Il santuario della Beata Vergine della Pallavicina sorge lungo la strada provinciale che collega Crema a Salvirola attraversando l’abitato di Izano. Un viale alberato collega il luogo di culto alle prime abitazioni storiche del paese, ma l’espansione edilizia ed industriale hanno in parte fagocitato l’edificio. La sua specificazione deriva dalla roggia Pallavicina che le scorre nei pressi.
La chiesa nasce con un andamento classico est-ovest parallelo alla strada provinciale per Crema. La facciata cinquecentesca è preceduta da un piccolo sagrato erboso cinto per due lati da cancellata e, sul lato settentrionale, da una loggetta a quattro archi. La facciata cinquecentesca è sobria, con un unico portale sormontato da un timpano triangolare. In linea con l’ingresso è collocata una bifora con timpano curvilineo. La facciata a capanna e completata da tre piccoli pinnacoli. La facciata novecentesca, pur riprendendo gli schemi di quella cinquecentesca, è molto più elaborata essendo dotata anche di corpi laterali conclusi da balaustra.
La base del campanile è inglobata da corpi di fabbrica: è a base quadrata con fasce rettangolari divise da dentelli in cotto. La cella campanaria presenta aperture a bifora ed è composta da lesene che sorreggono una trabeazione alla quale si sovrappone un piccolo corpo con pinnacoli angolari in cotto. La cuspide è a cono con base circolare. Le tre campane in la/si/re bemolle furono realizzate dalla fonderia Crespi nel 1752.
L’interno è a navata unica a tre campate, terminante con un’abside poligonale dalla quale, come già detto, l’officiante non vi celebra messa fin dagli inizi del XVII secolo. Vi sono affrescati: la Madonna col Bambino coronata da due Angeli, i Simboli eucaristici con putti, i Santi Pietro, Paolo, Biagio, Rocco, Gervasio e Protasio. Nelle lunette del catino vi sono rappresentati i dottori della chiesa Gregorio, Gerolamo, Agostino e Ambrogio, nonché i santi patroni di Crema Pantaleone e Vittoriano. La mano del ciclo è ignota ma parrebbe ascriversi alla scuola cremonese. L’arco trionfale mostra un’Annunciazione di mano anonima datata 1585, mentre su un pilastro vi compare una Madonna col Bambino datata 1444. La parete settentrionale presenta tre cappelle: quella centrale è detta dell’Apparizione e conserva l’affresco della Madonna col Bambino, due Angeli musicanti e il Padre eterno che la incorona. Alle pareti due tele del 1618 ad opera di Tommaso Pombioli: l’Adorazione dei pastori e la Fuga in Egitto. La volta è decorata con stucchi seicenteschi ridipinti agli inizi del XX secolo da Eugenio Giuseppe Conti. La cappella di San Carlo Borromeo custodisce la tela del santo titolare in qualità di pala d’altare, probabile opera del Pombioli, gli stucchi sono datati 1699 ad opera di Giovanni Battista Artari, stuccatore e ornatista di Lugano. Nella cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova sono conservate nove piccole tele anonime raffiguranti i Miracoli di Sant’Antonio, incorniciate da affreschi siglati ABC e datati 1752. Lungo la parete meridionale sorgono le cappelle di San Giuseppe e Sant’Agnese, affrescate da Romeo Rivetta nel 1918 e i dipinti sono incorniciati da stucchi che furono realizzati nel medesimo anno da Virginio Ponti rifacendosi a quelli della cappella di San Carlo. Le due cappelle affiancano il vano porta sopravanzato dall’organo Serassi, datato 1749 e racchiuso da una cassa realizzata da Alessandro Arrigoni. Nel vano porta sono appesi numerosi ex voto che testimoniano la venerazione per questo santuario.
È un luogo di antica devozione presso il quale celebrazioni religiose solenni ne ricordano l’apparizione nel mese di maggio. Ma l’evento più noto legato al santuario è la fiera dell’Angelo che ogni anno si sviluppa lungo il viale del Santuario il giorno di Pasqua e il Lunedì dell’Angelo, alla quale partecipano devoti provenienti da ogni località del Cremasco.