterina da Siena, questa donna che nel breve corso della sua vita – poco più di trent’anni, nel XIV secolo – seppe irradiare una luce straordinaria nella Chiesa e nella società del suo tempo, che vivevano un clima di forti divisioni e contrapposizioni, a livello tanto civile che ecclesiale.
Santa Caterina da Siena è stata proclamata patrona d’Italia, insieme con san Francesco d’Assisi, da papa Pio XII nel 1939; sessant’anni più tardi, nel 1999, il papa san Giovanni Paolo II l’ha proclamata patrona d’Europa.
Penso che questa scelta, sia per l’Italia che per l’Europa, dipenda dal fatto che santa Caterina, che fu destinataria di altissime esperienze mistiche, aveva molto a cuore il destino di quella che potremmo chiamare la “città terrena”, che all’epoca era minacciata soprattutto dalle forti rivalità che dilaniavano il tessuto cittadino, spesso con forti conseguenze anche di ordine economico.
Non conosco a sufficienza il pensiero di santa Caterina per sapere se abbia mai parlato di quell’attività umana che chiamiamo il lavoro; del resto, è chiaro che la condizione sociale, economica e di lavoro dell’Italia del Milletrecento era molto diversa dalla nostra.
Caterina, però, ricorre molto spesso all’immagine del lavoro – e in particolare a quella del lavoro agricolo – per parlare di coloro che, in modi diversi, sono chiamati a darsi da fare nella vita della Chiesa. Utilizza di frequente, ad esempio, l’immagine del giardiniere, o del vignaiolo (sono immagini che, del resto, attinge dalla Bibbia). E molto spesso, usando queste immagini, insiste sulla necessità del lavoro accurato, del lavoro “fatto bene”. Così, ad esempio, scriveva in una lettera:

“Sono certa che se sarete buoni e perfetti lavoratori nella vigna vostra voi lavorerete con grande solecitudine, per amore della verità, nella vigna della santa Chiesa; ma se sarete cattivi lavoratori in voi, non vi curerete di lavorare in lei, sì come insino ad ora si mostra. E però dissi che io desiderava di vedervi veri governatori e lavoratori nella vigna delle anime vostre, e così vi prego che facciate (Lettera 321).

Ripeto che qui santa Caterina sta pensando al “lavoro dell’anima”: ma è chiaro, da questo e da decine di altri passaggi simili a questo, che Caterina doveva avere ben impressa nella testa l’idea del lavoro “fatto bene”, del lavoro portato avanti coscienziosamente: l’idea, insomma, che un agricoltore, un operaio, un imprenditore… debba fare bene il suo lavoro, quale che sia: e questo vale anche, e a maggior ragione, per il “lavoro dello spirito”, il lavoro che ciascuno è chiamato a fare su di sé, per vivere degnamente da uomo e donna, e da cristiano, oppure il lavoro affidato appunto a chi svolge qualche compito di responsabilità nella Chiesa.
Appartiene al “fare bene” il proprio lavoro anche l’attenzione, la cura per il lavoratore stesso, la sua dignità e la sua salute. La Chiesa italiana ha scelto come tema per la festa dei lavoratori di quest’anno la cura delle persone e in particolare la tutela della sicurezza sul lavoro: con il titolo: La vera ricchezza sono le persone. Dal dramma delle morti sul lavoro alla cultura della cura. E proprio ieri, 28 aprile, ricorreva peraltro la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Non passa giorno, come sappiamo, senza che ci raggiunga la notizia di qualche morte sul lavoro. È vero, qualche volta ci si dimentica che le cose sono migliorate, rispetto al passato: che si muore meno sul lavoro, rispetto a qualche decennio fa. Ma si muore ancora troppo, e nelle statistiche, tra l’altro, non entrano gli infortuni e le morti del lavoro in nero. Per questo, anche, in questa Messa vogliamo ricordare e affidare al Signore tutte i morti sul lavoro, e pregare per i loro cari.
Come hanno scritto i vescovi nel loro Messaggio per il 1° maggio, «ogni evento che si verifica è una sconfitta per la società nel suo complesso, ogni incidente mortale segna una lacerazione profonda sia in chi ne subisce gli effetti diretti, come la famiglia e i colleghi di lavoro, sia nell’opinione pubblica»; e poi «non ci sono solo le morti: gli infortuni di diverse gravità esigono un’attenzione adeguata, così come le malattie professionali domandano tutela della salute e sicurezza».
Naturalmente, per rispondere a questo problema, sono da mettere in atto attenzioni di diverso genere: «La complessità delle cause e degli eventi richiede un approccio “integrale” da parte di tutti i soggetti in campo: vanno realizzati interventi di sistema sia a carattere statale, sia a livello aziendale».
Alla base di tutto, però, sta la necessità di riconoscere «il valore soggettivo e personale del lavoro, quello che è definito “capitale umano”, vale a dire “gli uomini stessi, in quanto capaci di sforzo lavorativo, di conoscenza, di creatività, di intuizione delle esigenze dei propri simili, di intesa reciproca in quanto membri di una organizzazione”» (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, 276)».
Sì, la nostra attenzioni, oggi e sempre, non sia soltanto al «lavoro» come categoria o attività astratta, o come produzione che guarda soltanto a logiche economiciste. Ci aiuti Dio a guardare all’uomo e alla donna, alle lavoratrici e ai lavoratori, a prenderci cura di loro e delle loro condizioni di lavoro, per un lavoro sempre più degno dell’uomo e per questo capace di collaborare davvero all’azione dello Spirito di Dio che, nel nostro tempo, fa venire alla luce il suo Regno di giustizia, di amore e di pace.
Ci aiutino, per questo, l’intercessione di santa Caterina da Siena e di san Giuseppe lavoratore.