Conferimento del ministero di lettore a Edoardo Capoferri – Omelia

Sabato 23 gennaio 2021, nella chiesa parrocchiale di Moscazzano, il vescovo Daniele ha conferito il ministero di lettore a Edoardo Capoferri, insegnante di religione e candidato al diaconato. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo.

La Chiesa, le comunità cristiane, hanno avuto bisogno dei lettori, fin dall’inizio della loro storia, per ragioni molto pratiche: la maggior parte della gente non sapeva leggere, gli stessi libri erano molto rari e costosi, e c’era bisogno di qualcuno che sapesse decifrare le parole scritte sulla carta e farle ascoltare a tutto il resto della comunità. Così è stato per molti secoli; ma oggi potremmo pensare che le cose sono cambiate, che a tutti è possibile avere sotto mano il testo delle letture, che tutti siamo in grado di leggere, e perché dunque ci deve essere ancora qualcuno che legge a voce alta le letture della Bibbia, durante le nostre liturgie?
Provo a rispondere così: perché ci interessa non solo leggere dei testi per sapere che cosa ci dicono, ma abbiamo bisogno di ascoltare una voce che ci parla. Posso leggere un testo scritto su un libro, o su un foglio di carta – o anche, oggi, sul mio telefonino o su qualche altro strumento del genere… – e posso farlo quando e come voglio, il che certo è una gran comodità… Ma se qualcuno mi parla, si rivolge a me, vuole entrare in dialogo con me, allora, normalmente, ho bisogno della voce. Ascoltare l’altro vuol dire essere qui, adesso, ed entrare in relazione: se qualcuno mi parla, chiede di entrare nella mia vita, di stabilire un dialogo con me; ascoltandolo, prestando orecchio alla sua voce, gli permetto di entrare nella mia vita, accetto di vivere una relazione.
Questo è ciò che la Chiesa sa di dovere e, prima ancora, di voler fare, quando si tratta di Gesù, del suo Signore e Sposo: si tratta di ascoltarlo, di lasciarsi raggiungere, ancora oggi, dalla sua voce. Quasi sessant’anni fa, nel Concilio Vaticano II, i vescovi dicevano una cosa che poi è stata riportata anche nelle introduzioni dei nostri libri per la liturgia, e in particolare dei nostri Lezionari, che sono i libri nei quali sono riportate le letture della Bibbia, che noi ascoltiamo quando celebriamo la Messa, come adesso. Il Concilio ricorda che quando noi celebriamo la liturgia, le stesso Signore Gesù, morto e risorto, è presente in mezzo alla comunità, in tanti modi; e dicono, più precisamente, che Gesù «è presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura» (SC 7).
È Lui, il Signore, che parla: per questo, c’è bisogno di qualcuno che gli presti la voce, e questo ‘qualcuno’ è proprio il lettore – e, per il vangelo, è il diacono o il prete.

È proprio grazie a questo servizio o «ministero» (che vuol dire, appunto, «servizio») del lettore che ciò che abbiamo sentito nel vangelo – Gesù che va «proclamando il vangelo, cioè la buona notizia, il lieto annuncio di Dio, dicendo: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”» (Mc 1,14 s.) – si realizza anche qui, questa sera, per noi.
Anche a noi è fatto il dono di ascoltare la voce del Signore: e per capire quanto può essere importante questo ascolto, basta pensare a ciò che segue, nel racconto che abbiamo ascoltato: Gesù chiama i suoi primi quattro discepoli, quattro pescatori di Galilea, ed è appunto la sua voce a raggiungerli e a trasformare la loro vita. La voce di Gesù non dà informazioni, non chiacchiera a vuoto, come accade tanto spesso a noi: è una voce autorevole, invitante, una voce che può trasformare la vita, se davvero le diamo ascolto.
Per chi sale all’ambone (cioè al luogo da dove si leggono le letture bibliche), e anche per chi ascolta, è importante portare nel cuore questa consapevolezza: stiamo prestando la voce a Gesù stesso; è lui che ci parla in tutte le letture della Bibbia, non solo nel vangelo; stiamo ascoltando lui, e quando lui parla – grazie alla voce di chi legge – dovremmo sentirci tutti come Maria, sorella di Marta, seduta ai piedi del Signore per ascoltare la sua parola (cf. Lc 10,39), perché questa parola porta la vita e la salvezza di Dio.
Svolgere questo compito non è esclusivo di chi, come Edoardo, si sta preparando a essere poi ordinato diacono. Che alcuni, però, ricevano in modo ufficiale questo compito – e da qualche settimana papa Francesco ha voluto che questo servizio del lettore, un tempo affidato solo a uomini, sia affidato ufficialmente anche alle donne, che spesso già lo compiono di fatto – diventa un richiamo per tutta la comunità cristiana al grande dono della Parola di Dio, che in questa domenica tutta la Chiesa vuole riconoscere e onorare in modo particolare.
Un versetto di un salmo dice, rivolgendosi a Dio: «Se tu non mi parli, io sono come uno che scende nella fossa» (Sal 28,1), cioè sono come un morto. La tua parola, o Signore, è vita; e ti siamo riconoscenti perché questa parola, che si riassume nel tuo Figlio, Gesù Cristo, hai voluto metterla nelle mani della Chiesa, e nelle mani di ciascuno di noi, attraverso i libri della Bibbia, e prima di tutto i vangeli. Ti chiediamo di renderci attenti a questa parola, e non lasciarla cadere; ti chiediamo di renderci ascoltatori che sanno accogliere questa parola non solo con le orecchie, ma soprattutto nel cuore; ti chiediamo di nutrirci in abbondanza di questa tua Parola, e di saperla testimoniare agli altri; e ti ringraziamo per coloro che danno voce alla tua Parola, e ci aiutano così a sentire che il tuo Figlio ci parla, ci chiama, ci dona la sua amicizia, ci guida nel cammino e ci conduce nella via della vita.