Conferimento del ministero di accolito al seminarista Andrea Berselli

Mercoledì 1 dicembre 2021, nella chiesa parrocchiale di Vaiano Cremasco, il vescovo ha conferito il ministero di accolito al seminarista Andrea Berselli (della parrocchia di S. Carlo in Crema). Riportiamo di seguito l’omelia.

Ho fatto due conti: perché è vero che qui (Mt 15,29-37: vangelo del giorno) l’evangelista non ci dice quanta gente sia stata sfamata da Gesù, a partire da quei sette pani e pochi pesciolini; però, un po’ più avanti, Gesù ricorda ai discepoli questo episodio, e ci fa sapere che in quella folla c’erano quattromila persone (cf. Mt 16,10).
Allora, dicevo, ho fatto due conti: se c’erano quattromila persone, ciascuno dei dodici apostoli di Gesù ne doveva servire più di trecento: trecentotrentatre, per la precisione. Non sono un’enormità, ma non sono neppure poche. Sono convinto che gli apostoli si sono fatti aiutare, hanno chiesto una mano a distribuire quei pani e quei pesciolini che, chissà come, erano proprio poca roba, ma alla fine hanno sfamato tutti, e ne sono persino avanzate sette sporte piene.
Ecco: quelli che hanno aiutato gli apostoli in quell’occasione hanno anticipato (almeno un po’) ciò che accade questa sera con Andrea. Uno dei compiti dell’accolito – lasciamo un momento da parte questo nome strano, poi ci tornerò su – è quello di aiutare, durante la Messa, quando ci fosse molta gente e le cose dovessero andare per le lunghe, a distribuire non un pane qualsiasi, ma il Pane di vita, quel Pane nel quale la nostra fede riconosce il Corpo di Cristo, dato per noi.
Per fare questo, bisogna lasciarsi coinvolgere. Il racconto del vangelo ci fa vedere due cose «straordinarie», che Gesù fa: guarisce gli ammalati e, appunto, sfama questa folla di gente che gli andava dietro. Ma Gesù non vuol fare tutto questo da solo. Per questo interpella i discepoli: che facciamo, per tutta questa gente? E non solo li interpella, ma li mette all’opera: tirate fuori dalle vostre bisacce quel poco che avete, quegli alcuni pani e pesciolini. E sono loro – aiutati senz’altro, come dicevo, da «accoliti» improvvisati – a distribuire il cibo alla gente. E sono sempre loro, in altri testi del vangelo, che Gesù manda a guarire i malati e i sofferenti.
Insomma, tutto nasce dal fatto che Gesù chiede: perché non mi dai una mano? Perché non collabori anche tu a rendere presente nel mondo il regno di Dio? – quel regno che non è fatto solo di belle parole, ma diventa attenzione per gli altri, cura per chi soffre, pane dato a chi ha fame, vestito a chi è nudo, accoglienza al forestiero, premura per il povero… tutto questo per dimostrare che Dio regna, cioè che il suo amore ancora si fa presente nel mondo, ancora offre speranza a chi non ne ha, cura per chi soffre, benevolenza per chi è scartato…
Gesù è venuto nel mondo per portare questo: ma, ripeto, non da solo. Cerca «accoliti»: la parola ‘accolito’ vuol dire, di per sé, ‘seguace’; l’accolito è uno che segue qualcun altro. Perché questo è il punto di partenza: seguire Gesù, decidere di mettere i propri passi dietro ai suoi. Però, se lo fai sul serio, Gesù ti coinvolge: ti vuole vicino, ti chiede di provare la sua stessa compassione per le folle, per mandarti poi verso di loro.
Ti chiede di non aver paura: sei nel deserto e non puoi andare a comprare il pane da nessuna parte? Guarda in te stesso, ti dice Gesù: se hai imparato a venirmi dietro, scoprirai senz’altro, dentro di te, delle risorse. Non tenerle per te; mettile a disposizione degli altri. Sono poca cosa? Non ti preoccupare: a moltiplicarle ci penso io.
Non hai proprio niente niente niente? Allora vienimi dietro («sii accolito», potremmo dire) fino in fondo, e scoprirai che cosa ho fatto io: ho messo in gioco tutto, la mia vita, la mia morte, il mio corpo, il mio sangue… perché il dono di amore e di vita di Dio per l’uomo e il mondo si potesse compiere.
L’accolito, durante la Messa, si avvicina all’altare, collabora a prepararlo, proprio per vedere da vicino che cosa ha fatto Gesù, fin dove è arrivato il suo amore. Perché sull’altare arriva fino a noi il dono nel quale Gesù ha messo tutto se stesso: la sua vita donata, il suo sangue versato, il suo amore dato «fino alla pienezza» (cf. Gv 13,1).
Arriva fino a noi nel pane e nel vino, che ci sono dati come suo Corpo e Sangue: arriva fino a noi per essere offerto a tutti, perché a nessuno manchi non solo il pane di ogni giorno, ma anche il perdono, la speranza, la gioia, la vita piena che Dio desidera per tutti.
Per questo, dicevo, Gesù cerca degli «accoliti»: che lo seguano fino alla fine, che accolgano il suo dono di amore, che si lascino coinvolgere nel suo desiderio di vita piena per tutti, che distribuiscano ai fratelli questo dono sovrabbondante – e, naturalmente, che lo facciano non soltanto qui, in chiesa, durante la liturgia, ma in ogni momento della vita.
Nel tuo caso, carissimo Andrea, questo servizio ti viene affidato come tappa del tuo cammino verso il ministero del prete. Ma c’è molto da imparare, molto da ricevere, e anche molto da donare, in questa tappa che ti impegna a seguire il Signore Gesù e a lasciarti coinvolgere nella sua missione.

