Conferimento del ministero di lettore a Claudio Dagheti – Omelia

Domenica 24 gennaio 2021, nella chiesa di S. Giacomo in Crema, il vescovo Daniele ha conferito il ministero di lettore a Claudio Dagheti, direttore della Caritas diocesana e candidato al diaconato. Riportiamo di seguito l’omelia del vescovo.

Guardando Gesù che cammina per le strade della Galilea, ascoltandolo mentre sulla riva del lago chiama i pescatori e chiede loro di incominciare a seguirlo, di diventare suoi discepoli, ci viene probabilmente da pensare: se Gesù – come poi dirà esplicitamente il vangelo di Giovanni – è la stessa Parola di Dio che ha preso dimora nella nostra umanità, allora questa parola risuona non in luoghi «santi», nei cortili del tempio, in spazi riservati e con persone specializzate: questa Parola è in cammino sui sentieri polverosi della Galilea, interpella pescatori e esattori delle tasse, risuona nelle case dove Gesù insegna, sulla montagna o in riva al lago…
Si presenta insomma come una Parola «profana», una parola che dovrebbe trovarsi a suo agio anche in mezzo alle nostre gioie e tribolazioni quotidiane, dovrebbe dire qualcosa a noi, con i nostri problemi di oggi, alle prese con la pandemia e le sue conseguenze; dovrebbe parlare a chi si ammala e a chi rimane in salute, alle famiglie prese dalle difficoltà con la scuola dei figli o dal rischio del posto di lavoro per qualcuno, a quanti sono intimoriti o sfiduciati…
E, sì, effettivamente noi cristiani crediamo questo: che la Parola di Dio, che ci è stata consegnata nelle Scritture, che si riassume nei gesti, nelle parole, nell’intera esistenza di Gesù di Nazaret, è una parola che non invecchia, è una parola che può interpellarci proprio nel cuore della nostra esistenza di ogni giorno e raccontarci la vicinanza inaudita di Dio precisamente a questa nostra storia, a questo nostro mondo, alle nostre vicende personali e di umanità.

E potrebbe allora venire fuori un’obiezione: ma se è così, che senso ha ciò che stiamo facendo? L’istituzione di un lettore avviene in un atto liturgico, dentro una chiesa, ambiente che siamo abituati a considerare uno spazio «sacro», con riti e parole che appartengono al culto – compreso quel rito che è affidato in modo particolare al lettore, e cioè appunto la lettura della Sacra Scrittura nella Messa e nelle altre celebrazioni del culto cristiano…
Che ne è della Parola nel «profano» della vita di ogni giorno, della Parola che si è fatta sentire nei villaggi della Galilea e ha interpellato i pescatori intenti al loro lavoro sulla riva del lago? Non corriamo il rischio di ‘sequestrare’ la Parola dentro lo spazio sacro e, così, di far sì che non parli più alla nostra vita di ogni giorno?
Il rischio c’è. Per questo al compito, e prima ancora alla coscienza di chi viene posto al servizio della Parola, com’è appunto il lettore (ma anche di ogni cristiano), compete anche l’attenzione a far sì che la Parola che proclama non resti chiusa qui dentro: prima di tutto, lasciando che la Parola guidi e orienti la vita di ciascuno; e poi anche – e questo è uno dei compiti del lettore – animando l’incontro vitale di tutti i cristiani con la Parola di Dio dentro la vita quotidiana, aiutando tutti ad assumere una familiarità tale con la Parola di Dio, da farla diventare l’ambiente vitale di ogni scelta, personale o di comunità cristiana.
Ma proprio per questo, la Parola di Dio non può mancare in nessuno dei momenti nei quali i cristiani si radunano insieme, e specialmente nei più importanti: che sono quelli nei quali noi mettiamo da parte il nostro «fare», il nostro impegno, le nostre attività, per lasciar fare al Signore; come accade, appunto, quando ci riuniamo per celebrare l’Eucaristia, e diamo il primo posto a Lui, al Signore, e chiediamo che sia Lui a parlarci, Lui a sostenerci, Lui a rinnovare parole e gesti di salvezza.
Trovandoci insieme, abbiamo bisogno di vivere quella certezza che esprimevano i vescovi al Concilio Vaticano II, quasi sessant’anni fa, quando ricordavano che nella liturgia, e in particolare nella Messa, Gesù stesso si fa presente. Lo fa in molti modi e appunto anche nella parola, perché, diceva il Concilio, Cristo «è presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura» (SC 7).
È un segno importante che, anche nel nostro raccoglierci insieme, facciamo tacere le nostre voci, per ascoltare quella del Signore: per questo c’è bisogno di qualcuno che gli presti la voce, e questo ‘qualcuno’ è proprio il lettore – e, per il vangelo, è il diacono o il prete. Grazie al lettore – e, prima ancora, grazie allo Spirito Santo, senza il quale il nostro trovarci insieme non sarebbe molto diverso da una riunione di condominio… – che dà voce ai testi della Sacra Scrittura, il nostro non è semplicemente un ritrovarsi per leggere un libro, per quanto interessante: diventa, invece, un metterci in ascolto del Signore Gesù, che ancora ci parla, ci chiama, ci guida… e apre un futuro alla nostra vita.

«Vi farò pescatori di uomini» vuol dire che non c’è niente di male, niente da rifiutare, in un mestiere come quello dei pescatori, come pure in tutte le altre attività necessarie alla nostra vita. Ma vuol pure dire che l’ordinarietà della nostra vita, abitata dalla Parola di Dio, che si fa presenza e «carne» fra di noi, può essere trasfigurata, e aprirsi alla novità del Regno di Dio, che Gesù è venuto ad annunciare e a rendere presente: e i pescatori di pesci diventano «pescatori di uomini».
Ai lettori della Parola auguriamo dunque di lasciarsi raggiungere, loro per primi, da questa Parola nel centro della loro vita, perché si aprano sempre più al dono di Dio e alla chiamata che è stata loro rivolta dal Signore – chiamata anche a esercitare il servizio nella Chiesa attraverso il diaconato che, a Dio piacendo, riceveranno a suo tempo.
Ma poi chiediamo che il loro ministero di lettori sia servizio umile e generoso, perché la voce di Gesù Cristo risuoni sempre nella Chiesa e possiamo tutti accoglierla con docilità e riconoscenza. In definitiva, secondo i vangeli, Dio ci chiede una sola cosa: ascoltare il suo Figlio diletto (cf. Mc 9,7 e par.). Grazie, dunque, al servizio di chi gli presta la voce; lo Spirito Santo faccia arrivare questa voce nell’intimo dei nostri cuori, perché la Parola ascoltata, meditata e praticata, porti frutti abbondanti per la vita del mondo.