Le parole chiave del dialogo tra “Giovani e Vescovi” del 6 novembre

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Sono forti le risonanze del 6 novembre: custodiamo l’immagine bella, inedita, simbolo di una profonda espressione di comunione, dei Vescovi delle diocesi lombarde in ascolto e confronto con il gruppo rappresentativo di giovani, nel Duomo di Milano.

Disponibili entrambi, “Giovani e Vescovi”, a lasciarsi interrogare, per capire insieme, in un essenziale esercizio di sinodalità, le domande, le attese, le inquietudini e le speranze, e affrontare le sfide che il nostro tempo ci presenta.

Il giorno stesso, nel pomeriggio, nel Salone Pio XII di via Sant’Antonio 5, grazie ad alcuni facilitatori, abbiamo già avuto modo di trarne una prima sintesi (ne avremo poi una restituzione più approfondita) attraverso alcune parole chiave, che non vogliamo perdere, riferite ai “sentieri” tematici: sono questioni decisive che ci riguardano tutti da vicino. Possiamo scoprirle insieme: consapevoli che l’incontro del 6 novembre, nato dalla scelta condivisa da tutti i Vescovi lombardi di un dialogo con i giovani, è solo l’inizio di un cammino insieme.

 

Vocazione e Lavoro 

Perchè – Fragilità – Fermarsi

È un tema ampio, che si focalizza attorno alla questione della “scelta”. Il Perchè rischia di accompagnarsi allo smarrimento: “non abbiamo in questo momento le capacità, le forze e il tempo per capire qual è la strada giusta da percorrere”. Percepita, a volte, anche una mancanza di senso: poche le occasioni per esprimere le proprie domande, capirle, e confrontarsi in un dialogo ampio, anche con chi non frequenta i nostri ambienti di Chiesa o non condivide un percorso di fede.

“Ci siamo chiesti perché dobbiamo scegliere fra i nostri sogni e la realtà”. Viviamo in una società che al primo posto mette l’obiettivo del posto fisso e al tempo stesso dilaga la paura del rimanere sempre precari. Non è giusto che si debba scegliere tra il realizzarsi nel lavoro o il realizzarsi nella vita, senza un reale supporto per chi desidera creare una famiglia. 

In un mondo instabile, che ai giovani ripete “devi fare quel lavoro, devi fare quell’università ecc.”… “chi è che ascolta noi?”, si chiedono. Alla precarietà si collega la parola Fragilità: se ci fossero delle persone ad accompagnare a vivere le scelte della vita, si potrebbero vivere più serenamente.

I giovani percepiscono la frattura tra i ritmi della società, che corre veloce e in cui si deve rimanere sempre connessi, con i tempi per vivere emozioni e relazioni vere. Fermarsi diventa occasione per confrontarsi e anche per il discernimento, grazie a persone che guidino a conoscersi e ad essere parte attiva e significativa di questo mondo, e imparare ad aiutarsi a vicenda. 

 

Intercultura

Allenarsi – Fare casa – Sentirsi stranieri

La nostra società, lo constatiamo come un dato di fatto, è multiculturale: occorre Allenarsi all’incontro con una nuova predisposizione nei confronti dell’altro. Contro la tentazione dell’indifferenza conta l’atteggiamento e il gesto del singolo, nella quotidianità. 

Da una persona straniera raccogliamo un’esigenza, il desiderio di sentirsi a casa: abbiamo una responsabilità nei suoi confronti. “Pensare all’incontro come al costruire una casa, Fare casa insieme, ci porta al passaggio da multiculturale a interculturale”. 

Spesso pensiamo che soltanto l’altro sia straniero e diverso, dimenticandoci che anche noi siamo stranieri ai loro occhi e diversi. Sentirsi stranieri ribalta la prospettiva: è importante sapersi mettere nei panni dell’altro e proporre occasioni per incontrarsi e renderci più consapevoli della nostra identità e conoscere allo stesso tempo quella dell’altro, per arricchirci vicendevolmente. 