Mi fa particolarmente piacere che questa celebrazione avvenga oggi, 1° dicembre, quando si ricorda la morte santa del beato Charles de Foucauld, avvenuta nel 1916, mentre aspettiamo la sua proclamazione a santo, che avverrà nel prossimo mese di maggio.
Il beato Charles de Foucauld era un innamorato dell’Eucaristia. Ha passato ore e ore, giorni e notti, in adorazione davanti al Signore presente nell’Eucaristia. Ha portato il Corpo di Cristo in mezzo agli abitanti del deserto del Sahara, nessuno dei quali era cristiano, perché era convinto che il dono di amore racchiuso in questo Pane fosse specialmente per loro; e lui stesso, vivendo con loro, donandosi a loro, ma ricevendo anche la loro carità, è diventato pane donato, sangue versato, perché tutti potessero riconoscersi uniti nel «Fratello universale», Gesù Cristo.
Affido alla sua intercessione il tuo ministero di accolito, con la speranza che ti trasmetta almeno un po’ del suo amore per Gesù presente nell’Eucaristia, e del suo desiderio ardente di essere il fratello di tutti nella semplicità, nell’amicizia, nella carità senza limiti.
Charles de Foucauld ha desiderato tanto avere altri che condividessero il suo modo di seguire il Signore. Quando morì, ucciso forse per paura, forse per sbaglio, centocinque anni fa, era solo; nessuno, ancora, aveva seguito la sua via. Ma poi molti altri sono arrivati, molti fratelli e sorelle, attirati dal suo esempio e dalla sua proposta di vita.
Mi auguro, e prego, perché qualcosa di simile avvenga anche per te, caro Andrea, che in questo momento sei l’unico seminarista accolito della nostra diocesi. Spero e prego perché questa solitudine non duri a lungo; perché altri sentano il fascino del Signore Gesù che li chiama a seguirlo, e provino la gioia di coinvolgersi con lui nella straordinaria avventura di distribuire ai fratelli la pienezza sovrabbondante dell’amore di Dio.