MESSA AL CIMITERO MAGGIORE DI CREMA. 2 NOVEMBRE 2017

2 nov. 2017 – Commemorazione fedeli defunti – 
Messa al Cimitero maggiore di Crema
 
C’è chi ha sostenuto che tutto, nell’uomo – ogni desiderio, azione, pensiero, impresa che si possa immaginare… – non è mosso se non dall’intento di «tenere a bada la morte», di esorcizzarla o, addirittura, di vincerla; con, al fondo dell’animo, la consapevolezza che questa lotta sarà sempre ìmpari, che la morte resta «l’ultimo nemico», di fronte al quale tutti dovremo arrenderci.
Non so se sia proprio così – se, cioè, davvero tutto nell’uomo sia motivato dal desiderio più o meno consapevole di sfuggire alla morte (magari, come si tenta di fare soprattutto oggi, cercando di ignorarla il più possibile); in ogni caso, la visione di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura, e che si concentra nella frase: «(Dio) eliminerà la morte per sempre», raccoglie certamente un desiderio profondo dell’uomo; e fa vedere come questo desiderio dell’uomo corrisponda al desiderio di Dio: proprio Dio «eliminerà la morte per sempre e asciugherà le lacrime su ogni volto».
Dio, dunque, sta dalla parte di questo desiderio umano di una vita piena, di una vita che non sia sconfitta dalla morte. Certo, rimane per noi molto misterioso, molto enigmatico, il fatto che Dio prometta all’uomo pienezza di vita mentre, al tempo stesso, lo chiama a vivere un’esistenza segnata dalla morte in una creazione che – come dice Paolo nella seconda lettura – Dio stesso ha sottoposto alla caducità.
Possiamo forse esplorare questo enigma chiedendoci se, in definitiva, solo passando attraverso la prova della caducità e della morte possiamo assaporare la vita in pienezza. Proprio la memoria dei nostri defunti cari può aiutarci a capire questo. 
Immagino che per molti di noi la morte di una persona cara ci abbia fatto sentire con particolare forza il legame che ci univa. Ci volevamo bene, naturalmente, quando lui o lei era ancora con noi; ma il dolore della scomparsa ci ha fatto sentire ancora di più il legame dell’amore; abbiamo scoperto quanto ci volevamo bene proprio quando la morte ci ha separato; intuiamo forse questo: paradossalmente, proprio la morte ha dato più forza e consistenza al nostro legame vicendevole, ci ha manifestato la verità dell’amore per una persona cara.
E questo è vero al punto che qualche volta ci azzardiamo a dire: questo legame è capace di superare anche la scomparsa, anche la morte della persona cara. Può darsi che per molti tutto questo si riduca a un sentimento, magari anche forte, ma nulla più: ciò che ci ha unito è più forte della morte che ci ha separato… Ma anche così, siamo davanti a un’intuizione preziosissima, che ci fa scoprire che l’amore può essere più forte della morte.
La nostra fede raccoglie questa intuizione e la radicalizza: sì, l’amore è più forte della morte, e dove l’amore si manifesta in tutta la sua pienezza – e questo, per i cristiani, avviene nella Croce di Cristo –, lì la morte è sconfitta, e trionfa la vita.
Gesù non ha avuto timore di affrontare la morte; o meglio, ha voluto prendere su di sé anche il peso della morte, con la paura che essa incute all’uomo; soprattutto quando si tratta, come è accaduto per Gesù, di una morte vergognosa e dolorosa, una morte subìta ingiustamente ma accettata volontariamente, proprio perché fosse espressione piena dell’amore che si dona, perché solo questo può sconfiggere la morte. Ed è appunto questa via dell’amore, del dono di noi stessi, quella che ci viene indicata per contrastare la morte, in noi e negli altri; a partire dai gesti semplicissimi con i quali possiamo dar da mangiare a chi ha fame, vestire chi è nudo, accogliere il forestiero, confortare il malato…
Non sconfiggeremo la morte, e la paura della morte, da soli, cercando di «salvare la nostra vita» nella chiusura egoistica su noi stessi: e non solo perché, secondo la nostra fede, Cristo ha già vinto la morte e ha aperto a tutti la via della risurrezione e della vita; ma anche perché solo con gli altri, solo nel legame della compassione, della solidarietà e dell’amore, è promesso anche a noi l’accesso alla pienezza della vita.
 
Viviamo in questo anche il legame con i nostri cari defunti: li ricordiamo nella preghiera, li affidiamo alla misericordia di Dio, chiedendo di essere raccolti un giorno tutti, peccatori perdonati e amati da Dio, nella speranza che non delude, nella gloria di tutta la creazione, redenta dal peccato e dalla morte, e portata da Dio alla pienezza della vita.