Solennità dell’Epifania 2019 – Omelia

Cattedrale di Crema, 6 gennaio 2019, ore 18.30

Nel corso di questa celebrazione, il Vescovo ha salutato e benedetto il gruppo dei giovani cremaschi che parteciperà alla Giornata Mondiale della Gioventù a Panama nei giorni 23-28 gennaio 2019

Quasi inevitabilmente, le rappresentazioni del lungo viaggio dei Magi dal loro paese di origine – forse la Persia – fino a Gerusalemme ci fanno vedere la stella che, alta e splendente, indica loro il cammino.
Ciò che il vangelo ci racconta, però, sembra un po’ diverso: ci dà l’impressione che i Magi ritrovino finalmente la stella, ma solo per l’ultimo tratto di strada, quegli otto-nove chilometri che separano Gerusalemme da Betlemme. Di qui la «grandissima gioia» dei Magi, che ricevono finalmente, per le ultime ore del loro lungo viaggio, la certezza di non essersi sbagliati.
Ma si tratta, appunto, delle ultime ore e degli ultimi chilometri. È come se, insomma, qualcosa fosse balenato all’inizio: «Abbiamo visto spuntare la sua stella…»; l’hanno vista, possiamo forse dire, come l’esplodere di un razzo segnaletico, come una luce che improvvisamente si accende, ma poi rapidamente scompare. Eppure, quel bagliore è sufficiente a farli mettere in cammino, e intraprendere un viaggio lungo e difficile e che, probabilmente, qualcuno avrà giudicato una follia. Quella luce si spegne, nel firmamento dei Magi, per ricomparire solo alla fine; ma essa rimane accesa nel loro cuore, e permette loro di perseverare fino alla meta, e di incontrare così la Luce vera, Gesù, il bambino nato dalla Vergine Maria.
Penso che qualcosa del genere accada anche nella nostra vita di fede. Ci sono momenti, situazioni, eventi, che rendono tutto luminoso; ci sembra, allora, che affidarci a Dio, accogliere Gesù Cristo e il suo Vangelo, vivere con generosità ed entusiasmo la nostra vita di credenti, sia la cosa più facile e più bella del mondo.
Ma poi la luce si spegne: e, se non viene proprio buio, ci si sente però come in mezzo alla nebbia. Tutto ci appare più grigio, più freddo. Nella migliore delle ipotesi, cerchiamo di continuare a vivere quel che facevamo prima, ma senza gioia, più per abitudine che per vera convinzione. Nella peggiore, lasciamo cadere tutto, e quella luce, che ci sembrava di aver visto brillare, la consideriamo un’illusione, un miraggio, che ci nasconde l’amara realtà delle cose.
La sfida della fede consiste precisamente nel non cedere all’illusione; nel continuare a guardare a quella luce che si era accesa, ma che ora, forse, possiamo ritrovare soltanto in noi stessi. A patto, però, di non stare fermi, di continuare a camminare. Non è un caso che i grandi credenti, nella Bibbia, siano presentati come dei viandanti. Non viandanti da autostrada a quattro corsie, da treno ad alta velocità, ma quelli che fanno i conti con la fatica di mettere un passo dopo l’altro, che rischiano di sbagliare sentiero, che qualche volta sono tentati di fermarsi, perché non ce la fanno più…
I viandanti della fede sono però quelli che continuano a fidarsi di Dio anche quando la sua luce sembra spenta, anche quando la sua voce tace, perché si ostinano a credere che Egli è fedele alla sua promessa e imparano a misurare le cose non semplicemente sul proprio piccolo orizzonte personale, ma su quello delle grandi speranze e dell’orizzonte di salvezza di Dio, offerta a tutti gli uomini.
Come capire, se no, il grande invito del profeta a Gerusalemme, che abbiamo ascoltato nella prima lettura? «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te» (Is 60, 1-2). Il profeta, dobbiamo ricordarlo, non sta parlando a chissà quale capitale di un impero mondiale, ma a una piccola città di un regno ormai inesistente, una città saccheggiata, semidistrutta e abbandonata solo qualche decennio prima… E a questa piccola e remota città rinnova una promessa di salvezza universale, che è proprio ciò che celebriamo nella festa di oggi.
Perché, forse, in noi la luce della fede si spegne, si rattrappisce, quando la pensiamo come una cosa solo nostra, come una specie di polizza personale di protezione contro gli infortuni della vita. La fede muore, se non si dilata alla misura della promessa di Dio offerta a tutti e a tutto il mondo.
Per questo, anche, la fede ha bisogno di riascoltare sempre da capo la promessa di Dio. Anche i Magi, arrivati a Gerusalemme, si sentono leggere le pagine dei profeti: quelle pagine che preparano il Vangelo, quelle pagine che anche noi continuiamo ad ascoltare, almeno qui in chiesa, di settimana in settimana, proprio per alimentare la speranza e sostenere il cammino della fede dentro l’orizzonte del progetto di amore di Dio per tutti.
È anche per questo che non dobbiamo percorrere da soli il cammino della fede. Non sappiamo quanti fossero i Magi ma, certo, si parla di loro al plurale. Erano in gruppo, e hanno camminato insieme, insieme hanno ascoltato le profezie e insieme sono arrivati davanti a Gesù. Hanno anticipato, così, quell’immagine di Chiesa, e anche di umanità, che papa Francesco chiama «questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (Francesco, Ev. gaudium, 87).
Penso che il piccolo, ma anche consistente gruppo dei nostri giovani, che questa sera salutiamo promettendo di accompagnarli con la nostra preghiera e benedizione, e che parteciperanno nelle prossime settimane alla Giornata Mondiale della gioventù a Panama, potrà vivere questa esperienza della marea caotica, che si trasforma in carovana solidale e santo pellegrinaggio.
Lo potranno vivere, e noi con loro e come loro, a patto di ricordare che il punto d’arrivo, e al tempo stesso di una rinnovata partenza, è sempre Gesù Cristo. La benedizione liturgica della fine di questa Messa dell’Epifania ce lo ricorda molto bene, quando chiede che tutti noi, come i santi Magi, possiamo trovare, al termine del nostro cammino, «con immensa gioia, Cristo, luce dell’eterna gloria».
Tutta la nostra vita di fede è un pellegrinaggio verso di Lui, ma anche dietro di Lui, perché solo Lui può condurci al Padre. Chiediamo a Lui la grazia di vivere il pellegrinaggio della fede, come i Magi, senza stancarci né avvilirci; chiediamo la grazia di ascoltarLo nella parola della Scrittura, di adorarLo nella comunità dei fratelli, di trasmettere a tutti, con la nostra vita di credenti, la bellezza e la gioia del suo Vangelo. Chiediamo che anche in virtù della nostra testimonianza la sua stella sorga ancora e sia, per tutti gli uomini, luce che guida alla vita vera.