 

Affetti, vita e dono di sé

Linguaggio – Infinito – Vocazione

Cosa si intende per “affetto”? Il termine stesso viene inteso in maniera diversa, a seconda dell’età e della propria esperienza di vita: affetto per un adolescente è il rapporto con i genitori, con i familiari stretti, con gli amici; affetto per un giovane fidanzato che decide di sposarsi è l’amore che lo lega al futuro coniuge. Sintonizzarsi sul Linguaggio, nei suoi diversi significati, ristrutturarlo, a partire da dialoghi formativi su parole che ancora oggi sono tabù, è un primo passo per parlare un linguaggio che non sia ambiguo o superficiale. Allo stesso tempo è importante una rieducazione al linguaggio dell’amore, inteso come linguaggio delle emozioni, delle relazioni, degli affetti. 

Ne è nata una domanda: come posso saziare la mia sete di Infinito? Dove posso attingere ciò che è indispensabile per saziare la mia sete? L’infinito crea paura ma affascina. “A seconda delle fasce d’età e dei cammini di ciascuno, ad alcuni affascina la possibilità di condividere nell’infinito l’amore con un coniuge, cioè di mettere in gioco la propria vita con qualcuno, di crescere con lui/lei tutta la vita. Per altri questo fa paura o terrore”. 

Molto spesso confondiamo progettualità con vocazione. La progettualità è riferita a “cosa ho intenzione di fare”, con vocazione si intende il permeare i progetti, viverli appieno, secondo il disegno del Signore. Siamo chiamati a riscoprire la Vocazione come possibilità di un accompagnamento che sia costituito da volti, incontri, e carismi diversi, per vivere pienamente, con la propria vocazione, la propria vita, diventando a propria volta generatore di nuove vocazioni.

 

Ecologia

Educazione – Cammino comune – Supporto

Per quanto riguarda l’ecologia, una tematica sempre più sentita come urgente dai giovani di oggi, l’aspetto più importante per salvaguardare il futuro del pianeta, la nostra casa comune, è l’Educazione. Non può limitarsi solo alle manifestazioni sul tema ecologico, ma deve comportare un cambio di mentalità, una conversione. “L’educazione deve andare a intercettare la cultura delle persone, perché possano verificarsi dei cambiamenti veramente efficaci”. Anche tramite il Vangelo e alcuni affondi ambientali possiamo sensibilizzare i più giovani. 

La percezione dei giovani è che il mondo adulto faccia ricadere su di loro lo sforzo di dover cambiare le abitudini consumistiche, ma occorre intervenire su tutte le generazioni. Lo sforzo a stili di vita più consapevoli deve presupporre un Cammino comune, per un’ecologia “integrale”, a partire dalla persona. 

I giovani chiedono alla Chiesa un Supporto, per dar voce a queste tematiche e coerenza negli esempi concreti, operativi, per interiorizzare nuove abitudini. 

 

Riti

Comunità – Gesti – Testimonianza 

Dalla difficoltà di definire che cos’è un rito, anche se sono più diffusi di quanto si immagina, tanto da essere, alcuni, anche quotidiani, vissuti nelle proprie giornate, fino ai riti che sono tempi, modalità e spazi “altri”, che cercano di andare oltre e in cui ogni elemento diventa un messaggio. 

Si rischia, a volte, di partecipare ai riti come spettatori e non come protagonisti: occorre trovare una corresponsabilità, all’interno della Comunità, con i laici, per approfondire questa attenzione. 

“La difficoltà ad entrare nei riti in senso pieno è legata al linguaggio: una delle provocazioni riguarda le liturgie, molto curate ma a volte di difficile comprensione”. Il gesto, che è qualcosa di concreto, semplice, ha all’interno un significato dirompente: abbiamo la necessità di tornare all’essenziale, e la comunità, attraverso i Gesti, può accompagnare in questo processo. 

La parola Testimonianza è una delle proposte concrete, oltre alla spiegazione dei gesti che compiamo all’interno dei riti: solo attraverso la testimonianza di persone credibili, vere, possono i giovani essere attratti per entrare nella specificità e nell’incontro, caratteristica del rito così come è stato propriamente inteso.

 

Guarda il video sui 5 “sentieri” di confronto: https://www.youtube.com/watch?v=9Nbjk7CzXt4&t=145s