Commento del vescovo Daniele al Vangelo della quarta domenica di Avvento

Domenica 23 dicembre 2018 – Vangelo di Luca, 1,39-45

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Maria, nella sua visita a Elisabetta, la parente anziana divenuta inaspettatamente madre di Giovanni il Battista, è al centro del vangelo dell’ultima domenica di Avvento. È Maria che porta Gesù, la cui presenza suscita gioia e sorpresa; e mi suggerisce di chiedermi: cosa vuole dire, anche per noi, «portare Gesù», come fa Maria? Se ci sta a cuore che la presenza di Gesù Cristo, che è al centro del Natale, raggiunga le donne e gli uomini di oggi, dovremo essere noi credenti i «portatori di Gesù» al mondo di oggi. Come si fa?

Osserviamo anzitutto questo: quando Maria va da Elisabetta, nulla è visibile all’occhio: siamo ai primi giorni del concepimento, e all’esterno, in lei, non si nota nulla. Eppure, Elisabetta e Giovanni il Battista sono toccati da questa presenza, percepiscono il dono che li raggiunge. Possiamo sottolineare allora che qui c’è anzitutto un gesto umano semplicissimo: una visita. E già questo è importante: vado a visitare una persona, la vado a trovare; senza altri scopi che di godere della compagnia reciproca, di condividere un po’ di tempo, di vedersi e parlare, di esprimere amicizia e vicinanza.
Può sembrare poco: ma cosa ha fatto lo stesso Figlio di Dio, per la maggior parte della sua vita? È venuto ad abitare in mezzo a noi, come diremo spesso nei prossimi giorni; e per quasi tutta la sua vita è stato in mezzo a noi senza che ci fossero segni particolari di riconoscimento; ha vissuto per trent’anni nel suo paese, in mezzo agli uomini del suo tempo, senza fare miracoli, senza predicare, senza discepoli… uno come tutti, ma in lui Dio ha visitato l’umanità! Non c’è bisogno di molto altro, per cominciare: la visita a un amico, a un ammalato, a una persona che spesso è sola, la disponibilità a condividere un po’ del proprio tempo, magari anche con chi di solito ci rimane un po’ estraneo, ad accogliere e lasciarsi accogliere… questo è già un segno del Vangelo, del Dio che viene a visitare il suo popolo.

Poi: Maria viene riconosciuta come «colei che ha creduto», come la donna che si è fidata di Dio. Gesù è presente e riconoscibile in lei prima di tutto per la fede, prima ancora di essere riconoscibile anche fisicamente. Cosa significa, per noi oggi, essere riconoscibili come uomini e donne di fede? Ci sono certo manifestazioni visibili di questa fede; ma chiediamoci anche se siamo uomini e donne di fede perché capaci di non cedere alla rassegnazione che può nascere di fronte ai mali che ci sono nel mondo; donne e uomini di fede perché capaci di vedere i segni del bene che ostinatamente Dio fa spuntare nel mondo, e capaci di farli crescere; donne e uomini di fede perché, invece di lamentarci, cerchiamo di incoraggiare; uomini e donne di fede perché capaci di gioia, di perseveranza; perché ci ostiniamo a cercare l’incontro e l’amicizia anche quando è difficile; perché ci adoperiamo per la giustizia, per la verità, continuando a fidarci del Dio che sa far nuove tutte le cose…

Per portare Gesù agli altri e al mondo, bisogna anche imparare a leggere le cose e le situazioni con lo sguardo di Dio – insomma, di nuovo, con la fede. La visitazione è anche il momento in cui Maria canta il Magnificat (anche se non è riportato nella lettura di oggi); e, in quel canto, legge l’azione di Dio come azione di colui che scombina le cose, «rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili». Ma questo vuol dire andare controcorrente e cercare le cose di Dio anche lì dove sembrano molto lontane. In fondo, umanamente parlando, Maria era una «ragazza madre»: Giuseppe ha dovuto imparare anche lui a leggere questa situazione con sguardo di fede, per riconoscere il mistero e accogliere Maria come sua sposa… Anche davanti al Presepio dobbiamo riconoscere che Dio è entrato nella nostra umanità nel modo più imprevedibile che ci potesse essere: ci vuole la fede, per riconoscere Dio nella mangiatoia, e ci vorrà fede per riconoscerlo inchiodato alla Croce.
La stessa fede ci aiuterà a riconoscerlo presente nei luoghi, nelle situazioni e nelle persone più imprevedibili: con questa fede, dunque, avviciniamoci al Natale, imparando a portare Gesù agli altri, perché condividano la gioia e la pace che lui ci dona.

Buona conclusione dell’Avvento, e buon Natale!